Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?

Violetta Silvestri

15 Aprile 2025 - 10:02

Prezzo del petrolio osservato speciale con la guerra dei dazi: perché il greggio in calo è preoccupante per alcuni Paesi? Cosa sta succedendo e previsioni future per il greggio.

Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?

Prezzo del petrolio in lieve rimonta sulla scia delle rinnovate aspettative sulla guerra dei dazi di Trump. Le quotazioni di greggio continuano a oscillare in balia delle affermazioni contrastanti e ogni giorno diverse del presidente USA sull’utilizzo o meno di tariffe sull’import dei beni esteri (cinesi ed europei in primis).

Cosa sta succedendo ai prezzi dell’oro nero in questo contesto così volatile? I future sul greggio WTI sono saliti a circa 61,8 dollari al barile e quelli Brent a poco più di 65 dollari al barile nella mattinata di martedì 15 aprile. Donald Trump ha accennato a un’altra esenzione tariffaria e questo ha in parte attenuato la caduta dei prezzi degli ultimi giorni.

Lunedì, nello specifico, il tycoon ha valutato la possibilità di una sospensione temporanea dei dazi del 25% sulle auto per dare alle case automobilistiche il tempo di adeguare le proprie catene di approvvigionamento.

Ciò ha fatto seguito al suo recente annuncio di esenzioni temporanee per alcuni prodotti tecnologici dai dazi reciproci. Un ulteriore sostegno ai prezzi è arrivato da una forte ripresa delle importazioni di greggio dalla Cina a marzo. Tuttavia, i guadagni potrebbero essere limitati dopo che l’OPEC+ ha tagliato le sue previsioni di crescita della domanda per il 2025 e il 2026, citando il rallentamento dei trend del primo trimestre e i nuovi dazi commerciali statunitensi.

Tuttavia, il quadro generale rimane incerto. Le preoccupazioni circa l’impatto di una guerra commerciale di “tutti contro tutti” sulla crescita globale e sulla domanda di petrolio hanno fatto crollare i prezzi del greggio Brent di oltre il 20% nel giro di una settimana, al minimo degli ultimi quattro anni, dopo che Trump ha annunciato i suoi ingenti dazi il 2 aprile.

Cosa sta realmente accadendo sui prezzi del petrolio e cosa aspettarsi? Le due domande sono cruciali non solo per il settore energetico e le conseguenze sui prezzi in generale - di benzina e non solo - ma anche per le nazioni esportatrici di greggio.

Prezzo petrolio in calo? Ecco cosa sta succedendo

I prezzi del petrolio si sono stabilizzati in leggero rialzo a inizio settimana, grazie all’annuncio di Trump di alcune esenzioni tariffarie e ai dati che mostrano una forte ripresa degli acquisti cinesi di greggio, ma i guadagni sono stati limitati dai timori che la guerra commerciale possa indebolire la crescita economica globale e incidere sulla domanda di carburante.

Per capire la direzione attuale del greggio occorre considerare alcuni fatti rilevanti dell’ultima ora. Venerdì scorso, l’amministrazione Trump ha concesso l’esenzione dai dazi doganali su smartphone, computer e altri prodotti elettronici importati principalmente dalla Cina. Si è trattato dell’ultimo di una serie di annunci politici altalenanti, che hanno generato incertezza per investitori e imprese.

Il presidente USA ha poi dichiarato, però, che avrebbe approvato l’aliquota tariffaria sui semiconduttori importati la prossima settimana. Nel frattempo, le importazioni di petrolio greggio della Cina a marzo hanno registrato una forte ripresa rispetto ai due mesi precedenti e sono aumentate di quasi il 5% rispetto all’anno precedente, come hanno mostrato i dati di lunedì, spinte dal petrolio iraniano e da una ripresa delle consegne russe.

Nel frattempo, l’OPEC ha stimato nel rapporto mensile che la domanda globale di petrolio aumenterà di 1,3 milioni di barili al giorno nel 2025, in calo di 150.000 barili al giorno rispetto alle previsioni del mese scorso, citando tra le ragioni i dazi commerciali.

“Il taglio delle previsioni sulla domanda globale da parte dell’OPEC non fa che sottolineare le difficili prospettive che abbiamo a causa dei dazi e di tutte le altre incertezze del mercato”, ha affermato John Kilduff, partner di Again Capital.

