Il dollaro continua a rafforzarsi: è una minaccia? Con un biglietto verde che torna a dominare sulle altre valute, si aggravano i rischi di instabilità economica mondiale.
Il dollaro Usa è tornato alla ribalta, balzando verso nuovi massimi e portando ulteriori sconvolgimenti all’economia globale.
Da luglio, infatti, il biglietto verde ha ripreso una strada rialzista, con l’US dollar index (che misura il valore del dollaro in relazione a un paniere di valute straniere) passato da 99 a 105 tra il 18 luglio e l’8 settembre.
Un rally in parte inaspettato, visto che dopo l’impennata del 2022 diversi strateghi avevano calcolato un calo della valuta statunitense sulla scia di stime più incerte sull’economia Usa forse in recessione e di sicuri tagli ai tassi da parte della Fed nel 2024.
Nel complesso e mutevole scenario economico globale, però, le aspettative sulla crescita della prima potenza mondiale e sulla politica monetaria della Federal Reserve sono in parte cambiate. La resilienza economica Usa da una parte - pur con problemi da risolvere e rischi all’orizzonte - e una banca centrale vista ancora aggressiva dall’altra hanno ridato forza al dollaro. Con conseguenze inevitabili sui mercati e le economie mondiali.
È tornato il dollaro forte: cosa succede?
Seppure con alti e bassi, la tendenza del dollaro rimane in rialzo, anche in vista della riunione Fed del 20 settembre. Anche se non sono previsti ulteriori aumenti dei tassi di interesse in questo meeting, la maggioranza degli analisti considera il tono di Powell più aggressivo che accomodante.
Per gli strateghi di ING, il messaggio generale della Fed dovrebbe essere quindi a sostegno del dollaro: mantenere la porta aperta a ulteriori inasprimenti, se necessario, e riferire sui tagli dei tassi nel 2024, che però potrebbero essere di minore entità sulla scia di un’inflazione energetica tornata a scaldarsi.
Inoltre, in un contesto economico piuttosto resiliente negli Usa, il biglietto verde sembra destinato a restare forte, aggiungendo il fattore di una certa avversione al rischio che sta indebolendo gli indici azionari globali (e di solito favorisce il dollaro come valuta rifugio).
Per capire cosa sta succedendo al dollaro e perché è di nuovo indirizzato verso i massimi livelli, occorre guardare alle dinamiche economiche mondiali.
La valuta appare infatti alimentata da una spaccatura sempre più ampia nell’economia globale. Mentre gli Stati Uniti sfidano le previsioni pessimistiche e la crescita vacilla in Cina ed Europa, il dollaro è tornato a riprendersi, aumentando bruscamente contro praticamente tutte le principali valute negli ultimi due mesi.
“Il dollaro è di nuovo una bestia”, ha commentato l’esperto Mark Nash su Bloomberg, abbandonando la sua posizione ribassista sul dollaro che aveva previsto a metà anno.
Il rimbalzo del biglietto verde è un altro esempio di quanto i mercati siano stati colti di sorpresa dalla sorprendente resilienza dell’economia statunitense – e dall’inflazione persistente che ne è derivata. Alla fine del 2022, la stragrande maggioranza degli economisti prevedeva che la Fed sarebbe probabilmente passata alla modalità di lotta alla recessione, riducendo i tassi di interesse per far ripartire la ripresa.
Invece, gli Stati Uniti sono andati avanti, anche se la crescita mostra segni di incertezza. Ciò sta spingendo gli investitori a spostare liquidità negli Stati Uniti, dove si prevede che i tassi di interesse rimarranno più alti e il mercato azionario è stato sostenuto dalle aspettative che la Fed concluda il suo ciclo di rialzi dei tassi con l’economia sostanzialmente intatta.
La combinazione di questi fattori ha spinto il Bloomberg Dollar Spot Index vicino ai massimi di quest’anno, dopo un rally record di otto settimane iniziato a metà luglio.
