Cosa vuole davvero la Cina da Taiwan? Non è la guerra. L’analisi di Giuliani

Violetta Silvestri

18 Ottobre 2024 - 15:37

L’analista Federico Giuliani spiega a Money.it perché la guerra aperta tra Cina e Taiwan non ci sarà. Ecco cosa vuole davvero Pechino dall’isola.

Cina-Taiwan: la guerra temuta dal mondo e spesso annunciata come imminente è un bluff secondo l’analista Federico Giuliani.

La tensione altissima tra il dragone e quella che da sempre considera come la “provincia ribelle”, infatti, più che l’avvicinarsi di un vero e proprio conflitto rappresenta una precisa strategia di Pechino:

“Tutto quello che sta facendo la Cina è a scopo più dimostrativo...Mi spiego meglio, Pechino non ha alcun interesse nello scatenare, e questo lo diciamo già da tempo, una guerra che poi diventerebbe globale andando a invadere o comunque ad attaccare Taiwan.

La strategia cinese, semmai è diversa, è quella di dimostrare non solo a Taiwan, ma ovviamente agli Stati Uniti e a tutti i loro partner dell’Indo-Pacifico, di avere la situazione sotto controllo, di essere arrivata al punto di poter dominare la regione, chiamiamola così, il cortile di casa cinese.”

In sostanza, la Cina sta portando avanti una “guerra psicologica” secondo il giornalista esperto in vicende asiatiche. Nel suo intervento su Money.it ha ribadito che lo scopo ultimo cinese è “corrodere la resistenza militare dell’isola per poter poi arrivare nel lungo o addirittura lunghissimo periodo a fare quel passo desiderato, cioè l’annessione di questa isola de facto indipendente alla cosiddetta mainland senza sparare un solo colpo”.

Il gioco del dragone, quindi, sarebbe molto più raffinato di una guerra di aggressione diretta. Anche perché, “la Cina quindi anche da un punto di vista economico non ha un interesse nel preparare un’invasione, anche perché Taiwan fino a poco tempo fa, ma tuttora, rappresenta una meta abbastanza dorata per quanto concerne gli investimenti cinesi e viceversa”.

Ma, visto che “Taiwan è a un centinaio e poco più di chilometri dalle coste cinesi, è inserita in un contesto asiatico, dove non ha questi grandi protettori, quindi un blocco totale dell’isola avrebbe danni letali, uguali se non peggiori, rispetto a una guerra aperta”. Su questo aspetto fa pressione la Cina, ben consapevole che una prova di forza militare sarebbe apocalittica, ma un logoramento lento ma continuo può davvero portare Pechino a dominare la regione.

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