Per prevenire le forme più gravi di Covid i farmaci antivirali sembrerebbero essere la soluzione, eppure sono ancora molti i dubbi sulla loro efficacia. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Dall’inizio della pandemia la scienza ha lavorato senza sosta per trovare vaccini e medicinali per contrastare la diffusione del Covid. Nonostante si sia cercato di fornire ogni risposta e argomentazione sull’efficacia o meno dei vaccini, ricordando quanto questi siano stati una valida protezione dalle forme più gravi, lo stesso non si può dire per gli antivirali, sui quali sono ancora molti i dubbi.
Si è spesso attribuita la responsabilità alla burocrazia o ai medici di famiglia per le poche prescrizioni dei farmaci antivirali, ma ancora troppo poco si sa su questi medicinali. L’esempio più lampante è il caso del molnupiravir autorizzato sia negli Stati Uniti che in Italia dall’Aifa prima dell’ok dell’agenzia europea (Ema), autorizzazione mai concessa per i pochi dati forniti a riguardo.
La decisione di fornire precocemente medicinali antivirali, una volta accertatane la sicurezza, è stata dovuta alla situazione di emergenza, per alleggerire la pressione sulle terapie intensive. È opportuno quindi interrogarsi sulla reale efficacia o meno degli antivirali e se ha senso o meno assumerli.
Covid, cosa si sa sui farmaci antivirali: a che punto sono gli studi
Sono principalmente due i farmaci antivirali somministrati per prevenire i sintomi più gravi del Covid: paxlovid e molnupiravir. A oggi, come riporta anche Repubblica, si stima che il 90% dei dati raccolti su molnupiravir non sia stato pubblicato.
Un grave problema dato che la mancanza dei dati può generare una distorsione - detto bias di pubblicazione - sui risultati e su ciò che si crede essere l’efficacia degli antivirali. È quindi necessario che le case farmaceutiche pubblichino gli studi finora condotti.
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Covid: gli antivirali sono quindi così efficaci come si crede?
Per capire la reale efficacia dei farmaci antivirali (paxlovid e molnupiravir) è opportuno guardare ai dati finora noti.
Molnupiravir
Stando anche a quanto riportato anche da Repubblica, prima del via libera da parte della Food and Drug Administration negli Stati Uniti, erano stati pubblicati alcuni dati definitivi che mostravano come il farmaco riduca solo di un terzo gli esiti sfavorevoli. Gli studi sono ancora in corso, ma alcuni risultati sono stati comunicati in maniera riservata all’Oms.
Paxlovid
Anche questo antivirale, che si può assumere per via orale, ha riservato alcuni spiacevoli risultati. È emerso infatti che in una buona fetta di pazienti dopo una prima negativizzazione, il tampone tornava a essere di nuovo positivo. Non solo. Lo studio sul New England Journal of Medicine, presentato per confermare l’efficacia di questo medicinale, in realtà ne indica alcuni limiti: il farmaco riduce i sintomi più gravi e il ricovero negli over 65, ma al di sotto di questa soglia non sembra ci siano effetti vantaggiosi per contrastare il Covid.
Covid, ha senso utilizzare i farmaci antivirali?
Dopo aver esaminato i pochi studi di cui si dispone e sapendo che in alcuni casi i dati non pubblicati superano il 90%, ci si potrebbe domandare se abbia realmente senso assumere gli antivirali o meno.
Ciò che sicuramente è sbagliato è nel come si comunica e si presenta un prodotto alla comunità scientifica e al resto dei cittadini. Infatti, è errato presentare i farmaci antivirali come prodotti sufficienti a neutralizzare la sintomatologia più grave del Covid, come non basta solo il vaccino per garantire l’immunità di gregge, dato il continuo mutare del virus.
Ciò che invece ha senso è guardare agli antivirali come un’arma in più alla lotta contro il Covid. Solo sommando i vaccini con i farmaci antivirali, in caso di positività, e il resto delle norme anti-Covid si può ottenere una copertura efficace che può consentire alla popolazione di convivere serenamente con il virus. Solo in quest’ottica ha senso assumere tali farmaci
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