La Siria vive nuovi scontri tra i ribelli jihadisti e il regime di Assad, sostenuto da Russia e Iran. Aleppo è al centro del conflitto, con gravi conseguenze umanitarie.
La Siria torna a tingersi di sangue. Si apre un nuovo e violento capitolo per la storia recente del Paese, che è tormentato dal conflitto dal 2011.
Ribelli jihadisti e gruppi armati, guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), hanno lanciato un’offensiva contro le forze governative di Bashar al-Assad nella regione nord-occidentale del Paese.
Questo scontro si inserisce in un contesto geopolitico complesso, segnato dall’influenza di potenze regionali e globali come Russia, Iran e Turchia, e da mutamenti strategici legati anche ai conflitti in Libano e al genocidio palestinese a Gaza.
L’avanzata dei ribelli verso Aleppo rappresenta non solo una sfida militare al regime siriano, ma anche un potenziale punto di svolta nel fragile equilibrio della regione, già devastata da oltre un decennio di guerra. Di fronte a una simile svolta, che potrebbe mettere in crisi il regime di al-Assad, è opportuno capire le dinamiche e cosa stia accadendo realmente in Siria. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Siria, la storia: dalle primavere arabe a cosa sta accadendo oggi
Per capire cosa stia accadendo oggi in Siria è necessario fare un passo indietro e comprendere la storia del Paese, segnato dal regime autoritario della famiglia Assad, al potere dal 1970.
Hafez al-Assad instaurò un governo basato sul partito Ba’ath, sostenuto dalla minoranza alawita (ramo dello sciismo, ma con elementi che lo differenziano sia da esso che dal sunnismo), consolidando il potere con un controllo repressivo e un sistema di sicurezza capillare. Durante il suo mandato, il paese attraversò tensioni regionali, come il conflitto con Israele per il Golan e il coinvolgimento nella guerra civile libanese, ma mantenne una certa stabilità interna.
Nel 2000, suo figlio Bashar al-Assad salì al potere tra aspettative di riforme, che però non si concretizzarono. La corruzione, la disoccupazione e le disuguaglianze sociali continuarono a crescere, alimentando un malcontento diffuso, al punto che nel 2011 il Paese fu travolto dalla Primavera Araba. Le proteste, iniziate pacificamente contro il regime, si trasformarono in una sanguinosa guerra civile quando il governo rispose con una brutale repressione. Negli anni successivi, il conflitto si è complicato, coinvolgendo ribelli, gruppi jihadisti, curdi e potenze esterne come Russia, Iran, Stati Uniti e Turchia.
Negli anni la Siria si è frammentata in più zone di influenza, subendo devastazioni enormi, milioni di sfollati e una crisi umanitaria senza precedenti. Oggi stiamo assistendo a una recrudescenza del conflitto e il regime si al-Assad potrebbe perdere la sua stabilità.
Chi sono i ribelli jihadisti HTS e perché si combatte in Siria
Oggi la Siria rischia di tingersi nuovamente di sangue a causa dell’offensiva lanciata dai ribelli jihadisti, guidati dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham (in arabo “Organizzazione per la Liberazione del Levante”). L’obiettivo dichiarato del gruppo è la caduta del regime di Bashar al-Assad e la creazione di uno stato islamico basato sulla legge della Sharia in Siria.
L’HST, gruppo jihadista sunnita e nemico del regime alawita di al-Assad, ha approfittato della debolezza degli alleati del governo siriano e ha lanciato un’offensiva, conquistando diverse aree strategiche, incluse porzioni di Aleppo, un tempo motore economico del Paese.
Il regime di Bashar al-Assad, sostenuto da Russia, Iran e Hezbollah, sta affrontando quindi crescenti difficoltà nel mantenere il controllo del territorio, complice l’indebolimento dei suoi alleati, come Hezbollah, martellato dagli attacchi israeliani. La Russia, invece, pur essendo impegnata dal conflitto in Ucraina, ha intensificato i bombardamenti su Aleppo e Idlib per respingere l’avanzata ribelle, ma la sua capacità militare è alquanto ridotta. Questo scenario riflette una frattura crescente all’interno del fronte lealista di Assad, lasciando il regime esposto a nuovi attacchi e perdite territoriali.
D’altro canto, la Turchia, che sostiene i ribelli sunniti per contenere l’influenza iraniana e russa, ha svolto un ruolo ambiguo, osservando da vicino gli sviluppi e cercando di evitare una nuova ondata di profughi al confine, sfruttando l’opportunità per consolidare la propria posizione strategica.
Guerra in Siria, quali sono i rischi e le conseguenze
Di fronte alla recrudescenza del conflitto, migliaia di civili sono stati costretti a fuggire verso rifugi improvvisati, aggravando una crisi umanitaria che dura da anni. La provincia di Idlib, già sovraccarica di sfollati, rischia di diventare il teatro di ulteriori tragedie, con i bombardamenti che continuano a colpire indiscriminatamente aree densamente popolate.
Le organizzazioni umanitarie denunciano oltre 900 attacchi nell’ultimo anno, che hanno provocato centinaia di vittime civili e un numero crescente di sfollati. L’avanzata ribelle potrebbe anche riaccendere tensioni con i curdi nella regione di Tel Rifaat, dove la Turchia ha interessi militari.
Strategicamente, il futuro della Siria appare sempre più incerto. Aleppo rappresenta un nodo cruciale: una sua eventuale caduta potrebbe segnare un punto di svolta nel conflitto, indebolendo ulteriormente il regime di Assad e aprendo la strada a nuove ridefinizioni del potere nella regione. Tuttavia, la mancanza di un intervento deciso da parte di attori internazionali, unita alla complessità degli interessi in gioco, rende improbabile una rapida risoluzione. Il conflitto siriano continua così a rappresentare un microcosmo delle tensioni globali, un terreno di scontro dove si intrecciano le ambizioni di potenze regionali e globali, con un costo umano incalcolabile.
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