Conguaglio fiscale di fine anno, buste paga a rischio taglio a dicembre. Ecco cos’è, come funziona e come mettersi al riparo.
Si avvicina il tanto temuto conguaglio di fine anno in busta paga, quell’operazione con cui i datori di lavoro ricalcolano l’Irpef (e non solo) dovuta nel corso dell’anno sulla base delle trattenute già effettuate.
Un’operazione tanto temuta, in quanto sono più i casi in cui può portare a una riduzione dello stipendio netto piuttosto che a un aumento. Con questa operazione fiscale, infatti, il datore di lavoro - in qualità di sostituto d’imposta - va a ricalcolare contributi, ritenute Irpef e addizionali tenendo conto di quanto effettivamente il lavoratore ha guadagnato nel corso dell’anno. Ogni mese, infatti, le trattenute per queste voci, che trasformano l’importo dello stipendio da lordo a netto, vengono effettuate sulla base del guadagno presunto; per questo motivo possono esserci stati errori nel caso in cui alla fine dell’anno lo stipendio percepito risulti essere più alto (o più basso) di quello atteso.
Con il conguaglio di fine anno - da non confondere con il conguaglio Irpef effettuato a seguito della presentazione della dichiarazione dei redditi - il sostituto d’imposta va quindi a recuperare eventuali errori commessi. Come? Attraverso un rimborso laddove il reddito presunto sia risultato più alto di quello effettivo, tramite una trattenuta nel caso contrario. Il tutto avviene in busta paga a dicembre, con lo stipendio che dovrà essere - per fini fiscali - pagato entro il 12 di gennaio.
È lecito farsi però alcune domande: ad esempio, se è il datore di lavoro ad agire come sostituto di imposta, per quale motivo questo dovrebbe considerare un reddito presunto diverso da quello che effettivamente verrà percepito? Le ragioni possono essere diverse: si pensi a chi gode di un aumento nel corso dell’anno, ad esempio per il passaggio a un livello successivo, con le trattenute effettuate nei mesi precedenti che quindi non risulteranno corrette perché calcolate su un reddito presunto più basso.
Errori che possono portare a diverse conseguenze, specialmente sul piano fiscale dove il calcolo sbagliato può incidere negativamente su Irpef, relative detrazioni, addizionali e persino sul pagamento del bonus 100 euro.
Detto questo, approfondiamo cos’è il conguaglio fiscale in busta paga, quali voci dello stipendio comprende, chi rischia di avere uno stipendio più basso e cosa bisognerebbe fare per evitare questa spiacevole circostanza.
Cos’è il conguaglio in busta paga a dicembre
Per cercare di chiarire il perché delle trattenute nella busta paga di dicembre 2021 è bene definire cos’è il conguaglio Irpef di fine anno.
Con l’ultima busta paga dell’anno, e in ogni caso entro il termine del 28 febbraio dell’anno successivo, il datore di lavoro che opera come sostituto d’imposta (l’Inps per i pensionati) deve calcolare il totale esatto di imposte e contributi che ciascun contribuente è tenuto a pagare.
Il calcolo dell’Irpef dovuta, così come di addizionali regionali e comunali e di eventuali detrazioni da lavoro dipendente o per carichi di famiglia spettanti possono essere effettuati in maniera esatta soltanto alla fine dell’anno, quando è possibile conoscere con certezza i redditi effettivamente percepiti nell’anno.
Durante l’anno il datore di lavoro detrae dal reddito erogato al proprio dipendente le imposte presunte, sulla base del reddito complessivo che dovrebbe esser percepito, usando molto spesso come parametro di riferimento quanto percepito nell’anno precedente.
In sostanza, il conguaglio 2024 nella busta paga di dicembre viene effettuato dal datore di lavoro nel caso in cui siano state versate, durante l’anno, imposte in misura inferiore a quanto effettivamente dovuto.
