Così la Cina farà scoppiare la bolla green

Violetta Silvestri

13/11/2023

La Cina corre nella transizione energetica, ma il suo eccesso di offerta di pannelli solari è già una bolla green pronta a esplodere. E l’Europa ne sta pagando le conseguenze.

Così la Cina farà scoppiare la bolla green

La corsa della Cina verso la transizione energetica rischia innescare una crisi mondiale, con una vera e propria bolla green pronta a esplodere.

Il dragone sta compiendo passi da gigante nella conversione all’energia green e le sue aziende dominano il mondo in settori oggi cruciali quali la produzione di veicoli elettrici e di componenti per pannelli solari.

L’offerta cinese in questi ambiti è talmente ampia che sta modificando l’equilibrio domanda/offerta globale, producendo pannelli solari e parti di esso a prezzi molto bassi e quindi attraenti per gli acquirenti europei. In questo modo, però, si affossa il mercato del vecchio continente, dove le aziende dei vari Paesi Ue non reggono la competitività dei costi cinesi e non riescono ad avviare la loro produzione.

In sostanza, alcune aziende temono che stia per scoppiare una bolla verde.

L’economia cinese guidata dallo Stato ha speso lo scorso anno quasi 80 miliardi di dollari nella produzione di energia pulita, circa il 90% di tutti gli investimenti di questo tipo a livello mondiale, stima BloombergNEF.

La spesa annuale del Paese per l’energia verde è complessivamente aumentata di oltre 180 miliardi di dollari all’anno dal 2019, afferma l’Agenzia internazionale per l’energia. In questi dati ci sono le premesse per prevedere un boomerang del boom cinese contro lo sviluppo del settore in Europa e negli Usa. Cosa può accadere, secondo una analisi di WSJ.

In Cina boom nell’energia pulita. Ma è una bolla in esplosione

Tra i più recenti produttori cinesi di energia solare figurano un allevatore e un produttore di giocattoli: la notizia è importante per capire quanto si stia espandendo il settore e quanto sia diventato redditizio da invogliare imprese di ogni tipo a entrare nel business.

La spesa per l’energia verde in Cina è in repentina espansione, tanto che si assiste a un rapido accumulo di energia rinnovabile nel Paese e a un eccesso di componenti solari. Questo significa che i prodotti del dragone in questi comparti legati alla sostenibilità vengono spediti ovunque a prezzi bassi, ostacolando i tentativi di costruire tale produzione altrove, in particolare in Europa.

Secondo il data tracker OPIS del Dow Jones, per esempio, dall’inizio dell’anno i prezzi del polisilicio cinese, l’elemento costitutivo dei pannelli solari, sono diminuiti del 50% e quelli dei pannelli del 40%. Il risultato è l’effetto della ampia disponibilità di offerta.

Per citare alcuni esempi di come la Cina stia creando una bolla green, c’è il caso del il gigante lattiero-caseario cinese Royal Group. Tra i suoi ultimi progetti ci sono una fattoria con 10.000 mucche da latte, un impianto di lavorazione del latte e una fabbrica da 1,5 miliardi di dollari per produrre celle e pannelli solari.

Il produttore di latte non è stato il solo a puntare sull’energia solare cinese negli ultimi due anni. Tra gli altri ​​figurano una catena di gioielli, un produttore di apparecchiature per il controllo dell’inquinamento e un’azienda farmaceutica.

I nuovi arrivati ​​stanno contribuendo a un’ambiziosa spinta verso l’energia eolica e solare in Cina: solo quest’anno il Paese è destinato a installare all’incirca la stessa quantità di energia solare che gli Stati Uniti hanno in totale, stima Rystad Energy.

Nel frattempo, le esportazioni cinesi di tutto, dalle batterie e veicoli elettrici ai pannelli solari e alle turbine eoliche, sono aumentate. L’Europa e gli Stati Uniti, impegnati nel sostenere in ogni modo la produzione nazionale di energia pulita, ne stanno pagando già le conseguenze in termini di competitività di prezzi.

Non solo, l’eccesso di offerta può provocare una rovinosa discesa dei prezzi di questi componenti, con importanti contraccolpi sui profitti dei produttori di tutto il mondo. Molte aziende solari cinesi affermate avvertono infatti che le conseguenze potrebbero essere gravi, con perdite o fallimenti anche nel breve periodo.

Non è un caso che alcune imprese, tra le quali nomi leader del settore cinese come Jinko Solar, Trina Solar, Canadian Solar hanno sospeso i piani di espansione, secondo TrendForce, una società di market intelligence con sede a Taiwan.

L’eccesso di offerta è stato esacerbato dalle barriere alle importazioni imposte in India e negli Stati Uniti, che hanno sconvolto le previsioni dei produttori cinesi e hanno lasciato i loro pannelli fermi nei porti e nei magazzini.

Gli Stati Uniti si sono rivelati particolarmente imprevedibili con la minaccia di imposizione di dazi antidumping e l’attuazione dell’Uyghur Forced Labour Prevention Act, che ha finito per impedire l’ingresso nel Paese di pannelli realizzati con polisilicio cinese.

Perché la Cina è una minaccia per l’Europa nell’energia pulita

Molti produttori cinesi cercano ora di scaricare le scorte a prezzi molto scontati in Europa, uno dei pochi grandi mercati solari senza tariffe o altri ostacoli alle importazioni di pannelli. Mentre gli sviluppatori europei del settore solare sono entusiasti, i produttori della regione, già in difficoltà, si sentono minacciati.

Alcuni produttori europei erano già alle prese con sfide interne come la lentezza delle autorizzazioni, la mancanza di manodopera qualificata e gli elevati costi energetici, che rendevano difficile competere con le controparti cinesi.

Il recente calo dei prezzi dell’energia solare ha fatto sì che i pannelli cinesi vengano venduti a circa la metà del costo di produzione per i membri dell’associazione europea dell’industria manifatturiera dell’energia solare, ha affermato Johan Lindahl, segretario generale del gruppo. Circa il 40% dei pannelli prodotti quest’anno dai membri che hanno risposto al sondaggio dell’associazione languivano nei magazzini.

Un produttore norvegese di wafer solari, un componente chiave dei pannelli, è fallito in agosto. L’unico rivale europeo rimasto, NorSun, ha interrotto la produzione nelle ultime settimane perché i suoi clienti, per lo più produttori europei di celle e pannelli solari, non erano in grado di vendere i loro prodotti, ha affermato Carsten Rohr , direttore commerciale di NorSun.

Di questo passo, la dipendenza dell’Europa dal solare cinese rischia di aumentare invece di diminuire, ha affermato Gunter Erfurt, amministratore delegato del produttore svizzero di celle e pannelli solari Meyer Burger.

L’azienda ha deciso di posticipare la prevista espansione europea e spedire invece le attrezzature di produzione in un nuovo stabilimento negli Stati Uniti, che ha offerto ingenti sussidi governativi ai produttori di energia solare.

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