Consumatori vs Amazon. Chi ha Prime può recuperare i soldi grazie a una class action

Ilena D’Errico

27 Gennaio 2025 - 23:33

Rimborsi in arrivo per i clienti Prime? Ecco cosa sta succedendo e perché le associazioni per i consumatori contestano gli aumenti di Amazon.

Consumatori vs Amazon. Chi ha Prime può recuperare i soldi grazie a una class action

I prezzi degli abbonamenti ai servizi di streaming continuano a salire, con un effetto a catena devastante per i consumatori. Quando un servizio aumenta il costo i competitors lo seguono di pari passo, introducendo gradualmente la novità nei vari Stati in cui sono operativi. I clienti non sono certo contenti, ma raramente arrivano a intraprendere azioni diversa dalla semplice disdetta dell’abbonamento, peraltro piuttosto rara. Il centro di consulenza per i consumatori della Renania settentrionale-Vestfalia, Stato federale tedesco, tuttavia non si è fermato e ha portato il colosso di Bezos in tribunale.

L’associazione ha contestato il massiccio aumento dei prezzi per l’abbonamento ad Amazon Prime, che comprende altri servizi oltre allo streaming, fino al 30% rispetto al 2022. Una decisione che il marchio ha giustificato semplicemente con la variazione dei costi dovuta all’’inflazione, senza riuscire a convincere la giustizia tedesca. Si aprono così degli spiragli interessanti per i consumatori di tutto il mondo.

Rimborso per i membri Prime con una class-action contro Amazon

Il tribunale regionale di Düsseldorf si è pronunciato a favore dei membri Prime che hanno fatto ricorso tramite l’associazione, che ora si prepara a una class-action su larga scala. I clienti dovrebbero così ricevere il rimborso delle spese aggiuntive sopportate, fino a 62,70 euro in più l’anno o 28 euro al mese dal 2022. L’uso del condizionale è d’obbligo perché Amazon non ha affatto accettato passivamente la decisione tedesca e potrebbe contestarla. Il comunicato stampa giunto ai media tedeschi chiarisce infatti che i clienti sono stati informati delle variazioni di prezzo nella “totale trasparenza” e rispettando le norme di legge previste.

Resta da capire se questa tesi potrà essere sostenuta in un’eventuale opposizione, ma presumibilmente la strategia dovrà essere ben ponderata. Gli eventuali rimborsi riconosciuti rappresenterebbero infatti un costo sostanzioso per l’azienda, ma le battaglie legali non sono nemmeno da prendere alla leggera, soprattutto se le altre associazioni per i consumatori dell’Unione europea condivideranno l’obiettivo. L’opinione pubblica e la fiducia dei clienti sono altri aspetti che il colosso dovrà ben ponderare. Allo stato attuale delle cose, comunque, Amazon potrebbe appellarsi alla sentenza (che non è ancora definitiva) e potenzialmente cambiare la situazione. Prima che si cominci la vera e propria class-action, dovrà quindi essere presa una decisione.

La sentenza del 15 gennaio 2025 del tribunale regionale di Düsseldorf (fascicolo n. numero 12O293/22) ritiene che l’aumento dei prezzi applicato per i servizi Prime a partire dal 2022 sia illegittimo. I consumatori tedeschi non avrebbero infatti potuto comunicare il proprio consenso esplicito. Per vincere in appello Amazon dovrebbe dimostrare diversamente, in maniera coerente con le dichiarazioni rilasciate.

Non si tratta comunque di un problema di poco conto, vista l’enorme quantità di clienti che si affidano ad Amazon in tutto il mondo. La contestazione sull’aumento dei costi potrebbe essere mossa analogamente anche altrove, in particolar modo nei Paesi dell’Unione europea, che condividono disposizioni simili sulla tutela dei consumatori. Di conseguenza, il tema è tutt’altro che irrilevante per i cittadini italiani, anche perché già nel 2022 le associazioni per i consumatori nazionali (tra cui Federconsumatori e Codacons) hanno interrogato l’Antitrust sulla legittimità degli aumenti.

In Italia la modifica dei prezzi è stata motivata nel rispetto della clausola n. 5 del contratto di Termini e Condizioni con il servizio. La clausola riguarda però le modifiche dovute ad adeguamenti tecnici, innovazioni, continuità del servizio e sicurezza. Motivazioni che, secondo le associazioni per i consumatori, non giustificano l’entità dei rincari, considerati sproporzionati. La decisione tedesca sembra confermare questa tesi, sostenuta anche da altri precedenti esteri e dagli studi legali che stanno raccogliendo le firme per una class-action.

I consumatori italiani possono quindi rivolgersi alle apposite associazioni (iscritte negli elenchi regionali o nazionali) per difendere i propri diritti, magari comunicando il proprio esposto ad Amazon Italia, per trovare una tutela più rapida laddove possibile. Non è infatti da escludere che Prime cerchi di risolvere la questione in via stragiudiziale con rimborsi spontanei o similari.

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