Export sempre più cruciale per le aziende italiane: ne hanno parlato Iannuzzi e Massari alla fiera Go International, spiegando perché sapere i dettagli di come si esporta è la chiave del successo.
Esportare con successo e senza brutte sorprese: questo è uno dei segreti del successo per aziende e Made in Italy in generale.
Lo sanno bene gli esperti in consulenza doganale Paolo Massari e Lucia Iannuzzi, co-fondatori di C-Trade, intervenuti alla fiera dell’export Go International di Milano, che ha chiuso i lavori il 5 ottobre.
L’export non è un’attività semplice e scontata, pur giocando un ruolo irrinunciabile per la crescita economica dell’Italia e per l’affermazione a livello internazionale del business di un’azienda. In un momento topico per il commercio globale come quello che stiamo vivendo, schiacciato dai prezzi alle stelle di energia e materie prime e animato dalla ricerca di nuove direttrici commerciali, avere una cultura doganale è di vitale importanza.
Gli esperti Massari e Iannuzzi hanno proprio insistito su questo tema nei loro interventi diretti alle imprese durante la fiera: non sottovalutare la conoscenza delle regole dell’import/export, per essere preparati a ogni imprevisto.
Cosa c’è dietro l’export? I consulenti hanno dato la loro risposta.
Come esportare con successo: la parola agli esperti
Non ha dubbi Paolo Massari: “a chi vi dice che esportare è semplice, che basta spedire la merce e fare fattura, non
credete. Non è sempre vero”. Queste le sue parole pronunciate in fiera, rivolte a imprese ed operatori del settore per spronarli a una sempre più approfondita conoscenza della materia.
Il punto è che l’attività dell’esportazione nasconde una miriade di elementi, aspetti, caratteristiche, tutti fondamentali per portare a termine la transazione all’estero senza intoppi. Massari ha quindi evidenziato:
“Se esporto, devo guardare a cosa sto esportando ma soprattutto al Paese di destino. Così come ho bisogno di studiarlo per capire qual è il mercato della mia merce in quel Paese, devo studiare come la stessa viene considerata e tassata nel mercato di destinazione. E bisogna farlo prima di esportare, per non rischiare di praticare politiche di prezzo non adeguate, di trovarsi a pagare un dazio più alto del guadagno, in caso di sdoganamento a destino a nostro carico o con la merce ferma in dogana per molto tempo, ritardando così l’intera supply chain e l’arrivo del prodotto nel mercato di destinazione”
Sullo stesso tono l’intervento di Lucia Iannuzzi, la quale si è rivolta alla platea della fiera con una affermazione chiara: “Tutti vi dicono come importare ed esportare, nessuno vi dice cosa c’è dietro.” Per scoprirlo, basta ricordare, come hanno fatto i consulenti, che uno degli obiettivi del codice doganale è la semplificazione, minimizzare i processi, digitalizzare i documenti, tutto per andare incontro alle esigenze di velocità e ottimizzazione delle aziende, per adattarsi ai cambiamenti del nostro tempo.
La pianificazione doganale, quindi, diventa una irrinunciabile chiave del successo per le aziende votate all’export.
Cosa significa pianificare? Iannuzzi e Massari lo hanno spiegato in fiera: “per sdoganare una merce bisogna dare mandato, bisogna classificare la merce e individuarne l’origine, analizzare la fattibilità e gestire il rischio preventivamente, scegliere il regime di immissione sul mercato, trasmettere la dichiarazione e interscambiare i dati in modo telematico, infine effettuare la registrazione contabile. Per tutta questa trafila la responsabilità di un errore rimane all’azienda, anche se questa si avvale di operatori esterni e spedizionieri. Anzi, più sono gli attori più il rischio di errore è alto: ecco perché è importante dare dignità aziendale alla dogana.”
Solo in questo modo l’import/export può fungere da valore aggiunto.
Perché l’export è importante
La fiera Go International di Milano è stato un appuntamento strategico per rimarcare quanto l’attività di esportazione sia centrale per le aziende, anche in Italia.
Un dato su tutti ne ricorda il peso di valore: l’export nazionale rappresenta il 32% del PIL, con un deficit energetico compensato dall’interscambio elevato di prodotti non energetici.
In un periodo storico così complesso e di transizione come quello attuale, inoltre, rivolgersi all’estero è ancora più importante. Lo hanno ricordato gli esperti, sottolineando che “diversificare i mercati di vendita ed approvvigionamento, per non trovarsi nella situazione di non avere più rifornimenti o di non avere più un mercato di destinazione dei propri prodotti” è una strategia non trascurabile.
Per trasformarla in successo, però, occorre lavorare su una cultura doganale.
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