La procedura prevede che sia il datore di lavoro (o l’Inps) a effettuare il conguaglio fiscale, riversando successivamente al Fisco l’importo.
Le conseguenze del conguaglio
Con il conguaglio fiscale in busta paga i lavoratori dipendenti e pensionati pagano, semplicemente, quelle che sono le tasse effettivamente dovute.
Il ricalcolo che viene effettuato riguarda ad esempio i contributi Inps, l’Irpef dovuta comprensiva di addizionali regionali e comunali e si ricalcolano eventuali detrazioni fiscali spettanti.
Se per la retribuzione del mese di dicembre verrà consegnata la cosiddetta “busta paga pesante” vuol dire che nell’anno sono state pagate meno tasse di quanto dovuto e che quindi è stata effettuata la trattenuta fiscale di fine anno sui redditi effettivamente percepiti.
Una sorpresa ancora più amara per chi alla fine dell’anno e in base ai redditi percepiti risulta essere tra i contribuenti costretti a restituire in tutto o in parte il bonus di 100 euro.
Non per tutti il conguaglio Irpef di dicembre è una brutta sorpresa: nel caso in cui nel corso dell’anno siano state pagate più imposte di quanto dovuto, verrà erogato di diritto il rimborso fiscale.
Come evitare gli effetti spiacevoli del conguaglio di fine anno
Per evitare un recupero a fine anno, il lavoratore che ipotizza di ricevere un reddito non omogeneo, nei singoli mesi, può chiedere al sostituto d’imposta l’applicazione di un’aliquota fissa. Quest’ultima si determina:
- calcolando l’Irpef lorda corrispondente al reddito complessivo che si ipotizza di ricevere nell’anno, ad esempio 39mila euro, pari in questo caso a euro 10.290 euro;
- dividendo l’Irpef lorda per il reddito complessivo, 10.290/39.000,00 = 0,2638;
- moltiplicando 0,2638 * 100 = 26,38%.
A questo punto non resta che chiedere al sostituto d’imposta di applicare, in tutti i singoli periodi di paga, l’aliquota fissa al 26,38%.
La scelta in parola dev’essere comunicata con la «Dichiarazione per il diritto alle detrazioni d’imposta per reddito e per carichi di famiglia» o «modello D23».
Nel documento il contribuente può chiedere che l’aliquota fissa:
- si applichi soltanto nei singoli periodi di paga e non in sede di conguaglio di fine anno;
- si applichi nei singoli periodi di paga e in sede di conguaglio di fine anno.
Di norma, quest’ultima opzione concerne i contribuenti che percepiscono redditi ulteriori a quello da lavoro dipendente, erogato dal sostituto d’imposta.
Lo stesso va fatto per le detrazioni da lavoro dipendente, indicando al datore di lavoro un certo reddito complessivo chiedendo che sia su questo che vengano calcolate le detrazioni da lavoro dipendente.
Discorso a parte per il bonus 100 euro, il trattamento integrativo che ha sostituito il bonus Renzi che oggi spetta per intero fino a 15.000 euro di reddito (e in misura parziale, e per chi ne soddisfa determinati requisiti, fino a 28.000). Per evitare di doverlo restituire a fine anno - e ritrovarsi così con una trattenuta di 1.200 euro sulla busta paga di dicembre - laddove il lavoratore preveda di ottenere redditi, nell’anno, superiori a 15mila euro è opportuno chiedere l’erogazione del bonus direttamente in sede di conguaglio di fine anno, quando sarà definitivo il dato relativo ai redditi da lavoro dipendente percepiti nel periodo d’imposta. O in alternativa lo si può recuperare in sede di dichiarazione dei redditi (opzione consigliata in presenza di più sostituti d’imposta, ad esempio per chi svolge più lavori).
In questo modo si evita di percepire il bonus per determinati mesi dell’anno, salvo poi dover restituire le somme in sede di conguaglio se il reddito complessivo eccede i 15.000 euro.
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