Analisi di Eni dopo la cessione (a sconto) del 2,8% in capo al Mef. Nonostante il calo, gli analisti stimano prospettive di crescita fino al 25%. Ecco tutti i dettagli.
Cosa sta succedendo a Eni, in calo del 2,42% a Piazza Affari? Ecco le opinioni degli esperti, con target price (fino a +25%) dopo cessione del Mef, dividendi e risultati finanziari. Gli analisti finanziari hanno espresso opinioni divergenti sul futuro dell’azienda, riflettendo la complessità del contesto economico e delle dinamiche di mercato.
Analizzando le valutazioni degli esperti, emerge un quadro variegato. Da un lato, Intermonte e Banca Akros mantengono un atteggiamento ottimista, confermando raccomandazioni di acquisto e target price ambiziosi, rispettivamente a 18 e 18,5 euro, che implicano un upside del 21% e 25%. A fine marzo, Berenberg ha invece ridimensionato il suo rating, sostenendo che Eni non giustifica più un investimento “buy”, e ne ha ridotto il target price a 15 euro.
Queste valutazioni sono state influenzate da diversi fattori. In particolare, l’impatto del calo dei prezzi del gas rappresenta una sfida per Eni, che ha registrato notevoli risultati grazie alla sua presenza nel settore del gas naturale. La prospettiva di una normalizzazione dei prezzi del gas potrebbe mettere sotto pressione i risultati finanziari futuri dell’azienda.
Inoltre, nonostante l’aumento del dividendo per azione, da 0,94 euro a 1 euro per azione, Eni deve affrontare il confronto con i suoi concorrenti in termini di politica di pagamento ai soci. Questo, insieme a un outlook meno ottimistico presentato durante il capital markets day, ha contribuito alla decisione di Berenberg di declassare Eni.
La dinamica di mercato più rilevante che ha fatto precipitare il titolo a 14,75 euro è stata la conclusione con successo da parte del Ministero dell’Economia e Finanze della cessione di una quota del 2,8% delle sue azioni Eni, con un incasso di 1,37 miliardi di euro (conclusione prevista per il 20 maggio). Questa operazione ha suscitato interesse tra gli investitori, poiché riflette l’intenzione del governo di procedere con la privatizzazione di una parte della società. Di conseguenza, la quota del Mef si riduce al 2%, ma il controllo pubblico è garantito grazie alla partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti, che possiede il 28,503%.
Eni: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Eni ha fallito il confronto con gli ostacoli in area 15,30 ed è precipitato sotto i 15 euro, a contatto con i minimi di inizio maggio a 14,64 circa. Il titolo potrebbe scivolare ulteriormente verso area 14,50 dopo lo stacco della quarta tranche del dividendo (pari a 0,23 euro), mettendo sotto assedio la trend line che sale dai bottom del 2020. Sotto questo riferimento strategico resterebbe solo il supporto orizzontale a 14 euro a impedire un deterioramento del quadro grafico complessivo. Per assistere a una ripresa dell’uptrend saranno necessarie invece conferme oltre 15,30 euro.
Per operare long su Eni potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC5GUA2. Il certificato ha come sottostante Eni e presenta una barriera distante attualmente il 17,08%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC9AZ06, avente una barriera distante il 16,96% come sottostante Eni.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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