Cos’è Acca Larentia a Roma? Significato e perché si parla di fascismo

Alessandro Cipolla - Giorgia Bonamoneta

07/01/2025

Ogni anno a Roma il 7 gennaio avviene la commemorazione della strage di Acca Larentia: significato, cos’è accaduto e perché questa dea viene oggi associata al fascismo.

Cos’è Acca Larentia a Roma? Significato e perché si parla di fascismo

Cos’è Acca Larentia a Roma? Una domanda questa che puntualmente ritorna ogni 7 gennaio, giorno in cui avviene una commemorazione da parte di militanti di estrema destra dell’omonima strage avvenuta nel 1978, avvenimento che puntualmente riaccende feroci polemiche sul post-fascismo nel nostro Paese.

In questo fiume di inchiostro che ogni anno il 7 gennaio viene versato è bene subito specificare due cose. Acca Larentia è il nome di un piccola via che si trova nel cuore di Roma, incastonata tra l’Appia e la Tuscolana e sede di una storica sezione del Movimento Sociale Italiano.

La seconda cosa è che Acca Larentia è soprattutto una strage dove hanno perso la vita due giovani ragazzi uccisi a colpi di mitraglietta, un avvenimento che poi ha generato altri morti e feriti.

La strage è stata rivendicata ai tempi dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale, un movimento di estrema sinistra fino a quel momento ignoto. Sono tanti i lati oscuri e controversi però di questa vicenda, così come sono ignoti i responsabili che mai sono stati assicurati alla giustizia.

Detto questo vediamo allora chi è Acca Larentia, il significato della ricorrenza che ogni anno avviene a Roma e perché genera tante polemiche sul fascismo.

Chi è Acca Larentia?

Acca Larentia, prima di essere una via delle strade romane, è una dea della mitologia romana. Una figura ereditata dagli etruschi, nota come prostituta e protettrice del popolo umile. Secondo la mitologia romana, la figura semidivina era la moglie del pastore che trovò Romolo e Remo, i fondatori di Roma.

In questo racconto, una versione della storia citata dallo scrittore (250-325 circa) Lattanzio, Acca Larenzia è nota come “la lupa”, termine vicino all’antico uso di lupanare, ovvero i luoghi dove lavoravano le prostitute.

Anche solo a partire dalla mitologia romana, i riferimenti al fascismo non mancano. Da questa infatti prendono nome i Figli della lupa, un’organizzazione fascista giovanile (fino agli 8 anni) all’interno dell’Opera nazionale Balilla. Questa infatti prendeva il nome dalla leggenda della lupa e il simbolo della città di Roma.

La strage di Acca Larentia a Roma

La strage di Acca Larentia è avvenuta il 7 gennaio 1978 davanti alla sezione del Movimento Sociale Italiano, con cinque militanti di destra che sono stati colpiti da un gruppo di fuoco appena usciti dalla sede.

Uno dei ragazzi, Franco Bigonzetti (20 anni), morì immediatamente, tre militanti riuscirono a rientrare nella sede e a chiudere la porta, mentre un altro, ovvero Francesco Ciavatta (18 anni), cercò di scappare, ma venne raggiunto e colpito alla schiena. Morì in seguito durante il trasporto verso l’ospedale.

In una manifestazione organizzata subito dopo l’agguato da manifestanti di estrema destra, durante uno scontro con le forse dell’ordine morì un altro ragazzo, Stefano Recchioni. Alcune settimane dopo il padre di Francesco Ciavatta si suicidò non reggendo al dolore per la perdita del figlio.

Le responsabilità non sono mai state accertate, così come quelle relative alla morte di Stefano Recchioni. Alcuni giorni dopo i fatti del 7 gennaio una cassetta audio venne fatta ritrovare accanto un distributore di benzina. In questa i Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale rivendicavano l’attacco di via Acca Larenzia. Alcuni nomi emersero nel 1987: Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari, Francesco de Martiis e Daniela Dolce.

Si trattava di militanti della formazione di sinistra extraparlamentare Lotta Continua. I primi quattro vennero arrestati, Daniela Dolce invece fuggì in Nicaragua. Nel 1987 Scrocca si uccise in circostanze poco chiare, secondo la famiglia, nel carcere di Regina Coeli (Roma), mentre gli altri accusati furono assolti in primo grado per insufficienza di prove.

Le polemiche sul fascismo

Ogni 7 gennaio molto si discute della differenza tra una commemorazione legittima - ovvero il ricordo della morte dei giovani militanti - e l’apologia di fascismo che per i critici spesso si sono verificati.

In passato non sono mancati episodi violenti, come nel primo anniversario del 10 gennaio 1979, quando un agente di polizia in borghese uccise il diciassettenne Alberto Giaquinto. Nel corso degli anni il Comune di Roma ha tentato più volte di intitolare una strada o una piazza alle vittime della strage, ma senza successo; nel 2012 i militanti dell’ex sede del Movimento sociale italiano hanno sostituito la targa commemorativa modificandone la dicitura: da “vittime della violenza politica” ad “assassinati dall’odio comunista e dai servi dello Stato”, firmato “i camerati”. Tanto poi si è parlato della croce celtica al civico 20 di Acca Larentia, che è persino visibile da Google Maps.

Come spesso accade in Italia, Acca Larentia è l’ennesima occasione mancata per cercare di discutere su cosa veramente sono stati gli Anni di Piombo, con tanti politici e intellettuali che ormai puntualmente intervengono sulla commemorazione solo per ottenere visibilità e portare acqua al proprio mulino.

Ad Acca Larentia sono morti due giovanissimi ragazzi finiti incolpevoli in mezzo a una situazione più grande di loro, ma al pari delle stragi fasciste - vedi Bologna, Milano, Brescia e diverse altre - la “caciara” politica e social serve solo a distogliere l’attenzione dai fatti e dalla mancanza di verità che tuttora contraddistingue molti tragici fatti di sangue di quegli anni.

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