Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?

Violetta Silvestri

5 Ottobre 2023 - 10:00

Il prezzo del petrolio è crollato dopo essere aumentato a livelli record: cosa sta succedendo al greggio e quali sono i fattori da considerare per comprendere la traiettoria del greggio.

Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio?

Il prezzo del petrolio sulle montagne russe. Nella giornata di mercoledì 4 ottobre, il calo è stato di quasi il 6%, evidenziando quindi una svolta rispetto al rally dei giorni scorsi che aveva aumentato il rischio inflazione a livello globale.

Alle ore 9.15 circa di oggi, giovedì 5 ottobre, i futures sul Brent scambiano a 86,22 dollari al barile, con un ribasso di oltre l’8% rispetto al picco della settimana a 93,95 dollari al barile. Anche il WTI mostra un prezzo inferiore ai 90 dollari al barile con 84,52 dollari al barile (-7,67%).

Le quotazioni sono aumentate leggermente nelle prime fasi degli scambi di giovedì, recuperando le pesanti perdite della sessione precedente dopo che il comitato dell’OPEC+ ha mantenuto i tagli alla produzione di petrolio. L’offerta, quindi, rimane ridotta, mentre aumentano però anche le preoccupazioni per un imminente crollo della crescita economica globale.

Il tonfo dei prezzi del petrolio di ieri è indicativo dei tanti motivi di pressione che stanno influenzando il settore energetico. Mentre la questione del deficit delle forniture ha finora mantenuto elevati i prezzi, lo scenario cupo sulla domanda - in vista di tassi più alti che frenano la ripresa in grandi economie come Usa ed Europa - si è abbattuto sulle quotazioni e ha innescato l’inaspettato ribasso delle quotazioni Brent e Wti.

Cosa sta succedendo al prezzo del petrolio e perché ci sono diversi fattori da considerare per prevedere dove arriverà il greggio nel prossimo futuro.

Prezzo del petrolio, dal rally al crollo per questi motivi

Mercoledì 4 ottobre il petrolio ha subito una svendita come non si vedeva in un solo giorno da settembre 2022.

Il crollo è arrivato dopo un rally iniziato a giugno, spinto più dalle manovre dell’OPEC e dai suoi tagli di produzione che sulla domanda sostenuta dalla crescita economica (che in realtà vacilla a livello globale). I prezzi del greggio alla fine sono aumentati di quasi il 30% nel terzo trimestre.

L’impennata delle quotazioni ha subito un brusco freno nella seduta di ieri (e anche oggi i prezzi viaggiano in rialzo, ma sotto la soglia dei 90 dollari al barile) per una serie di motivi.

Il principale è la preoccupazione per l’economia globale, in particolare quella più vulnerabile dell’Europa rispetto all’economia statunitense, relativamente resiliente. Il vecchio continente sta affrontando una probabile recessione industriale, mentre in generale la sua attività economica è in contrazione.

In realtà, anche gli Usa hanno i loro problemi. L’inflazione guidata dai prezzi dell’energia degli ultimi tre mesi ha spinto la Federal Reserve a rimanere aggressiva sui tassi di interesse per il prossimo futuro. Ciò ha rafforzato il dollaro portandolo ai massimi degli ultimi 11 mesi e indebolendo ulteriormente le finanze di altre nazioni. La domanda internazionale di greggio e altre materie prime denominate nella valuta statunitense soffre se il biglietto verde guadagna.

Inoltre, lo straordinario calo dei prezzi del greggio di mercoledì è stato provocato anche dal calo stagionale della domanda statunitense. In più, le scorte statunitensi di benzina sono aumentate di quasi 6,5 milioni di barili la scorsa settimana, il più grande aumento in quasi due anni, come ha mostrato mercoledì un rapporto del governo. Le scorte di petrolio greggio, nel frattempo, sono diminuite solo di un terzo durante la settimana terminata il 29 settembre, con un primo aumento in due mesi dei volumi presso l’hub di Cushing, in Oklahoma.

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