Coronavirus: in Regno Unito scenario da 500.000 morti, ma nessuna restrizione

Violetta Silvestri

13/03/2020

Coronavirus nel Regno Unito: cosa sta succedendo? Il Premier Johnson ha deciso di non prendere misure drastiche nonostante le previsioni parlino addirittura di uno scenario da 500.000 morti. I motivi della strategia inglese.

Coronavirus: in Regno Unito scenario da 500.000 morti, ma nessuna restrizione

Il coronavirus non scuote il Regno Unito, nonostante previsioni davvero allarmanti. Il discorso tenuto dal premier Johnson ieri, giovedì 12 marzo, ha chiarito le idee su quale strategia sta attuando il Governo per affrontare l’emergenza epidemia.

La prevenzione non sembra prevalere a Londra, nonostante lo stesso Primo ministro e i consiglieri scientifici abbiano confermato che la crisi per la salute pubblica c’è, è la più grave degli ultimi tempi e probabilmente ha già coinvolto con il contagio circa 10.000 cittadini.

Numeri impressionanti, ai quali si aggiunge la cifra di 500.000: tanti potrebbero essere i morti per coronavirus nei prossimi mesi nel Regno Unito. Cosa fare per fermare un’ondata così minacciosa dell’infezione? Per ora nessuna misura davvero restrittiva e di cautela sarà adottata.

Coronavirus Regno Unito: i casi aumenteranno, ma Johnson minimizza

Johnson è parso determinato sulla non necessità di interventi drastici e imminenti. Un atteggiamento assolutamente in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei. E anche contrario a quanto scienziati e medici stanno annunciando al mondo.

Il Regno Unito non chiuderà le scuole, non sospenderà gli eventi, non emetterà misure straordinarie di restrizione come sta accadendo negli altri Paesi dell’Europa. Non ora, almeno.

Lo ha affermato chiaramente il Premier Johnson, pur sostenendo, con parole altrettanto esplicite che:

Il numero di casi aumenterà drasticamente e il ​​numero reale è più alto - forse molto più elevato - rispetto a quello che finora abbiamo confermato con i test. Voglio essere onesto con voi, onesto col popolo britannico: molte famiglie, molte altre famiglie perderanno prematuramente dei loro cari.”

Una frase che è suonata come scioccante non solo nel Regno Unito, viste le reazioni critiche che sta generando anche in Europa. Eppure la linea del Primo ministro resta ferma. I casi di positività accertati sono 590 nella nazione, ma il numero di 10.000 potrebbe essere quello davvero più veritiero.

Le direttive che il Paese è chiamato a seguire in questo momento così critico, innanzitutto per la salute dei cittadini, restano però essenzialmente tre, come sottolineato nel discorso: restare a casa per almeno una settimana se si hanno sintomi anche lievi e soprattutto se si è anziani; evitare viaggi in crociera per chi ha più di 70 anni e evitare gite scolastiche.

Questa resta la politica di Johnson per affrontare il coronavirus che, a detta dei suoi stessi esperti scientifici, è pronta a raggiungere picchi pericolosi.

Coronavirus in Regno Unito: previsti 500.000 morti. Perché niente misure straordinarie?

Il caso del Regno Unito e la crisi del coronavirus potrebbe sembrare paradossale. I medici che affiancano il Governo hanno infatti confermato che l’epidemia è grave, più potente dell’infuenza e pronta ad esplodere anche nella propria nazione.

Lo scenario peggiore ipotizzato - e considerato non così assurdo - è di un contagio di circa l’80% della popolazione con probabili decessi pari a 500.000.

Perché, allora, Johnson si ostina a ritardare misure eccezionali contro il diffondersi del virus? La risposta, inrealtà, è arrivata dal discorso di ieri e può apparire sorprendente:

“Stiamo prendendo in considerazione la questione di vietare i principali eventi pubblici come quelli sportivi. Il consiglio scientifico, come abbiamo detto nelle ultime due settimane, è che vietare tali eventi avrà un effetto limitato sulla diffusione, oltre a rappresentare il problema dell’onere che tali eventi possono porre sui servizi pubblici.”

Gli scienziati hanno precisato che bandire manifestazioni pubbliche e sportive potrebbe essere controproducente, perché le persone potrebbero essere spinte a incontrarsi con pochi amici e essere, a quel punto, davvero contagiosi.

Sulla base di questo ragionamento, Johnson ha esortato la popolazione ad avere fiducia nelle istituzioni, spiegando che se la situazione cambierà verranno prese in esame altre misure.

Per ora, la vita potrà continuare più o meno come prima nel Regno Unito, anche ai tempi del coronavirus.

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