Il coronavirus è ancora in una fase di espansione secondo le ultime dichiarazioni dell’Istituto Superiore della Sanità. Cosa significano le ultime parole sull’emergenza virus nel nostro Paese?
Il coronavirus in Italia è ancora emergenza. Dopo il bollettino della Protezione civile del 3 marzo, infatti, i casi di positività restano elevati, anche se sono in aumento le persone guarite.
E questa, naturalmente, è una buona notizia. D’altronde medici e scienziati, ai quali da sempre il Governo e tutti gli esperti ci inviatano a considerare come unica fonte legittima di informazioni, continuano a ripetere che il virus non è forte in termini di gravità.
La sua caratteristica, piuttosto, è la facilità con la quale si trasmette. E l’Italia sta facendo i conti proprio con questa peculiarità: i positivi sono 2.263, secondo gli aggiornamenti delle 18.00.
Stando alle ultime dichiarazioni del dirigente dell’Istituto Superiore della Sanità, il professore Giovanni Rezza, le prossime due settimane potrebbero essere molto importanti per capire in quale direzione andrà il coronavirus in Italia.
Coronavirus, Rezza (ISS): “Spero tra una o due settimane si cominci a vedere effetto”
Il professore Giovanni Rezza, dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità parla con chiarezza sulla situazione che in questo momento sta vivendo il nostro Paese da un punto di vista sanitario e medico.
Le misure che si stanno prendendo, stando alle dichiarazioni dell’ultima ora dell’ISS, daranno indicazioni più precise sul loro grado di utilità nelle prossime settimane. Questo perché l’isolamento che è stato imposto alla zona rossa del focolaio dovrebbe agire come freno al contagio, così veloce e facile per il coronavirus.
Le parole di Rezza, da poco pronunciate, ribadiscono che:
“Siamo ancora in una fase di espansione spero che entro una o due settimane si cominci a vedere un effetto dei provvedimenti presi, poi possono comparire altri “grappoli” di casi in altre regioni. Serve un po’ di distanziamento sociale, poi passato il momento, si tornerà ad abbracciarci.”
Il professore sottolinea nuovamente che la vera missione è proprio fermare la corsa così penetrante del virus, cercando di arginare le possibilità di contagio. E ripete che la gravità clinica non è la caratteristica principale dell’infezione.
Non ci sono altre indicazioni ufficiali sui tempi che occorrerà ancora attendere prima di verificare, concretamente, un rallentamento e un arresto del virus. Si aspettano, quindi, ancora un paio di settimane non facile. Poi, si spera, si potrà forse cominciare a parlare di arretramento.
Medici e scienziati, come il professor Rezza, terranno aggiornati sul coronavirus in Italia.
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