Nessuna crisi di governo ma il voto sulla Tav avrà delle conseguenze sull’esecutivo: Matteo Salvini avrebbe fatto delle precise richieste al premier Giuseppe Conte per continuare l’alleanza con i 5 Stelle, altrimenti si vota.
Prendere o lasciare. Nessuna crisi di governo nell’immediato, ma Matteo Salvini nel suo faccia a faccia di Palazzo Chigi con Giuseppe Conte ha elencato al premier quali sono le sue richieste per continuare a tenere in piedi il governo del cambiamento.
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“Qualcosa si è rotto - ha poi sentenziato Salvini poche ore dopo a Sabaudia davanti alla solita folla di gente da tempo in attesa di sentire il comizio del leader della Lega - o si cambia oppure la parola torna agli italiani”.
Una sorta di ultimatum ora sulla scrivania del premier che verte su delle precise richieste: la testa di tre ministri poco graditi al Carroccio (Trenta, Toninelli e Tria), oltre alla priorità nell’agenda di governo all’Autonomia, la Flat Tax e la riforma della Giustizia.
Cosa farà adesso il Movimento 5 Stelle, accetterà le richieste dell’alleato oppure, in un impeto di orgoglio, batterà i pugni sul tavolo? Visto l’andazzo degli ultimi tempi, il sentore è che alla fine Salvini vedrà accontentate, se non tutte, almeno la maggior parte delle sue richieste.
Le richieste di Salvini
Se prima dell’estate era stato Giuseppe Conte a lanciare un aut aut ai gialloverdi sull’abbassare i toni altrimenti avrebbe salutato tutti, adesso è Matteo Salvini a presentare un papello di richieste al premier per tenere in vita il governo.
Più che l’exploit della Lega alle europee di fine maggio pesa sulla tenuta dell’esecutivo il voto al Senato sulla Tav, dove la mozione del Movimento 5 Stelle è stata bocciata per il voto della Lega insieme alle opposizioni segnando così una spaccatura di fatto all’interno del governo.
Il destino della maggioranza carioca mai come in questo momento sembrerebbe essere in bilico. Per poter continuare l’avventura iniziata poco più di un anno fa, Matteo Salvini ha fatto delle richieste ben precise al premier.
Per prima cosa un bel rimpasto di governo a settembre. Con la valigia pronta sarebbero quindi Giovanni Tria (Economia), Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Trasporti e Infrastrutture).
In particolare l’addio al governo di Toninelli e della Trenta sembrerebbe essere a questo punto scontato. Il primo oltre alle infinite polemiche con Salvini, pagherebbe anche il via libera alla Tav dopo che da sempre il pentastellato si è dichiarato contrario all’opera.
La Trenta invece occupa un posto che fa particolarmente gola al Carroccio, al pari dei Trasporti, ma l’azione del ministro della Difesa finora non ha particolarmente convinto neanche gli stessi 5 Stelle.
Più complesso il discorso che riguarda Tria, in teoria nominato a Palazzo Tesoro su suggerimento della Lega. Cambiare un ministro dell’Economia alla vigilia dell’inizio della discussione sulla legge di Bilancio potrebbe essere una mossa rischiosa, soprattutto per quanto riguarda una possibile reazione negativa dei Mercati.
C’è poi tutto il discorso dei provvedimenti da portare avanti. Matteo Salvini sempre a Sabaudia ha elencato le cose che il governo dovrebbe fare in autunno: la riforma dell’Autonomia, quella della Giustizia e la Flat Tax.
Richieste precise e non di poco conto che, se accettate, andrebbero in qualche modo a sentenziare la definitiva egemonia della Lega all’interno del governo, nonostante che attualmente in Parlamento il gruppo più numeroso è quello del Movimento 5 Stelle.
Il governo rischia?
Più che quella del premier Conte, adesso è fondamentale capire quella che sarà la reazione del Movimento 5 Stelle di fronte alla mossa di Salvini. I pentastellati si trovano di fronte quindi al classico bivio.
Accettare le richieste dell’alleato significherebbe consegnarsi di fatto nelle mani della Lega, proseguendo sulla falsariga delle ultime settimane dove i pentastellati hanno fatto passare tutto al Carroccio nel timore di un voto a settembre.
Continuare su questa strada significherebbe però mettere in atto una sorta di suicidio politico per i 5 Stelle, che già alle europee hanno visto dimezzarsi i voti rispetto alle politiche e che vengono dati in difficoltà anche negli ultimi sondaggi.
Rispedire al mittente le richieste fatte da Salvini potrebbe significare però la fine della loro esperienza di governo. Se poi si dovesse veramente tornare alle urne, sarebbe un bel problema visto che per permettere a Di Maio e gli altri big del Movimento di candidarsi di nuovo servirebbe una nuova acrobazia per andare a modificare la regola interna dei due mandati.
Luigi Di Maio quindi potrebbe optare per una soluzione intermedia: cercare di trattare per non concedere tutto quanto richiesto al Carroccio, salvando così il governo senza genuflettersi totalmente davanti al Capitano.
C’è da considerare poi che eventuali elezioni a ottobre, come si vocifera in ambienti leghisti, sono tecnicamente possibili ma sostanzialmente improbabili. Il Colle infatti non andrebbe mai a sciogliere le Camere in piena sessione di legge di Bilancio, per non esporre il paese al rischio di attacchi finanziari e dell’esercizio provvisorio (aumento automatico dell’Iva al 25%).
Il sentore è che anche questa minaccia di crisi sia destinata a rientrare, con i due contraenti del contratto di governo che troveranno una mediazione per andare avanti almeno fino ad anno nuovo, dove invece potrebbe succedere di tutto.
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