Uno strumento di equità mediatica per una competizione elettorale trasparente. Come la legge promuove il pluralismo e la parità di accesso nei media.
L’equità e il pluralismo sono principi fondamentali per il buon funzionamento delle democrazie moderne specialmente durante i periodi elettorali, quando la parità di accesso ai mezzi di comunicazione diventa essenziale. Il concetto di par condicio nasce proprio con l’obiettivo di assicurare una competizione elettorale equilibrata e una rappresentazione imparziale delle forze politiche. La normativa che disciplina l’accesso ai media durante le campagne elettorali, si fonda sull’idea che ogni soggetto politico debba avere la possibilità di presentare le proprie proposte in condizioni di parità. In sostanza la par condicio si può considerare un’estensione del principio del pluralismo interno.
Raimon Panikkar, filosofo e teologo, ha espresso un concetto rilevante per il tema del pluralismo, affermando che “la vera tolleranza non consiste nel semplice lasciar essere, ma nel fare spazio all’altro affinché possa essere e comunicare in modo autentico”. Questo principio sottolinea l’importanza di garantire a tutte le voci uno spazio di espressione autentico e libero, un’idea che trova una corrispondenza diretta nella par condicio. Attraverso la regolazione della visibilità politica nei media, infatti, la par condicio cerca di evitare squilibri informativi, garantendo ai cittadini la possibilità di formarsi un’opinione basata su una rappresentazione equilibrata delle opzioni politiche.
Cos’è la par condicio: significato e definizione
Il termine par condicio deriva dal latino e significa letteralmente «pari condizioni», ciò indica un principio di neutralità e bilanciamento, volto a prevenire ogni forma di disparità o favoreggiamento.
La par condicio regola l’accesso ai mezzi di comunicazione per i soggetti politici durante i periodi elettorali e referendari. Nessun partito o candidato può godere di un’esposizione sproporzionata rispetto agli altri. Pertanto, il principio di par condicio vieta ogni forma di disparità di trattamento, assicurando un equilibrio tra le forze politiche per evitare che l’opinione pubblica venga influenzata da una copertura mediatica sbilanciata.
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Emittenti televisive e radiofoniche
Le emittenti televisive e radiofoniche devono riservare a ciascun soggetto politico lo stesso spazio temporale nelle trasmissioni di carattere politico. I telegiornali, i talk show, e i programmi di informazione sono tenuti a offrire lo stesso numero di minuti a ogni forza politica, senza dare spazio preferenziale a un soggetto rispetto a un altro.
Inoltre, è prevista la possibilità di trasmettere messaggi autogestiti gratuiti (MAG) che devono essere offerti a tutti i candidati. Questi spazi permettono ai partiti di trasmettere comunicazioni dirette agli elettori, senza che vi sia un’intermediazione editoriale, garantendo un’ autopresentazione imparziale.
Manifesti pubblicitari
La par condicio si applica anche in merito all’affissione di manifesti pubblicitari il riferimento normativo è la l. n. 212 del 1956, che disciplina le modalità di propaganda elettorale. Questa legge è stata integrata e modificata nel tempo da successive disposizioni, come la l. n. 130 del 1975 e la l. n. 28 del 2000, che specificano le modalità e i tempi della propaganda.
In base alla normativa, nei 45 giorni precedenti la data delle elezioni, i Comuni devono riservare spazi pubblici specifici per l’affissione di materiale elettorale da parte dei candidati e dei partiti politici. La distribuzione degli spazi avviene in modo proporzionale e paritario, garantendo che ogni lista o candidato abbia accesso a un numero equivalente di spazi per l’affissione di manifesti e materiali pubblicitari.
Comizi elettorali
Anche i comizi elettorali svolti nelle piazze sono soggetti a regolamentazione, in modo da garantire che tutti i partiti e candidati possano usufruire equamente di spazi pubblici per promuovere le proprie idee. Le regole per l’uso delle piazze e degli spazi pubblici per i comizi sono stabilite dagli artt. 5 e 6 della l. n. 212 del 1956, che prevedono che l’uso degli spazi per i comizi venga distribuito in maniera equa e che sia garantito l’accesso a tutte le forze politiche.
A cosa serve la par condicio?
La par condicio è uno strumento imprescindibile per garantire l’effettivo esercizio della sovranità popolare, poiché il diritto di voto si può considerare pienamente libero solo se basato su un’informazione corretta ed equilibrata.
Dunque, il principio di equità alla base della par condicio tutela la democrazia, impedendo che nessun soggetto politico possa ricevere un trattamento di favore da parte dei mezzi di comunicazione, in quanto ciò rappresenterebbe una violazione dell’imparzialità e della neutralità, principi cardine in uno Stato democratico.
La par condicio, tuttavia, deve trovare un bilanciamento con il diritto dei media di informare liberamente. In questo senso la Corte di Cassazione ha confermato che le emittenti televisive e radiofoniche devono rispettare un criterio di equilibrio ma ciò non può tradursi in una censura o in una limitazione eccessiva della libertà di cronaca (Cass. sent. n. 266 del 2015).