Infine, c’è il fronte Iran da considerare. Il Segretario all’Energia statunitense Chris Wright ha dichiarato che, potenzialmente, gli Stati Uniti potrebbero bloccare le esportazioni di petrolio iraniano come parte del piano di Trump per fare pressione su Teheran in merito al suo programma nucleare, sostenendo i prezzi del petrolio.

I primi colloqui sul nucleare tra Stati Uniti e Iran di sabato scorso, descritti da entrambe le parti come costruttivi, hanno però sollevato la prospettiva di un aumento delle esportazioni di petrolio dall’Iran. Con greggio iraniano disponibile, l’offerta della materia prima è destinata ad aumentare ancora (e i prezzi a scendere di più se la domanda è indebolita dal contesto incerto).

Previsioni prezzo petrolio: di quanto può diminuire?

Goldman Sachs prevede che il Brent raggiungerà una media di 63 dollari e il WTI una media di 59 dollari per il resto del 2025, mentre nel 2026 il Brent si attesterà su 58 dollari e il WTI su 55 dollari.

Gli analisti guidati da Daan Struyven hanno affermato in una nota che nel quarto trimestre del 2025 la domanda globale di petrolio aumenterà solo di 300.000 barili al giorno su base annua.

UBS ha ridotto le sue previsioni sul Brent di 12 dollari al barile, portandole a 68 dollari. Allo stesso tempo, prevede che il WTI si attesterà a 64 dollari al barile. JPMorgan ha rivisto al ribasso le sue previsioni sul prezzo del petrolio per il 2025 e il prossimo anno, citando una maggiore produzione da parte dell’OPEC+ e una domanda più debole.

Lo spread del prezzo del Brent tra dicembre 2025 e dicembre 2026 è entrato in una fase di contango, poiché gli investitori hanno scontato l’eccesso di offerta e le preoccupazioni relative alla domanda, ha affermato BMI, parte di Fitch Solutions. In un mercato di contango, i prezzi del mese iniziale sono inferiori a quelli dei mesi successivi.

Questi Paesi rischiano con i prezzi del petrolio così bassi

Il tema dei prezzi del petrolio è importante non solo per le conseguenze sull’inflazione. L’economia di alcuni Paesi dipende dalla vendita di greggio e questo calo delle quotazioni può impattare negativamente sui bilanci statali.

Per esempio, Turchia, India, Pakistan, Marocco e gran parte dell’Europa emergente che dipende dalle importazioni di petrolio dovrebbero beneficiare dei prezzi più bassi del greggio. Tuttavia, gli stati esportatori, tra cui i paesi del Golfo, Nigeria, Angola, Venezuela e, in una certa misura, Brasile, Colombia e Messico, risentiranno della perdita di una parte dei ricavi in ​​valuta forte, hanno affermato gli investitori.

“I perdenti saranno colpiti in modo relativamente più duro rispetto al rialzo registrato nei Paesi importatori”, ha affermato Thomas Haugaard, gestore del portafoglio per il debito dei mercati emergenti presso Janus Henderson Investors.

Gli attuali prezzi del petrolio sono ben al di sotto della media di 69 dollari ipotizzata nel bilancio per l’anno prossimo dai principali esportatori di petrolio, secondo i calcoli di Morgan Stanley, il che indica Angola e Bahrein come i paesi più sensibili. L’Angola sta già risentendo della situazione. La scorsa settimana, ha dovuto pagare 200 milioni di dollari dopo che JPMorgan ha emesso una richiesta di margine sul total return swap da 1 miliardo di dollari della nazione australe, ha dichiarato il Ministero delle Finanze.

Per la Russia, il calo dei prezzi potrebbe avere profonde implicazioni economiche e politiche. Il Paese è riuscito a resistere in gran parte alle massicce sanzioni economiche dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022 grazie all’impennata dei prezzi del petrolio che ha incrementato le sue entrate.

Gli esperti sostengono da tempo che il crollo dei prezzi del petrolio potrebbe avere gravi ripercussioni sui piani di bilancio e di spesa della Russia e, di conseguenza, costringerla a riconsiderare la sua campagna militare in Ucraina.

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