Cosa sono le città sostenibili e come arriveremo a viverle

Dario Colombo

23/02/2023

Per vivere le città del futuro bisogna curarsi adesso della sostenibilità ambientale e sociale, con comunità energetiche, edifici smart, circolarità e ombreggiamento. Se ne è parlato a Bergamo

Cosa sono le città sostenibili e come arriveremo a viverle

È noto che l’Europa, che produce quasi un terzo dei gas serra del pianeta, si è data il grande obiettivo di essere carbon neutral entro il 2050 e il percorso per raggiungerlo non può che passare dalle città, dai suoi edifici e ovviamente anche dai cittadini che le abitano, con la modifica dei loro comportamenti quotidiani.

Le città che viviamo sono al centro di un processo di ridefinizione, che unanimemente si ritiene possa prendere corpo se si mette in atto una transizione culturale e globale. Si tratta di fare un cambio di paradigma in cui ciò che è quotidiano diventa parte attiva dei progetti per arrivare a creare, passo dopo passo, le nuove città sostenibili.

Se ne è parlato a Bergamo, per iniziativa di ABB, che ha creato un’occasione di confronto con i rappresentanti di chi fa le città: i sindaci, gli architetti, fornitori e gestori di infrastrutture. A rappresentarli sono stati l’archistar e urbanista Stefano Boeri, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, il senior Vp di ABB Italy, Gianluca Lilli, Maria Cristina Papetti, che guida la sostenibilità per Enel Grids, e Guido Davoglio, partner e technical director di Tekser.

Gli snodi delle città sostenibili si chiamano elettrificazione con la costituzione delle comunità energetiche, un’edilizia che tenga conto del cambiamento climatico e delle disuguaglianze sociali, la costruzione di edifici smart, sostenibili e basati sui dati, una mobilità altrettanto smart, il tutto con la necessità di vincere le ataviche resistenze al cambiamento a fare da denominatore comune a uno scenario nazionale in cui il 65% degli edifici esistenti non soddisfano i principi della sostenibilità.

Città sostenibili: la questione elettrica

Riuscire a farlo non è solo una questione di risorse, ma di cambio di paradigma. Solo di Recovery Plan (PNRR e dintorni) quest’anno in Italia saranno investiti 5 miliardi di euro nella missione della transizione ecologica, e saranno misure che vanno dallo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica alla produzione di biometano.
Secondo le Nazioni Unite fra 20 anni ci saranno 6 miliardi di persone nelle grandi città del mondo. Serve rendere le città efficienti e per quanto ci riguarda non è necessario attendere il 2050, va fatto da subito.

Alcune cose delle città sostenibili sono già attuabili, come ha osservato Gianluca Lilli di Abb, specie se si parte dal tema, centrale, dell’elettrificazione, a cui tutti i soggetti contribuiscono: i fornitori energetici, l’architettura, le amministrazioni.
L’elettrificazione diventa lo snodo chiave delle città sostenibili grazie anche ai paradigmi partecipativi di produzione e di consumo di energia, che consentono di raggiungere la sostenibilità economica e sociale.

Città sostenibili e comunità energetiche: il futuro adesso

«Il cambiamento climatico e la decarbonizzazione sono temi serissimi» - ha detto Maria Cristina Papetti di Enel Grids -. «Se vogliamo avere un futuro dobbiamo pensare come abbattere le emissioni. Fare un percorso serio, passo dopo passo».
Le comunità energetiche sono la visione immaginifica del futuro, la rendono concreta mettendo insieme competenze distinte.
Creano un ecosistema di consumatori, di imprese, amministratori.
In Italia ne esistono già un centinaio di tentativi, “ma quelle che hanno la valenza di comunità energetica sono 35” però la strada della condivisione dell’energia prodotta da chi la consuma è quella giusta: Enel l’anno scorso ha gestito 5,6 Gwatt creati da 411mila di prosumer (metà Italiani) che hanno immesso la loro energia nella rete”.

Gli ha fatto eco Gianluca Lilli: «Entro il 2025 ci saranno 40mila comunità energetiche. Entro il 2050 serviranno 260 milioni persone in Europa e il 45% di tutta l’energia prodotta verrà dalle comunità energetiche».