Legge sulla par condicio: ecco come funziona
La regolamentazione della par condicio è stabilita dalla legge n. 28 del 2000, la quale disciplina la comunicazione politica nei media radiotelevisivi in periodi elettorali e referendari.
In particolare, all’art. 2 la legge afferma che:
“Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione e alla comunicazione politica [...]”
L’introduzione di questa normativa è stata necessaria per evitare che le disparità economiche e di risorse tra partiti e candidati si riflettessero in una copertura mediatica squilibrata, che potrebbe condizionare l’esito elettorale.
L’art. 3 della legge disciplina i "messaggi”, ovvero i messaggi politici autogestiti che consistono in spazi di comunicazione elettorale gratuiti.
“ […] la trasmissione di messaggi è facoltativa per le emittenti private e obbligatoria per la concessionaria pubblica, che provvede a mettere a disposizione dei richiedenti le strutture tecniche necessarie per la realizzazione dei predetti messaggi [...]”
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L’AGCOM e le sue funzioni
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) svolge un ruolo centrale nel garantire il rispetto della par condicio.
Secondo la legge l’AGCOM ha il potere di intervenire con sanzioni e ordinare riequilibri nella programmazione quando rileva squilibri nella copertura dei soggetti politici. Monitora l’accesso delle forze politiche ai mezzi di comunicazione e valuta eventuali violazioni attraverso analisi quantitative e qualitative della copertura mediatica. In caso di accertata violazione, può imporre sanzioni pecuniarie o richiedere la trasmissione di contenuti compensativi.
L’AGCOM adotta delibere per regolamentare l’equilibrio informativo in base alla campagna elettorale in corso, come ha fatto con la delibera n. 138/18/CONS, volta a estendere l’applicazione della par condicio anche ai media digitali.
La Commissione Parlamentare di Vigilanza sui Servizi Radiotelevisivi
Si tratta di un organo bicamerale del Parlamento italiano, composto da membri della Camera dei Deputati e del Senato, istituito con l’obiettivo di sorvegliare l’operato della RAI.
La Commissione stabilisce, attraverso direttive specifiche, le linee guida che la RAI deve seguire includendo l’emanazione di indirizzi vincolanti per la programmazione televisiva. La Commissione può inoltre formulare segnalazioni e richieste di intervento qualora riscontri violazioni dei principi di parità e imparzialità.
I CORECOM
I comitati regionali per le comunicazioni (CORECOM) svolgono funzioni analoghe a quelle dell’AGCOM ma per le emittenti locali, assicurandosi che anche a livello territoriale venga rispettata la par condicio. I Corecom possono intervenire in caso di segnalazioni o irregolarità, richiedendo l’adozione di misure correttive o imponendo sanzioni per garantire l’equità tra i soggetti politici locali.
Sanzioni e conseguenze
L’AGCOM può imporre sanzioni pecuniarie alle emittenti che non rispettano i tempi di trasmissione equamente distribuiti tra i diversi soggetti politici. L’importo delle sanzioni può variare in base alla tipologia di emittente e alla gravità della violazione, con una somma che può arrivare a diverse migliaia di euro. Oltre alle sanzioni economiche, l’AGCOM ha il potere di ordinare alle emittenti la trasmissione di contenuti riequilibrativi, imponendo che i soggetti politici svantaggiati ricevano un tempo di esposizione compensativo.
Le violazioni della par condicio possono comportare anche conseguenze negative in termini di reputazione per le emittenti, che rischiano di essere percepite come parziali o politicamente schierate. Ciò può influire sulla loro credibilità agli occhi del pubblico, compromettendo la fiducia degli spettatori e danneggiando l’immagine dell’emittente.
I cittadini che riscontrano violazioni della par condicio possono inviare segnalazioni scritte descrivendo i fatti e indicando le emittenti coinvolte. Nel caso in cui l’AGCOM o il Corecom non intervengano in modo soddisfacente, i cittadini e le associazioni possono presentare ricorso presso la giustizia amministrativa, generalmente attraverso il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) competente. Il ricorso al TAR è uno strumento giudiziale che serve ad impugnare l’eventuale inazione o decisioni ritenute insufficienti delle autorità di vigilanza.
Associazioni di tutela
Oltre all’azione individuale, i cittadini possono avvalersi dell’assistenza di associazioni che operano per la tutela dei diritti civili e del pluralismo informativo, come Cittadinanzattiva e Altroconsumo. Queste associazioni possono raccogliere segnalazioni collettive e rappresentare gli interessi dei cittadini di fronte alle autorità, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violazioni della par condicio.
Anche i media stessi hanno un ruolo cruciale nel garantire la trasparenza: giornalisti e testate indipendenti possono denunciare pubblicamente eventuali trattamenti di favore o squilibri nelle trasmissioni politiche, incoraggiando così le autorità a intervenire.
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Quando è nata la par condicio e perché è stata introdotta
Alla fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, l’Italia viveva un periodo di forti cambiamenti politici e sociali. La scena politica italiana era caratterizzata da un sistema bipolare e polarizzato, con forti tensioni tra i principali schieramenti: il centro-destra, guidato da Silvio Berlusconi, e il centro-sinistra, rappresentato dall’Ulivo di Romano Prodi.
