Conto corrente, quando scattano i controlli del Fisco?

Patrizia Del Pidio

30 Marzo 2025 - 11:15

Tutti i conti correnti sono soggetti ai controlli del Fisco, ma quando ci si deve preoccupare? Ecco cosa controlla l’amministrazione tributaria e a cosa fare attenzione.

Conto corrente, quando scattano i controlli del Fisco?

Quando scattano i controlli del Fisco sul conto corrente? La prima cosa da sapere è che le modalità con cui l’amministrazione fiscale può controllare il conto corrente degli italiani sono due. La prima è quella che prevede che un verificatore si rechi fisicamente in banca per conto dell’amministrazione tributaria chiedendo all’istituto di credito tutti i documenti necessari per controllare il rapporto finanziario di un dato contribuente. La banca è tenuta a fornire tutta la documentazione richiesta.

Il secondo modo è tramite l’accesso all’Anagrafe dei rapporti tributari, ovvero l’archivio in cui confluiscono tutti i dati comunicati dagli operatori finanziari. Si tratta di una enorme banca dati messa a punto dall’Agenzia delle Entrate e prevista dalla legge (Decreto Salva Italia del 2011) per contrastare l’evasione fiscale. In questo archivio sono censiti tutti i rapporti finanziari che i soggetti hanno con la banca (comprese le cassette di sicurezza).

Da tenere presente che le categorie obbligate a comunicare periodicamente i rapporti con i contribuenti sono 20 (tra cui rientrano tutte le banche, Poste Italiane, i fondi di investimento, ad esempio). L’invio dei dati avviene annualmente e riguardano:

  • saldi dei rapporti;
  • totale degli importi;
  • movimenti eseguiti durante l’anno;
  • giacenza media annua;
  • altri tipi di dati contabili per categorie particolari.

Controlli conto corrente

Se ci sono già dei sospetti di evasione fiscale, può anche essere predisposto un controllo fisico, ma va considerato che tramite l’Anagrafe dei rapporti finanziari possono essere monitorati tutti i conti correnti. L’attenzione particolare dell’Agenzia delle Entrate si concentra maggiormente sui soggetti che sono maggiormente a rischio evasione come esercenti, titolari di partita Iva, aziende e liberi professionisti, ma anche i privati cittadini possono essere soggetti a controlli fiscali sui conti.

Il sospetto che fa scaturire un controllo più approfondito, in ogni caso, nasce da accrediti di grosse somme di denaro che non risultano nella dichiarazione dei redditi, operazioni ricorrenti da o verso uno stesso soggetto, bonifici da o per l’estero, versamenti e prelievi di somme di denaro contante che superano i 10.000 euro nel mese.

Cosa cerca l’Agenzia delle Entrate? La ricerca costante che si cela dietro questi controlli è da ricercare nell’evasione fiscale, nello scovare i redditi non dichiarati da assoggettare a tassazione. I controlli interessano anche i conti cointestati, ma talvolta ne sono esclusi i conti esteri se con il Paese in cui è detenuto il rapporto bancario non ha accordi di scambio dati con l’Italia.

Il Fisco spia i conti corrente

In Italia, questo va sottolineato, non esiste il segreto bancario e l’amministrazione tributaria non ha bisogno di avere particolari autorizzazioni per procedere con i controlli in questione. Tra l’altro se l’Agenzia delle Entrate, dopo controlli, riterrà che ci sono movimentazioni di denaro che fanno presumere l’esistenza di reddito non dichiarato, l’onere della prova ricade sul contribuente che dovrà dimostrare, con prova documentale la provenienza del denaro.

L’Agenzia delle Entrate dispone già di numerose informazioni sul contribuente ed eventuali controlli approfonditi potrebbero riguardare cassette di sicurezza, assegni circolari, prelievi e versamenti in contanti, bonifici in entrata e in uscita, ma anche cambiali, acquisti pagati con carte e bancomat e apertura di nuovi conti correnti.

La presunzione di colpevolezza, o presunzione legale, non richiede neanche l’onere della prova da parte dell’amministrazione tributaria. Basta il semplice sospetto. Per superare tale presunzione, però, il contribuente deve portare delle prove documentali per dimostrare la propria innocenza. Se i controlli riguardano un conto cointestato, poi, l’accertamento riguarderà tutti gli intestatari del rapporto.

Come funzionano i controlli?

Alla base dei controlli c’è il sistema di interscambio, ovvero i dati forniti dalle banche all’Anagrafe dei rapporti finanziari. Il sistema incrocia i dati presenti nell’Anagrafe dei contribuenti (dichiarazioni fiscali, movimenti dei conti e del denaro, compravendite immobiliari, ecc…) e laddove emerge un’incongruenza approfondisce il monitoraggio. Da tenere presente che l’allarme può scattare anche in caso di mancati prelievi, visto che questo fa sospettare che sia in corso un’evasione fiscale. Chi non effettua prelievi dal proprio conto ha disponibilità in contanti e questo potrebbe far presumere che abbia entrate in nero.

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