Ci sono partiti che formano grandi coalizioni e alleanze e altri che decidono di correre da soli. Ecco qual è la differenza e quali sono i rischi nel correre da soli.
Si avvicina inesorabile il 25 settembre, data la quale le persone aventi diritto di voto saranno chiamate alle urne per prendere una decisione importante: i nuovi rappresentanti del Paese. Mentre la maggior parte delle persone passa il tempo sotto l’ombrellone o finendo di lavorare prima delle sudate ferie, i partiti italiani si stanno dividendo o riunendo in coalizioni. C’è anche chi potrebbe decidere di “correre da solo”, che in gergo politico vuol dire che non farà alleanze e tenterà di raggiungere una soglia nazionale del 3% da solo. Una operazione non facile, soprattutto perché è un’operazione che può tentare chiunque.
Soprattutto non con il sistema elettorale approvato nel 2017. Il “Rosatellum bis” prevede un sistema elettorale misto, proporzionale e maggioritario, che favorisce la nascita di coalizioni, soprattutto da quando il numero dei deputati e dei senatori è stato ridotto.
Tra i vari termini della politica il “corriere da solo” è uno dei più semplici, poiché dal nome si immagina un partito non in coalizione che cerca di ottenere abbastanza voti per entrare al Governo in autonomia. Un esempio simile è dato dal partito Italia Viva di Matteo Renzi, che si pensa potrebbe correre da solo proprio a queste elezioni. La possibilità è stata proposta proprio dal leader di Italia Viva, Renzi infatti ha confermato che a loro basta avere coraggio, libertà e fantasia per andare da soli.
Un partito può correre da solo?
Di tutti i termini utilizzati dal giornalismo per raccontare la vita politica italiana, alcuni poco comprensibili o criptici per loro stessa natura, quello di “correre da solo” è piuttosto eloquente. La legge elettorale in Italia permette a un partito di correre alle lezioni da solo, quindi tentare di raggiungere un buon risultato in autonomia; oppure i partiti possono decidere di allearsi, formare una coalizione e partecipare insieme alle lezioni. Il secondo caso è quello che va per la maggiore, poiché permette di raggruppare più cittadini sotto un ombrello ampio di partiti che hanno più o meno le stesse idee e programmi elettorali simili.
Correndo da solo un partito deve avere carisma, un buon programma elettorale e non deve temere la soglia di sbarramento del 3%. È vero anche che con legge elettorale detta Rosatellum bis, cioè quella approvata nel 2017, vengono favorite le coalizioni rispetto ai partiti che corrono da soli.
Come funziona il Rosatellum bis e perché i partiti che corrono da soli rischiano di non farcela
Il Rosatellum bis è una legge elettorale che prevede il 61% dei parlamentari eletti con il sistema proporzionale e il 37% con quello maggioritario attraverso dei collegi uninominali. Il restante 2% poi è riservato al voto delle circoscrizioni estere.
A interessare i partiti che vogliono correre da soli è però la soglia di sbarramento fissata al 3%, mentre per le liste di coalizione la soglia del 10%. All’interno delle coalizioni, le liste che non raggiungeranno l’1% dei voti non saranno conteggiate nel computo totale. Allo stesso tempo, una lista posizionata tra l’1% e il 3% non eleggerà parlamentari. I propri voti non andranno persi, verranno invece ripartiti in maniera proporzionale tra le liste della coalizione che hanno superato invece la soglia di sbarramento.
I partiti che corrono da soli rischiano di non avere assegnati i seggi e se non raggiungono la soglia di sbarramento possono andare incontro a un possibile tracollo.
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