Cosa rischia chi paga la baby sitter in nero

Ilena D’Errico

08/11/2023

Cosa rischia chi paga la baby sitter in nero: ecco tutte le conseguenze previste dalla legge tra sanzioni da parte dell’Inps e responsabilità civili e penali.

Cosa rischia chi paga la baby sitter in nero

La figura del baby sitter è spesso fondamentale nell’organizzazione familiare, nonostante ciò è molto diffusa l’abitudine di non assumere i lavoratori per pagarli in nero. Bisogna sapere che la baby sitter svolge a tutti gli effetti una mansione di lavoro domestico subordinato e pertanto deve essere regolarizzata. Non c’è nessuna distinzione per la “baby sitter a chiamata”, che svolge prestazioni occasionali quando la famiglia lo necessita (in caso di malattia oppure per eventi speciali), che deve avere contratto e pagamenti regolari così come il baby sitter fisso.

Ciò che può variare è la modalità con cui mettere in regola il collaboratore, con il libretto di famiglia per le prestazioni occasionali e con il contratto collettivo domestico per i baby sitter che prestano servizio regolarmente (non importa per quante ore al giorno). In entrambi i casi, le conseguenze per la famiglia che non adempie ai suoi doveri sono piuttosto gravi.

Cosa rischia chi paga la baby sitter in nero

Chi paga la baby sitter in nero rischia di ricevere una moltitudine di sanzioni amministrative e civili, ma anche di dover pagare un risarcimento danni se ne sussistono i presupposti. La famiglia che non regolarizza la baby sitter, indipendentemente dalla mole oraria del lavoro, deve quindi tirare fuori parecchi soldi, molti di più di quelli che pensava di aver risparmiato con i pagamenti in nero.

Non solo, in caso di infortunio il datore di lavoro rischia anche una responsabilità penale, la cui gravità è direttamente proporzionale alla gravità dell’incidente. Ecco una panoramica dei rischi legali a cui si va incontro.

Comunicazione obbligatoria di assunzione

La prima sanzione a carico del datore di lavoro domestico che non regolarizza la baby sitter riguarda la mancata comunicazione del rapporto di lavoro all’Inps, che costa una sanzione compresa tra 200 e 500 euro. Alla stessa sanzione soggiace anche chi comunica l’assunzione tardivamente oppure non informa della cessazione o trasformazione del rapporto di lavoro.

Mancata iscrizione all’Inps

Non adempiendo all’obbligo di comunicare l’assunzione all’Inps si trasgredisce anche all’obbligo di iscrivere il lavoratore all’ente previdenziale, dovendo così pagare una seconda sanzione, questa volta compresa tra 1.500 e 12.000 euro. Non è finita: l’ammontare può essere maggiorato dalla Direzione provinciale del lavoro di 150 euro per ogni giornata di lavoro effettivo.

Mancato pagamento dei contributi

Se la baby sitter è in nero, dunque non è stata comunicata all’Inps l’assunzione e l’iscrizione della lavoratrice, non vengono pagati nemmeno i contributi dovuti. Nonostante si tratti di una diretta conseguenza dell’irregolarità del rapporto di lavoro, la legge prevede una sanzione specifica per il mancato pagamento dei contributi, che è anche piuttosto elevata.

In particolare, il datore di lavoro deve pagare le sanzioni civili al tasso del 30% su base annua calcolate sulla base dei contributi evasi, con un massimo del 60% e un minimo di 3.000 euro. Anche in questo caso, è irrilevante la durata dell’effettiva prestazione lavorativa, quindi anche un solo giorno può costare 3.000 euro alla famiglia che non ha regolarmente pagato la babysitter.

Pagamento tardivo dei contributi

La legge incentiva i datori di lavoro a regolarizzare la posizione dei dipendenti, prevedendo uno sconto alla sanzione per il mancato pagamento dei contributi quando il datore di lavoro effettua il pagamento tardivo spontaneamente entro 12 mesi dal termine.

In questa ipotesi, la sanzione corrisponde a un massimo del 40% sull’importo dovuto nel trimestre o sulla cifra residua.

Risarcimento danni e responsabilità penale

Le conseguenze del datore di lavoro che paga la baby sitter in nero non si esauriscono con la responsabilità verso l’Inps, ma comprendono anche il rischio che la lavoratrice instauri una causa civile. In questo caso, la famiglia sarà tenuta a pagare:

  • Tfr;
  • ferie e ratei di tredicesima;
  • indennità di preavviso.

Non solo, dato che il pagamento non è avvenuto con mezzi tracciabili la lavoratrice potrebbe pretendere nuovamente anche i pagamenti già effettuati, a meno che vi siano altre prove.

Infine, se la baby sitter ha un infortunio durante il lavoro può chiedere un risarcimento danni al datore, il quale rischia di essere coinvolto in accuse penali se l’incidente è grave o perfino mortale. Non è necessario che sia la collaboratrice a presentare la denuncia, poiché la segnalazione potrebbe provenire direttamente dall’ospedale.

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