Cosa sta succedendo in Bangladesh?

Maria Paola Pizzonia

7 Agosto 2024 - 11:42

Il Bangladesh è in crisi con violente proteste contro il governo di Hasina e il sistema delle quote.

Cosa sta succedendo in Bangladesh?

Il Bangladesh sta vivendo una delle crisi politiche e sociali più gravi della sua storia recente. Le proteste sono iniziate come una manifestazione contro il sistema delle quote per l’accesso ai lavori governativi. Però poi si sono trasformate in un movimento di massa contro il governo di Sheikh Hasina. Le violenze sono alle stelle e la tensione ha raggiunto un punto culminante. Ora infatti siamo arrivati alla fuga della primo ministro in India e all’istituzione di un governo provvisorio militare per ristabilire l’ordine. Ma osserviamo la situazione nel dettaglio.

Premesse storiche del Bangladesh

Il Bangladesh è una nazione giovane: nato nel 1971 dopo una guerra di indipendenza contro il Pakistan, ha ad oggi un sistema politico di natura parlamentare. La nazione ha tuttavia attraversato molti periodi di instabilità politica, alternandosi tra governi civili e regimi militari. Sheikh Hasina, leader della Lega Awami, è salita al potere per la prima volta nel 1996. La Lega Awami è un partito politico orientato sul progressismo e socialismo democratico, con focus su sviluppo economico e giustizia sociale (almeno in teoria). Il partito ha dominato la politica bangladese per gran parte degli ultimi due decenni. Va detto che il potere è stato mantenuto anche a vittorie elettorali controverse, con accuse di manipolazioni elettorali​.

Come sono nate le proteste: il sistema delle quote

Ma c’è un elemento che ha dato origine alle proteste: si tratta del controverso sistema delle quote. Parliamo, in breve, di un sistema che riserva una percentuale significativa di posti di lavoro governativi a determinati gruppi sociali, lasciandone altri (come ad esempio i molti giovani laureati del paese) senza opportunità. Ma perchè?

Il sistema delle quote in Bangladesh è un meccanismo che ha subito messo in allarme la popolazione. Il governo ha cercato di calmare le acque, sostenendo che l’obiettivo fosse quello di migliorare l’inclusione e garantire che gruppi storicamente svantaggiati avessero accesso alle opportunità di lavoro e istruzione. L’idea proposta era quindi quella di aiutare le minoranze etniche, le donne e i figli dei veterani di guerra.

Mentre i sostenitori affermano che le quote sono essenziali per correggere le disuguaglianze storiche e promuovere l’inclusione, gli oppositori ritengono che il sistema sia diventato obsoleto e penalizzi ingiustamente i candidati meritevoli non appartenenti ai gruppi beneficiati dalle riserve.

La diffusione delle proteste

Da ciò sono nate una serie di manifestazioni in tutto il paese. Le manifestazioni, guidate principalmente dagli studenti, sono scoppiate nella nazione e si sono rapidamente trasformate in violenti scontri con le forze dell’ordine. Il bilancio dell’escalation è tragico: oltre 440 morti in totale e centinaia di feriti. Le violenze si sono intensificate a Dhaka, la capitale, dove la situazione è particolarmente critica. Le autorità hanno addirittura imposto un coprifuoco nazionale e sospeso l’accesso a Internet nel tentativo di contenere le proteste. Le strade di Dhaka sono state descritte come un vero e proprio campo di battaglia, con manifestanti armati di bastoni che si scontrano con la polizia e le forze di sicurezza.

A Dhaka, due giovani sono stati uccisi nel distretto di Munshiganj, uno colpito alla testa e l’altro ferito da arma da fuoco. Nel nord del paese, a Kishioreganj, due persone sono morte dopo che i manifestanti hanno incendiato una sede del partito al governo.

Misure di contenimento e arresti

Le autorità hanno reagito con durezza per cercare di ristabilire l’ordine. Un coprifuoco è stato imposto a partire dalle 18:00 locali, mentre la sospensione di Internet è stata attuata di nuovo per ostacolare l’organizzazione delle manifestazioni. Questa misura è stata presa per la seconda volta in tre settimane a causa del rinnovato ciclo di violenze.

Oltre ai numerosi morti e feriti, ci sono stati massicci arresti di manifestanti in tutto il paese. Le proteste hanno attirato l’attenzione di ex militari, attivisti e personaggi pubblici, che hanno espresso il loro sostegno al movimento. Addirittura, alcuni ex capi dell’esercito hanno chiesto il ritiro delle truppe dalle strade e la fine delle violenze​.

Le piazze di Dhaka e di altre città sono ad ora teatro di continui scontri tra manifestanti e sostenitori del governo, con le forze dell’ordine che cercano di gestire a malapena una situazione sempre più fuori controllo.

Ma il problema è più ampio e riguarda l’intero governo di Hasina

Il malcontento nei confronti del governo di Sheikh Hasina non è nuovo. Durante i suoi mandati, Hasina ha affrontato numerose critiche per la sua gestione autoritaria del potere. Le accuse di corruzione, l’erosione della democrazia e la repressione delle opposizioni hanno alimentato un crescente risentimento. C’è un altro aspetto molto interessante: le politiche economiche, sebbene abbiano portato a una crescita significativa del PIL, non hanno risolto le profonde disuguaglianze sociali ed economiche. Le tensioni sono poi definitivamente esplose con l’introduzione del sistema delle quote, percepito come un’ulteriore ingiustizia.

La decisione di Hasina di non affrontare le proteste in modo costruttivo ha poi esacerbato la situazione, portando a un’escalation di violenze e alla sua eventuale fuga. La sua partenza ha segnato un passo importante nelle proteste, ma ha lasciato il paese in questo attuale vuoto di potere e in una crisi profonda.

Cosa ne sarà del Bangladesh?

Con la fuga di Sheikh Hasina, il Bangladesh si trova ora sotto un governo provvisorio guidato dall’esercito. Tuttavia, la popolazione e molti osservatori internazionali chiedono una leadership civile e democratica che possa riportare stabilità e fiducia nel sistema politico. I leader emergenti devono affrontare il difficile compito di ristabilire l’ordine, risolvere le questioni economiche e sociali che hanno alimentato le proteste e promuovere una vera riconciliazione nazionale.

Il futuro del Bangladesh dipenderà dalla capacità di queste nuove leadership di ascoltare le richieste del popolo. Arriva adesso il momento di implementare riforme significative e garantire che la transizione avvenga in modo pacifico e democratico. Saprà un governo militare esaudire queste sfide? Solo così il Bangladesh potrà sperare di superare questa crisi e costruire un futuro più stabile​.

L’importanza che (ancora oggi) hanno le proteste del basso

L’attuale spinosa situazione in Bangladesh è un esempio non solo di come il malcontento politico non ascoltato diventi contestazione aperta, ma anche della forza delle manifestazioni popolari come strumento del popolo per l’espressione di un disagio. Quando i cittadini si uniscono per far sentire la loro voce contro l’ingiustizia e la corruzione, possono ancora innescare cambiamenti significativi, anche in contesti di forte repressione?

Il Bangladesh è ora a un bivio. Le proteste hanno dimostrato la forza e la determinazione del suo popolo. Tuttavia il paese è attraversato da profonde contraddizioni ed è passato da un governo corrotto ad un governo militare provvisorio. Lungi dall’essere risolto, ora cosa accadrà al paese?

Iscriviti a Money.it