Se dal 2021 ad oggi le esportazioni cinesi verso il resto del mondo sono cresciute del 29%, quelle dirette in Russia, sempre nello stesso arco temporale, hanno superato il 121%.
Nel 2022 Joe Biden aveva definito l’offensiva russa in Ucraina un colpo devastante per l’economia della Russia. Due anni più tardi, e cioè oggi, si prevede che quella stessa economia crescerà nel 2024 più velocemente di Stati Uniti, Germania, Francia o Regno Unito. Certo, gli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro Mosca, ma è difficile che l’ennesimo pacchetto punitivo possa in qualche modo cambiare una realtà ormai già consolidata, data la resilienza mostrata dal Cremlino.
La tattica adottata da Vladimir Putin per resistere alla pressione occidentale è stata più semplice di quanto non si possa pensare. Il presidente russo si è limitato ad aumentare le spese per la Difesa, puntando così su una sorta di “economia di guerra”, e a trovare clienti e fornitori in Asia che fossero propensi a sostituire i partner commerciali perduti (leggi: Usa e Ue). Al momento, almeno nel più stretto presente, la missione di Putin è riuscita. Al contrario, gli sforzi americani ed europei volti a paralizzare la Federazione Russa sembrerebbero falliti, ha scritto il Washington Post.
Per capire il motivo in maniera più approfondita basta dare un’occhiata ai dati raccolti dall’Atlantic Council. Innanzitutto le relazioni commerciali esterne della Russia si sono stabilizzate. In seguito al drastico crollo di oltre il 50% delle importazioni subito dopo l’attacco in Ucraina, l’import russo è tornato più o meno alla media del 2019. Parte integrante di questa ripresa, ha spiegato il think tank, è dovuto al rafforzamento delle relazioni commerciali tra Mosca e Pechino. [...]
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