Aumentano le violenze in Cisgiordania. C’è il rischio che si apra un nuovo fronte di guerra a causa della violenza dei coloni. Ecco dove si trova la Cisgiordania: tutto quello che c’è da sapere.
Aumentano le tensioni anche in Cisgiordania, di cui si parla sempre più spesso. A 21 giorni dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas, mentre continua il bagno di sangue nella Striscia di Gaza, i coloni israeliani nella West Bank hanno aumentato le loro violenze contro i civili palestinesi.
Da tre settimane è in corso una vera e propria stretta intorno alla Cisgiordania, in quanto si teme che si possa aprire un terzo fronte di guerra contro Israele. Ciò ha dato il via a una vera caccia alle streghe: l’esercito israeliano continua ad arrestare non solo sostenitori di Hamas, ma anche civili e bambini. A oggi il dato reso noto dal portavoce militare è di 1030 arresti e tra loro solo 670 sono presunti militanti o attivisti di Hamas.
Anche nella notte del 26 ottobre si è tenuta una nuova incursione di corpi scelti con la copertura dei blindati che ha portato all’arresto di 36 persone tra cui 17 membri di Hamas. Ma continuano gli arresti anche a Israele di manifestanti pacifici ebrei che si oppongono al genocidio di Gaza.
Eppure, nonostante la Cisgiordania subisca da decenni le violenze dei coloni e veda insediamenti israeliani illegali, non tutti sanno cosa sia e dove si trovi e quali sono i rischi di un terzo fronte, complice una narrazione a metà che prende in considerazione solo il punto di vista di Israele, dimenticando la storia dei palestinesi di Gaza e della Cisgiordania. Di seguito una mappa del Post per chiarire la posizione geografica dei due territori che avrebbe dovuto costituire lo Stato della Palestina:
È opportuno scogliere ogni dubbio: ecco tutto quello che c’è da sapere sulla Cisgiordania e sul colonialismo sionista.
Cos’è la Cisgiordania e dove si trova
La Cisgiordania è un territorio palestinese che si trova sulla riva occidentale (da qui il nome inglese “sponda occidentale” West bank) del fiume Giordano, confinante a ovest, nord e sud con Israele, a est, oltre il fiume Giordano, con la Giordania e il Mar Morto e conta ben 2,7 milioni di palestinesi e 460mila coloni israeliani.
La storia della Cisgiordania è intrinsecamente connessa a quella della Striscia di Gaza. Eppure, a oggi diverse sono state le sorti di questi due territori. Dopo la fine del mandato britannico sulla Palestina del 1948, secondo il piano di spartizione dell’Onu del 1947 che sanciva la nascita di Israele, la Cisgiordania - con l’esclusione di Gerusalemme - avrebbe dovuto far parte dello Stato palestinese, mentre ancora oggi i palestinesi sono privi di uno Stato.
Infatti, dopo il primo conflitto arabo-israeliano del 1948-49, la Cisgiordania fu occupata dalla Giordania, mentre Gaza finì sotto il controllo dell’Egitto. E dopo la crisi di Suez del 1956, con la guerra dei sei giorni del 1967 Israele occupò Gaza e Cisgiordania, sottoponendole a un regime di amministrazione militare, con insediamenti israeliani illegali, condannati dall’Onu, nei territori. È per questo che ancora oggi si parla di territori palestinesi occupati.
Nonostante gli accordi di Oslo del 1993, il momento in cui forse si è stati più vicini alla risoluzione del conflitto, Israele continuò la sua politica di colonizzazione. Con la seconda parte degli accordi nel 1995 (Oslo II), la Cisgiordania fu suddivisa a “macchia di leopardo” in tre aree:
- zona A: aree amministrate dalla Palestina;
- zona B: aree sotto il controllo congiunto israelo-palestinese;
- zona C: aree sotto il controllo israeliano, garantendo a Israele il controllo dei confini.
Di seguito la mappa de L’Internazionale per poter avere chiara l’attuale situazione in Cisgiordania.
Eppure a metà degli anni ’90, la Cisgiordania versava in condizioni disastrose a causa della politica coloniale israeliano che aveva raddoppiato il numero di coloni ebrei (stesso accadde a Gaza); “strangolato” la nascente economia locale con l’espropriazione di terre, drenando risorse idriche dell’area e demolendo case e servizi.
Chi comanda in Cisgiordania?
Come è possibile osservare dalla cartina, la situazione è al quanto complicata da un punto di vista anche politico. Al momento la Cisgiordania (palestinese) non è controllata da Hamas, ma dall’Autorità palestinese (ANP), l’unica istituzione governativa palestinese riconosciuta a livello internazionale - soprattutto dopo che Hamas ha vinto le elezioni del 2006 a Gaza.
Il presidente Mahmoud Abbas e il suo partito al-Fatḥ, sono i principali rivali politici di Hamas, e si dichiarano a favore di una risoluzione pacifica dei problemi tra i due paesi, siglando un accordo con Israele per il mantenimento della pace. Tuttavia, l’età avanzata del presidente non gioca a favore di una stabilità dei territori della Cisgiordania, senza contare che la Cisgiordania non va alle elezioni dal 2007, per il timore che a vincere sia Hamas, che ancora una volta trae forza dai soprusi e continue vessazioni a cui sono stati sottoposti anche i cittadini della Cisgiordania da parte dei militari israeliani e i coloni sionisti.
Cisgiordania, il rischio che si apra un terzo fronte contro Israele
Dall’attacco del 7 ottobre, ormai si parla sempre più spesso anche della Cisgiordania e delle continue violenze che i palestinesi subiscono anche in quest’area. L’aumentare delle violenze indiscriminate dei coloni fa temere che l’Autorità palestinese (ANP) possa perdere il controllo dei residenti.
Ad aggravare la situazione sono gli insediamenti illegali israeliani nell’area della Cisgiordania, come scrive sul New York Times il premio Pulitzer Thomas Friedman, grande conoscitore del Medio Oriente: gli insediamenti rappresenta uno dei fronti più cruciali del conflitto israelo-palestinese, poiché “coloni ebraici di estrema destra, attaccando i palestinesi, compromettono la collaborazione di Israele con l’Autorità Nazionale Palestinese”. Qui, infatti, coloni sionisti perpetuano continue incursioni contro pastori e agricoltori palestinesi dei dintorni all’insegna della “vendetta”, provocando la morte di cittadini palestinesi, anche nel corso di un funerale.
Il lungo processo di colonizzazione e le continue violenze e violazioni dei diritti umani sono state condannate negli anni anche dall’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr), eppure niente è stato fatto, e ciò ha acuito le tensioni in Cisgiordania. E questo perché se negli anni Israele ha vantato periodi di pace, questi in realtà prendevano la forma di un’occupazione militare, di cui la comunità internazionale non è mai intervenuta a causa dello scudo di cui gode Israele.
La politica israeliana di colonizzazione della Cisgiordania, proseguita anche dopo gli accordi di Oslo del settembre 1993, continuava a rappresentare uno dei principali ostacoli al progresso dei negoziati fra Israele e Palestina.
A oggi il rischio è che per potersi liberare dall’occupazione israeliana la Cisgiordania decida di intraprendere la via della lotta armata, aprendo un terzo fronte con Israele. Anche in questo caso le forze in gioco sarebbero impari, con il rischio che il genocidio palestinese continui.
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