L’Irlanda, pur sostenendo la proposta a livello internazionale, ha indicato che il suo attuale sistema fiscale già include tasse sulla ricchezza, come la tassa sulle proprietà locali e l’imposta sulle plusvalenze.
La recente proposta del ministro del clima irlandese, Eamon Ryan, di sostenere la proposta del Brasile per una tassa globale del 2% sui miliardari, ha acceso il dibattito internazionale su come finanziare la lotta ai cambiamenti climatici. La misura, presentata durante il G20 di Rio de Janeiro, mira a raccogliere fondi significativi per mitigare le crisi climatiche globali. Si stima che questa tassa potrebbe generare fino a 250 miliardi di dollari, colpendo circa 100 famiglie a livello globale. La proposta, tuttavia, deve affrontare questioni legali e politiche significative prima di essere implementata.
Il contesto della proposta è la necessità di risorse finanziarie per affrontare i costi crescenti delle crisi climatiche. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima che servano 4,5 trilioni di dollari all’anno per investimenti nel settore. I negoziati di COP29 a Baku saranno cruciali per discutere le modalità di finanziamento e la possibilità di una cooperazione globale.
Una tassa globale sui miliardari presenta numerose sfide legali. Tra queste, la necessità di un accordo internazionale che eviti la fuga di capitali e garantisca l’applicazione uniforme della tassa. Inoltre, c’è il rischio che le differenze nelle leggi fiscali nazionali possano complicare l’implementazione della tassa. L’Irlanda, pur sostenendo la proposta a livello internazionale, ha indicato che il suo attuale sistema fiscale già include tasse sulla ricchezza, come la tassa sulle proprietà locali e l’imposta sulle plusvalenze. [...]
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