Recessione USA? “Nessuna garanzia che non ci sarà”. Bessent parla di crisi finanziaria e Wall Street

Laura Naka Antonelli

17 Marzo 2025 - 10:00

Il segretario al Tesoro USA Scott Bessent non ci sono garanzie che non ci sarà una recessione USA. La frase sulla crisi finanziaria.

Recessione USA? “Nessuna garanzia che non ci sarà”. Bessent parla di crisi finanziaria e Wall Street

Nessuna garanzia che non ci sarà nessuna recessione”. E, a quanto pare, non è questo il momento di pensare a Wall Street. Parole del segretario al Tesoro americano Scott Bessent, in un intervento al programma televisivo “Meet the Press” della NBC.

Non solo: senza i provvedimenti che l’amministrazione Trump sta prendendo per rimettere in riga i conti federali degli Stati Uniti, “ quello che posso garantire è che avremmo avuto una crisi finanziaria . Le ho studiate, le ho insegnate, e se avessimo continuato a spendere a quei livelli....era insostenibile tutto ”.

Noi”, ha continuato Bessent, “stiamo ora procedendo a un reset, mettendo le cose su un piano sostenibile ”.

Wall Street? Per il segretario al Tesoro USA Bessent “le correzioni sono salutari”

Per quanto riguarda il trend di Wall Street, con l’indice Dow Jones reduce dalle settimana peggiore dal 2023, Bessent ha ricordato di essersi occupato di investimenti per 35 anni: “e vi posso assicurare che le correzioni sono salutari. Sono normali. Ciò che non è normale è continuare a salire, avere mercati euforici: è questo il modo in cui si arriva alle crisi finanziarie. Sarebbe stato molto più salutare se qualcuno avesse cercato di mettere qualche freno negli anni 2006, 2007. Non avremmo avuto i problemi del 2008 ”, (anno in cui esplose la crisi finanziaria prima in USA, poi in tutto il mondo) .

Ancora Bessent: “ non sono preoccupato per i mercati. Nel lungo termine, con una politica fiscale efficace, una deregulation e una sicurezza energetica, i mercati andranno benissimo”.

Venerdì scorso Wall Street ha chiuso in forte rialzo, mettendo tuttavia fine alla peggiore settimana per l’indice dei titoli industriali Dow Jones dal marzo del 2023, mese in cui la borsa USA fu bersagliata da una carica continua di sell off a causa della crisi delle banche peggiore dal periodo della crisi finanziaria del 2008, quando il fallimento della banca regionale Silicon Valley Bank (SVB) fece andare nel panico i mercati di tutto il mondo, facendo paventare agli investitori il peggio dal crac di Lehman Brothers.

Wall Street riparte dopo settimana da incubo, dal 19 febbraio capitalizzazione giù di oltre $5 trilioni

Il balzo del Dow Jones di venerdì scorso, pari a ben +674,62 punti, a quota 41.488,19, non ha impedito al listino di chiudere la settimana con un tonfo pari a -3,1%.

Giù su base settimanale, nonostante i buy di venerdì scorso, anche il Nasdaq Composite e lo S&P 500, che sono scesi di oltre il 2%, soffrendo la quarta settimana consecutiva di ribassi iniziata con lo shock di un vero e proprio Black Monday, travolti dai violenti smobilizzi che hanno portato ben cinque delle azioni delle Magnifiche 7 a capitolare nella fase del mercato orso

Spaventosa la velocità con cui i due indici azionari USA Nasdaq e S&P 500 sono scivolati in una fase di correzione: basti pensare che lo S&P 500 ha testato il suo picco il 19 febbraio scorso, a fronte di una capitalizzazione di 52,06 trilioni di dollari, stando ai calcoli di FactSet.

Gli smobilizzi hanno fatto scivolare il valore di mercato dell’indice benchmark di Wall Street nella sessione di giovedì scorso 13 marzo 2025 a $46,78 trilioni il che significa che, nell’arco di tre settimane circa, la capitalizzazione dello S&P 500 ha sofferto un tonfo di ben $5,28 trilioni.

Impressionanti i sell che hanno colpito le Magnifiche 7: le azioni del colosso dei chip per l’AI Nvidia sono crollate dal 19 febbraio scorso del 17%, mentre l’ETF Roundhill Magnificent Seven ETF (MAGS) ha perso il 16%.

In evidenza il massacro che ha colpito le azioni Tesla che, nella sessione di lunedì scorso, sono affondate di ben il 15%. Sotto pressione anche le altri componenti del club delle Magnifiche 7, ovvero Alphabet-Google, Amazon, Microsoft, Meta, Apple.

Preoccupa tra l’altro vedere che, a dispetto dei pesanti smobilizzi, lo S&P 500 viene tuttora scambiato a un livello pari a 24,1 volte gli utili riportati nei 12 mesi precedenti, ben al di sopra della media di lungo termine

C’è chi ha commentato la calma con cui l’amministrazione Trump ha reagito ai poderosi sell off che hanno colpito Wall Street con la presenza di un piano della Casa Bianca ben preciso per far crollare l’azionario made in USA. Tutto, mentre dal mondo dell’alta finanza non sono mancati avvertimenti sull’avvento di situazioni ancora più drammatiche, come è emerso dalla profezia di Ray Dalio. E nella settimana di contrattazioni che si è appena aperta, ovvero quella della Fed, con la seconda riunione del 2025 del FOMC, il braccio di politica monetaria della banca centrale USA guidata da Jerome Powell, gli investitori sono tutti con il fiato sospeso. Nel primo Fed Day del 2025 del mese di gennaio Powell ha confermato lo status quo sui tassi sui fed funds USA.

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