Per Guido Davolio di Tesser l’edificio deve relazionarsi al contesto che lo circonda, che sia nuovo o ricostruito. Le comunità energetiche sono fatte di relazioni, di condivisione tra chi produce energia e chi la usa. Quindi bisogna guardare al vettore energia elettrica come a un abilitatore di qualsiasi trasformazione.
E il passo immediatamente successivo è quello di rendere il palazzo intelligente.

Le città sostenibili sono fatte di edifici smart

Stefano Boeri, citando Jeremy Rifkin, che parlò della terza rivoluzione industriale come quella degli edifici che fanno energia rinnovabile, ha aperto al fatto che questa transizione può diventare un’attività imprenditoriale.
Introdurre un concetto di benefit company, di società che producono utilità sociale e profitto è un passo in avanti importante.
Per Gianluca Lilli si possono fare molte cose anche su edifici che non sono nuovi. “Si possono upgradare gli edifici esistenti, con piattaforme aperte che possono dialogare. Si può partire dall’illuminazione, poi integrare il controllo della qualità dell’aria”.

Ma se non riusciamo ad avere una visione corale l’obiettivo difficilmente potrà essere raggiunto per Boeri: “dobbiamo ripensare il territorio su mobilità, energia e verde e mettere in campo politiche, che tengano conto del cambiamento climatico e delle disuguaglianze sociali (temi intersecati), con visione al 2035 e 2050. Oggi il sistema che abbiamo è troppo confuso. Io sono per annullare ciò che esist, dandoci piani per queste due scadenze”.

L’Italia da tenere e quella da demolire e ricostruire

Si tratta di rinnovare l’intero patrimonio immobiliare italiano, dunque? In Italia ci sono 15 milioni di edifici, di cui 8 costruiti nel dopoguerra. Di questi 8 (secondo dati Ance) circa 4 sono da sostituire o perché energivori, degradati, desueti, abusivi. Boeri ha così lanciato la sfida: "dobbiamo fare la sostituzione edilizia: Ossia demolire e ricostruire edifici in grado di essere rispondenti ai bisogni attuali è il modo per guardare al 2035 e 2050”.

Da sindaco, Giorgio Gori ha rilevato che “Tutte le cose di cui parliamo sono proiettate sull’asse del tempo. Non si comincia oggi a fare le città sostenibili, ma lo facciamo da anni. Pensiamo a una mobilità diversa per concorrere all’azzeramento delle emissioni, investendo nel trasporto pubblico. A Bergamo con il PNRR arrivano 900 milioni di euro per trasporto pubblico e la nostra flotta un giorno sarà tutta elettrica”.

Poi c’è il tema dell’energia e della riqualificazione edilizia: “il superbonus - ha proseguito Gori - ha dimostrato di non essere sostenibile, ma il problema c’è: le famiglie non sono in grado di sostenere economicamente il cambio”.

E poi c’è l’economia circolare: “bisogna imparare a fare un’economia non estrattiva, ma che riusa. A Bergamo di 100 kg di rifiuti 72 vengono riciclati e 28 diventano energia. Serve che qualcuno faccia da battistrada. La UE ha individuato 100 città che corrono verso la sostenibilità. Se noi saremo in grado di dare buoni risultati, prima del 2030 traineremo le altre città”.

Le città sostenibili e i dati al centro

Per Guido Davoglio di Tekser l’edificio sostenibile si misura con il grado di intelligenza che raggiunge. Per farlo, avere tanti dati non filtrati e non gestiti non serve. Ma a parte questo, ritorna a bomba il tema energetico: “I data center sono le officine che consumano più energia per la gestione del dato. I dati sono consumati nelle città, i data center sono fuori. Avvicinarli alle città è un tema da trattare: il data center smaltisce calore, se lo recuperiamo non dobbiamo produrlo per la città”.

La gestione del dato, per Davolio, è fondamentale sia per l’edificio, sia per il contesto, la città e gli abitanti. “Con il dato costruiamo l’efficienza dei contesti urbani. La smartizzazione dell’edificio può anche far compiere il doppio salto di classe energetica, per esempio con la termoregolazione digitale".

