Cosa rischia chi partecipa a un rave: le novità del decreto Meloni

Luna Luciano

31 Ottobre 2022 - 20:36

Con il primo decreto del governo Meloni tutto cambia per i rave party. Ecco cosa rischia chi organizza o solo partecipa a un rave.

Cosa rischia chi partecipa a un rave: le novità del decreto Meloni

D’ora in poi organizzare o anche solo partecipare a un rave party sarà illegale in Italia. È questo quanto stabilito dal primo decreto licenziato dal Governo Meloni.

Tra i provvedimenti attuati dal decreto legge, infatti, trova spazio anche l’introduzione di un reato ad hoc per i rave party, come spiegato dalla stessa Presidente del Consiglio durante la conferenza stampa, dopo il Consiglio dei ministri.

Il casus che avrebbe velocizzato una procedura alla quale l’esecutivo “già stava lavorando” è il rave organizzato in questi giorni a Modena per Halloween, che ha richiamato oltre 3mila persone da tutta Europa. Rave che sarebbe dovuto durare tre giorni ma che è stato poi sgombrato per questioni di sicurezza.

Proprio in occasione di questo raduno che le istituzioni, come i media, non hanno non potuto richiamare alla memoria i risultati “negativi” del rave di Viterbo tenutosi questa estate.

Il rave è tipica espressione della cultura underground, che prevede raduni con musica elettronica che richiamano musicisti, artisti e semplici avventori. I rave party nascono in Inghilterra alla fine degli anni ’50 - si pensi che Woodstock può essere considerato il primo rave - e si sono diffusi poi in tutta Europa.

Davanti all’introduzione di un nuovo reato è opportuno approfondire la questione e capire cosa rischia chi partecipa a un rave. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

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Cosa rischia chi partecipa a un rave?

Il primo decreto varato dal Governo Meloni è quindi una stretta sui rave, specialmente dopo il caso del raduno di Modena.

Proprio in tale occasione l’esecutivo voluto introdurre un nuovo reato del codice penale, creato ad hoc per queste situazioni: il 434 bis. L’articolo è previsto per “Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica

Stando a quanto stabilito dall’articolo, i raduni - intesi tali con la partecipazione di più di 50 persone - sono quindi considerati come fonte di possibili minacce all’ordine e alla salute pubblica. Con l’introduzione di questo nuovo reato, oltre a diventare obbligatoria la confisca di casse e impianti audio, per l’art. 240 del codice penale che prevede la requisizioni di strumenti “destinati a commettere il reato” , chi partecipa e organizza un rave rischia:

  • una sanzione da 1.000 a 10mila euro;
  • dai 3 ai 6 anni di carcere.

Come precisato anche dal ministro Piantedosi per il solo fatto di “partecipare all’invasione” la pena è diminuita.

Rave, secondo il Governo necessario introdurre nuovo reato: ecco perché

L’introduzione del nuovo reato, previsto dall’art. 434 bis, dal Governo Meloni ha lo scopo di tutelare l’ordine pubblico, con l’auspicio che il nuovo reato funga da deterrente per futuri raduni in Italia.

Eppure, come spesso accade in queste occasioni, parlare di cosa sia realmente rave - o free party - non è semplice, in quanto gli aspetti della sotto cultura underground e le influenze che hanno sulla cultura di oggi sono spesso messi da parte per sottolineare gli aspetti negativi, come il consumo - ma non necessario - di sostanze stupefacenti durante questi raduni. Consumo di sostanze stupefacenti che, ricordiamo, non è illegale in Italia dal referendum del 1993.

Questo però non è sufficiente per l’esecutivo che vuole tutelare l’ordine pubblico, richiamando, durante la conferenza stampa, i risultati più che negativi del rave di Viterbo dove si registrarono la morte di un raver e due stupri.

Con la norma sui rave ci aspettiamo di non essere diversi da altre Nazioni d’Europa”. Queste le parole della premier Meloni durante la conferenza stampa, spiegando di essere contenta di aver dato “un forte segnale” in tale ambito, in quanto “l’impressione che in questi anni ha dato l’Italia è stata di lassismo sul rispetto delle regole”. Non è detto però che l’articolo abbia l’effetto desiderato, e per questo la Meloni si è detta pronta a migliorare il provvedimento.

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