“I fattori ciclicamente rialzisti del dollaro che hanno dominato nel 2022 sono tornati quest’estate, con la relativa resilienza economica degli Stati Uniti in contrasto con la sottoperformance dell’euro e le preoccupazioni economiche della Cina”, ha commentato Audrey Childe-Freeman, capo stratega FX del G-10 presso Bloomberg Intelligence.
Kit Juckes, stratega di Societe Generale, ha affermato che il mercato è ora guidato più dalle divergenti prospettive di crescita che dai tassi di interesse stessi. Ha sottolineato il crollo dell’euro anche se la Banca Centrale Europea ha alzato i tassi la scorsa settimana, e ha attribuito il movimento alle prospettive di crescita più pessimistiche della banca. Una differenza sempre più forte tra Usa e altre potenze mondiali sul tema della ripresa sta quindi riportando il dollaro sul trono delle valute.
Il dollaro minaccia l’economia mondiale
Come tutti i movimenti bruschi di mercato, anche la corsa ritrovata del dollaro sta avendo conseguenze a livello globale in ambiti finanziario ed economico.
I funzionari di Cina e Giappone si stanno muovendo per proteggere le loro valute. Le aziende americane si preparano a un colpo negativo sui loro utili. E in tutto il mondo in via di sviluppo si sta evocando il ricordo doloroso del 2022, quando il dollaro forte provocò shock economici facendo aumentare il prezzo delle materie prime sui mercati globali e il peso dei debiti esteri.
Saranno probabilmente i Paesi dei mercati emergenti a subire maggiormente il super dollaro. Ciò è in parte dovuto al fatto che le importazioni sono più costose e questo esaspera le pressioni inflazionistiche, incoraggiando le banche centrali a mantenere alti i tassi di interesse per difendere le loro valute e impedire la fuga di liquidità.
La scorsa settimana, per esempio, il governo polacco è intervenuto per sostenere lo zloty dopo che un taglio dei tassi di interesse maggiore del previsto ha innescato una svendita della valuta. Il dollaro forte lascia poco spazio a un allentamento della politica per far ripartire la crescita economica.
In Cina e Giappone, i funzionari questo mese hanno segnalato la volontà di proteggere le rispettive valute da ulteriori ribassi. Dopo che lo yuan offshore ha chiuso al minimo storico, i politici cinesi hanno reagito fissando i tassi di riferimento giornalieri dello yuan a un livello più forte del previsto e cercando di aumentare il costo del finanziamento per coloro che scommettono contro la valuta.
In Giappone, Masato Kanda, viceministro delle finanze per gli affari internazionali, ha dichiarato che il governo è pronto a intervenire nuovamente sui mercati se lo yen si indebolisce ulteriormente.
Il biglietto verde in corsa, comunque, danneggia anche la potenza Usa. Negli Stati Uniti, dove prospettive di profitto più ottimistiche hanno contribuito a sostenere i prezzi delle azioni, l’aumento del dollaro minaccia di ridurre gli utili dall’estero.
Apple, ad esempio, ha affermato che il dollaro forte ha pesato sulle vendite in Europa e in Asia, mentre Walt Disney Co. si aspetta che questo riduca il numero di visitatori dei parchi a tema provenienti dall’estero.
L’anno scorso gli analisti del Credit Suisse Group AG hanno stimato che ogni rialzo compreso tra l’8% e il 10% del dollaro provoca, in media, un calo di circa l’1% sugli utili delle aziende statunitensi.
In questa cornice, Nash, il gestore di fondi con sede a Londra presso Jupiter Asset Management, ha abbandonato la visione ribassista sul dollaro. Ora scommette che con la crescita degli Stati Uniti che è semplicemente forte, mentre il resto del mondo è stato debole e prevedendo una Fed in grado di domare l’inflazione, la crescita americana continuerà e il dollaro resterà stabile su questi livelli.
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