Ue e Regno Unito compiono un passo importante nella cornice Brexit: lo stallo sull’Irlanda del Nord pare superato dall’accordo Windsor Framework. Di cosa si tratta? Ne parliamo con Paolo Massari.
Brexit, non è finita: c’è l’accordo, dopo un lungo stallo, sulla questione dell’Irlanda del Nord.
L’intesa tra Ue e Regno Unito potrebbe sancire in modo definitivo i nuovi rapporti commerciali tra Unione Europea e UK, risolvendo le ultime delicate questioni rimaste in sospeso.
Per capire cosa cambia con questo accordo denominato Windsor framework - e del quale ancora non si ha una versione ufficiale, ma solo sintesi su intenti e modalità di applicazione - Money.it ha intervistato Paolo Massari, co-fondatore del gruppo societario di cui fanno parte C-Trade e Overy insieme a Lucia Iannuzzi ed esperto di dogana.
Il tema è cruciale, più che da un punto di vista commerciale ed economico, dal lato politico e storico. Il confine terrestre è una questione delicata a causa della travagliata storia politica dell’Irlanda del Nord. Si temeva, con la Brexit, che l’introduzione di telecamere o posti di frontiera nell’ambito dei controlli sulle merci potesse portare nuova instabilità e riaccendere scontro di matrice religiosa. Per questo la necessità di sancire regole ad hoc sui beni di passaggio tra le “due Irlande”.
Storico è anche il contesto in cui si muovono Regno Unito e Unione Europea: Londra è reduce da un periodo non facile a livello politico ed economico e l’Ue si trova dinanzi a un partner commerciale strategico e al quale non intende rinunciare.
Cosa prevede, quindi, il nuovo accordo Ue-Regno Unito sull’Irlanda del Nord?
Perché è nata la questione Irlanda del Nord: cosa è successo finora
Fondamentale, per capire il Windsor framework di oggi, è fare un passo indietro su cosa è accaduto finora tra Ue e UK sul tema Irlanda del Nord: parte da questo importante presupposto la spiegazione di Paolo Massari.
La soluzione trovata con l’accordo di recesso era quella di considerare l’Irlanda del Nord come territorio del Regno Unito, ma con normativa unionale doganale proprio per non creare un confine con l’Eire, separando nettamente cosa era Ue e cosa no ed evitando ogni pretesto di scontro politico.
Ci ha chiarito ancora Massari che considerare l’Irlanda del Nord sotto normativa Ue significava che tutte le merci in arrivo da UK, che era extra Ue, dovevano fare dogana. Boris Johnson trovò il sistema del cosiddetto backstop: le merci fanno dogana non sul territorio irlandese, ma in porto o in aeroporto.
“Soluzione ineccepibile da un punto di vista logico, nella pratica però questo creava distorsioni per i traffici di beni che dovevano rimanere in Irlanda del Nord, perché dovendo fare dogana c’erano ritardi, costi, problemi nella distribuzione. Quindi l’Irlanda del Nord è andata a scontare questo problema di approvvigionamento di beni che arrivavano da UK”, ha sintetizzato Massari.
Uno dei nodi più difficili da sciogliere era legato ai medicinali: si prevedeva che il riconoscimento e l’accreditamento avvenisse in Irlanda del Nord, in territorio unionale, ma tutti i medicinali utilizzati in Irlanda del Nord provenivano dal Regno Unito, accreditati cioè dal ministero della Salute inglese.
Questo aveva creato contrasti e per ben due volte l’UK nel 2021 aveva deciso di rinviare controlli alla frontiera: nessun controllo doganale, sanitario e fitosanitario per evitare colli di bottiglia nell’Irlanda del Nord.
Una mossa, ovviamente, poco gradita all’Ue, che aveva avanzato la procedura infrazione verso il Regno Unito nel timore che questo atteggiamento potesse diventare, come sintetizzato da Massari, “una sorta di scappatoia per far entrare in Unione europea merce che normalmente non poteva entrarci. Esempio: una merce vietata in Ue bastava portarla in UK, da qui in Irlanda del Nord senza controlli e una volta lì, visto che era sotto normativa Ue, si poteva spostare liberamente in Francia”
In definitiva, si era giunti a questo stallo: il Regno Unito non voleva controlli e l’Ue, pur riconoscendo che il protocollo non poteva funzionare, era contraria a una sua cancellazione. Dopo colloqui, minacce, lettere di messe in mora, si è arrivati a una soluzione abbastanza di buon senso, “ma un po’ difficile da realizzare”, che è il Windsor framework . Di cosa si tratta?
Cos’è il Windsor framework e cosa prevede l’accordo
Il punto base del nuovo accordo Ue-Regno Unito è la creazione di due corsie per il passaggio di merci: per tutti i beni che rimangono in Irlanda del Nord non ci sono controlli, si muovono da UK liberamente.
Per tutti i beni che dal Regno Unito vanno verso l’Irlanda del Nord ma sono destinati a Eire o Ue ci sono controlli come per tutte merci da Paesi extra-Ue.
Elemento di forza, almeno sulla carta, per l’Ue “è aver mantenuto un sistema di controllo sulle operazioni perché può monitorare banche dati di commercianti ed esportatori, oltre ad aver incassato che i medicinali abbiano una etichettatura per garantire che rimangano in territorio UK, non su quello unionale. Questo sistema dovrebbe tutelare Irlanda del Nord e l’Ue”, ci ha sintetizzato Massari.
In ambito pratico, però, occorrerà capire come si svolgeranno i controlli e dove. Nei fatti, quale potere di controllo avrà l’Ue, si è chiesto l’esperto. “Il timore dell’Ue che c’era prima, permane..ovvero che l’Irlanda del Nord possa essere una finestra da dove possono entrare in Ue beni che non dovrebbero.”
L’accordo, comunque, dovrà essere ratificato e in questo passaggio cruciale si vedrà se sarà accettato integralmente.
Stormont brake: cos’è il sistema per fermare l’accordo?
Una delle critiche mosse al testo del Protocollo, ci ricorda Massari, era che nella sua definizione non erano stati consultati gli organi irlandesi. Già in un documento UK si ipotizzava che una revisione del protocollo doveva consentire un coinvolgimento dell’Irlanda.
Il nuovo accordo, quindi, introduce lo Stormont brake . La clausola consente all’Assemblea dell’Irlanda del Nord, che crea le leggi in Irlanda del Nord, di opporsi alle nuove norme dell’Ue. Il processo si avvia se 30 politici dell’Irlanda del Nord di due o più partiti firmano una petizione.
Una volta che il Regno Unito comunica all’Ue che il freno è stato attivato, la norma non può essere applicata. Il processo non sarebbe supervisionato dalla Corte di giustizia europea, ma la corte avrebbe comunque l’ultima parola sul fatto che l’Irlanda del Nord stia seguendo determinate regole dell’UE (note come regole del mercato unico).
Secondo Massari, si tratta in sostanza di una contropartita alla possibilità dell’Ue di controllare gli scambi: se da una parte l’Ue può chiedere la sospensione dell’accordo per abusi nella gestione doganale, dall’altra parte UK su input dell’organo irlandese può pretendere che alcune norme non siano applicate se stanno danneggiando l’Irlanda del Nord.
Un tassello ulteriore che richiama alla necessità di un equilibrio tra le parti in questa storica questione che è la Brexit per l’Ue, il Regno Unito e l’Irlanda del Nord.
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