Un esempio? “Una cooperativa di cittadini a Niguarda (Milano) non ha guardato solamente a sfruttare l’incentivo nell’immediato ma sta riqualificando edifici del 1920, passando alla geotermia, al fotovoltaico e alla smartizzazione con termoregolazione, sistemi Bms di edificio e di quartiere, in cloud, per gestire il continuous commissioning nel tempo. E dal 2023 rendiconteranno con criteri ESG il patrimonio immobiliare”.

Le città sostenibili e la circolarità

Per Maria Cristina Papetti anche il tema della mobilità elettrica ci aiuta a capire le città del futuro e la circolarità: “le auto elettriche stanno lentamente affermandosi: nel 2022 è stata aumentata l’infrastruttura di ricarica del 41%”.
Al riguardo, Gianluca Lilli ha osservato che in Italia abbiamo tante colonnine rispetto al parco macchine elettriche esistente, ma tutte di piccola potenza. Per ovviare questo problema, “con Brebemi abbiamo avviato un progetto di ricarica a induzione delle macchine elettriche con il manto stradale”.

E le batterie delle automobili che arrivano a fine vita entrano di diritto nell’economia circolare: possono essere utilizzate per bilanciare la rete elettrica.
Ma non solo.Per Boeri bisogna lasciare correre l’immaginazione: esiste un rapporto fra batterie elettriche ed edifici. Per esempio si potrebbero usare le macchine nelle ore notturne come fonte di energia.

Come togliere i freni alla sostenibilità

Onesto però è anche ammettere che in Italia ci sono forme di resistenza al cambiamento, come ha fatto Giorgio Gori. “È chiaro che stiamo chiedendo cose per cui si fa fatica. Chi le frena non è amico della sostenibilità. Ma anche chi proietta l’utopia non è amico della transizione ecologica. Dire che i termovalorizzatori sono il male è sbagliato: ci consentono di fare la transizione. A Bergamo la rete di teleriscaldamento va ancora a gas: stiamo ragionando come recuperare i fanghi da depurazione e mandarli in combustione per fare energia”.

Il nuovo offre grandi possibilità: “Stiamo pensando alla trasformazione dello scalo ferroviario, con un nuovo quartiere con tutte le tecnologie, a impatto zero, con pannelli solari, tre centrali termiche, anello idronico per far girare l’acqua. Noi oggi lavoriamo al nuovo piano di governo del territorio che restituisce oltre 100mila mq di aree costruite all’agricoltura”.
Intervenire sul costruito è complicato: “abbiamo un edificato dei secoli scorsi, con forti limiti di intervento. Se la trasformazione delle città diventa prioritaria, altre cose devono scalare e venire dopo”.

Cambiamento climatico in città: la via dell’ombreggiamento

Come si interviene allora? Per Boeri si può anche fare i conti con «le superfici dei capannoni artigianali industriali, che sono immensi e spesso dismessi. Bisogna incentivare il fotovoltaico su queste superfici di farebbe ridurre la necessità di intervenire sui centri storici».

Per affrontare gli effetti del cambiamento climatico nelle città (su tutti: aumento della temperatura e scarsa ritenzione idrica) per Boeri si devono fare tre cose: depavimentare, mettere più verde e creare ombreggiamento, sia sulla superficie orizzontale che sulla facciata".

Per Boeri è proprio “l’ombreggiamento la sfida dei prossimi anni. E il ciclo dell’acqua va controllato. Gli alberi trattengono acqua, quindi serve tanto E anche la depavimentazione aiuta”.

È applicabile anche alle periferie tutto quanto detto? Secondo Gori sì: “nelle periferie è più facile meccanismo di sostituzione di quanto non lo sia in centro storico. Oggi visti i nuovi target imposti dall’Europa partirei proprio dalle periferie. Dobbiamo trovare modo di replicare la fotosintesi delle piante. Già un edificio che lavora con la geotermia e la luce del sole si avvicina al concetto della fotosintesi”.

Raccontiamo la città sostenibile Raccontiamo la città sostenibile Il panel organizzato da ABB a Bergamo sulla sostenibilità ambientale e sociale delle città. Da sinistra l’architetto e urbanista Stefano Boeri, Guido Davoglio, partner e technical director di Tekser il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, il senior Vp di ABB Italy Gianluca Lilli, Maria Cristina Papetti, che guida la sostenibilità per Enel Grids e Lavinia Spingardi di SkyTg24

Argomenti

Iscriviti a Money.it