Uno dei temi centrali nel dibattito politico dell’epoca era la concentrazione del potere mediatico, in particolare il ruolo della RAI e il dominio di Mediaset, il gruppo televisivo di proprietà di Berlusconi, che influenzava in modo significativo l’informazione televisiva. Questo contesto ha sollevato la necessità di un intervento legislativo per stabilire regole e criteri equi, capaci di garantire a tutti i candidati la stessa visibilità, indipendentemente dalle risorse economiche o dalle relazioni con i media. La legge n. 28 del 22 febbraio 2000 venne approvata con un’ampia maggioranza in Parlamento, anche se fu oggetto di intenso dibattito e critiche.
Le normative estere
Il principio della par condicio ha diverse applicazioni nei vari ordinamenti internazionali, ciascuno con approcci distinti e strumenti di tutela specifici. Il Regno Unito adotta un sistema che garantisce la parità di accesso ai media, vietando l’acquisto di pubblicità politica e riservando spazi gratuiti per i messaggi elettorali attraverso i party political broadcasts.
Negli Stati Uniti, il principio di par condicio viene parzialmente tutelato attraverso la «equal-time rule», che impone alle emittenti di offrire pari opportunità di accesso ai candidati politici ma senza specificare l’equilibrio di tempo tra diverse opinioni. In Francia, il principio di par condicio è particolarmente stringente durante i periodi elettorali grazie al modello dell’égalité de temps de parole, che impone un bilanciamento rigoroso dei tempi di parola tra i candidati e i partiti.
La Germania adotta un approccio simile, regolando il pluralismo mediatico attraverso la Rundfunkstaatsvertrag, che impone parità di trattamento alle emittenti e limita severamente le pubblicità politiche, con un controllo forte da parte della KEK per evitare concentrazioni mediatiche.
Par condicio e finanziamento pubblico ai partiti
Un aspetto rilevante della par condicio in Italia è il suo legame con il tema del finanziamento pubblico ai partiti. Entrambi questi strumenti mirano a garantire una competizione elettorale equa, proteggendo il pluralismo e il diritto dei cittadini a una scelta informata e libera da condizionamenti economici. La par condicio limita infatti l’influenza finanziaria diretta nella visibilità mediatica dei candidati, assicurando che l’accesso ai mezzi di comunicazione non sia determinato dalla forza economica dei singoli partiti.
Il finanziamento pubblico ai partiti, attivo fino alla sua abolizione nel 2014, aveva una funzione simile: garantire a tutte le forze politiche risorse adeguate per operare e comunicare con l’elettorato, indipendentemente dai contributi privati. Senza questo sostegno, i partiti con minori risorse rischiano oggi di trovarsi in una posizione svantaggiata, mentre i più potenti possono contare su contributi privati di grande entità. La par condicio, in questo contesto, assume un ruolo ancor più cruciale come strumento di equilibrio e protezione del pluralismo, per garantire che il confronto elettorale avvenga su una base quanto più possibile paritaria.
Limiti della par condicio al giorno d’oggi
La normativa vigente nasce in un’epoca in cui i mezzi di comunicazione erano più che altro televisivi e radiofonici. Oggi l’avvento dei social media piattaforme digitali ha sollevato nuove sfide, rendendo complessa l’applicazione della par condicio in un ambito che non rientra pienamente nella regolamentazione prevista. Mentre le trasmissioni televisive e radiofoniche sono più facilmente monitorabili e quantificabili, le dinamiche online risultano meno trasparenti.
La normativa non prevede sanzioni efficaci, il che rende difficile garantire l’imparzialità su piattaforme che influenzano massicciamente l’opinione pubblica, come Facebook, Twitter e YouTube. Con la delibera n. 138/18/CONS, l’AGCOM ha stabilito linee guida per incoraggiare le piattaforme social a rispettare principi di parità e trasparenza durante le campagne elettorali. Tuttavia, queste linee guida non hanno efficacia vincolante rendendo l’intervento dell’AGCOM limitato rispetto alle normative stringenti applicabili alle emittenti tradizionali.
In sostanza, la par condicio sui social media dipende dalla volontà delle piattaforme di autoregolamentarsi, lasciando ampi margini di discrezionalità e rendendo difficile garantire una parità effettiva.
Par condicio e microtargeting
Uno dei principali ostacoli per l’applicazione della par condicio nel contesto digitale è rappresentato dalle tecniche di microtargeting, che consentono ai soggetti politici di veicolare messaggi personalizzati a gruppi specifici di utenti. Il microtargeting sfrutta i dati personali degli utenti per costruire messaggi mirati, rendendo complesso il monitoraggio dell’equità nell’accesso e nella visibilità dei contenuti politici.
Senza un’adeguata regolamentazione, tali pratiche rischiano di compromettere il principio di par condicio, in quanto le piattaforme digitali possono avvantaggiare determinate forze politiche attraverso meccanismi di selezione dei contenuti basati su logiche algoritmiche.
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