Il prezzo del petrolio torna a salire, ma quanto durerà il guadagno? Occhio a fattori cruciali per le quotazioni di greggio: Cina, tensioni in Mar Rosso, dazi USA possono impattare sull’oro nero.
Il prezzo del petrolio torna a salire, spinto da almeno 2 fattori da tenere sotto osservazione.
La Cina, il principale importatore, ha dichiarato che avrebbe approvato misure per rilanciare i consumi incrementando i redditi e gli Stati Uniti hanno ordinato nuovi attacchi contro gli Houthi nello Yemen.
Il greggio Brent è salito sopra i 71$ al barile dopo essere avanzato dell’1% venerdì, con il WTI vicino ai 68$. Pechino fornirà dettagli sulle politiche per stabilizzare i mercati azionari e immobiliari, aumentare i salari e il tasso di natalità della nazione, ha riferito l’agenzia di stampa statale Xinhua.
Nel frattempo, gli attacchi militari statunitensi contro i militanti Houthi dello Yemen saranno “implacabili” finché il gruppo non smetterà di colpire imbarcazioni civili e militari nel Mar Rosso, ha affermato domenica il capo del Pentagono Pete Hegseth.
Questi due elementi potrebbero essere fattori incisivi sul mercato del greggio, favorendo una crescita dei prezzi che finora sono risultati tiepidi. In generale, i prezzi del petrolio sono aumentati leggermente la scorsa settimana, interrompendo una flessione di almeno tre settimane alimentata dalla preoccupazione per un rallentamento economico globale causato dall’escalation delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e altre nazioni.
Il prezzo del petrolio sale grazie a Cina e Mar Rosso
Lunedì 17 marzo i prezzi del petrolio sono saliti dopo che gli Stati Uniti hanno promesso di continuare ad attaccare gli Houthi dello Yemen finché il gruppo filo-iraniano non porrà fine ai suoi attacchi al trasporto marittimo.
Gli attacchi aerei statunitensi, nei quali 53 persone sarebbero rimaste uccise, rappresentano la più grande operazione militare statunitense in Medio Oriente da quando il presidente Donald Trump è entrato in carica a gennaio. Un funzionario statunitense ha dichiarato alla Reuters che la campagna potrebbe durare settimane.
Gli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso hanno sconvolto il commercio globale e innescato una costosa campagna da parte dell’esercito statunitense per intercettare missili e droni. L’implicazione dell’Iran in questa vicenda potrebbe impattare sul greggio. Gli USA, infatti, hanno promesso sanzioni più severe contro Teheran, che andrebbero a colpire anche il commercio di petrolio iraniano.
Nel frattempo, l’attenzione è massima nei confronti degli sviluppi economici dell Cina. Il consiglio di Stato, o gabinetto, ha presentato domenica quello che ha definito un “piano d’azione speciale” nel tentativo di stimolare i consumi interni e la ripresa dell’economia nazionale. Un rilancio della potenza asiatica, bloccata in una crisi della domanda e deflazionistica, dovrebbe dare la spinta al consumo di petrolio e, quindi, far salire il prezzo.
Cosa aspettarsi sul prezzo del petrolio? Occhio alla recessione USA
Gli analisti di Goldman Sachs hanno tagliato le stime sul prezzo del petrolio, affermando di aspettarsi una crescita più lenta del previsto per l’economia statunitense, a causa dei dazi imposti a Paesi come Canada, Cina e Messico.
“Riduciamo di 5$ la nostra previsione per dicembre 2025 per il Brent a 71$/barile (WTI a 67$), il nostro intervallo per il Brent a 65-80$ e la nostra previsione media per il 2026 a 68$ per il Brent (WTI a 64$)”, hanno affermato gli analisti in una nota.
Secondo gli analisti di Goldman, si prevede che la domanda di petrolio crescerà a un ritmo più lento del previsto, mentre l’offerta OPEC supererà le previsioni.
A marzo, la fiducia dei consumatori negli Stati Uniti è crollata al minimo degli ultimi due anni e mezzo e le aspettative di inflazione sono salite alle stelle, a causa dei timori che i dazi di Trump possano far aumentare i prezzi e indebolire l’economia. Un indebolimento dei consumi USA potrebbe incidere sui prezzi del petrolio, allentando la domanda e quindi le quotazioni.
Infine, l’Agenzia Internazionale per l’Energia ha frenato l’entusiasmo dei tori del petrolio, segnalando che l’offerta di greggio sta superando la domanda di 600.000 barili al giorno, oltre a ridurre le previsioni di domanda per l’anno. E l’AIE non è la sola. Anche i più grandi trader di petrolio del mondo stanno lanciando l’allarme, diventando ribassisti mentre la sovrapproduzione aumenta sia all’interno che all’esterno dell’OPEC.
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