Covid, cosa sappiamo sulla nuova variante Pirola?

Alessandro Nuzzo

19/08/2023

Individuata in Israele, Danimarca, Stati Uniti e Regno Unito, l’Oms l’ha classificata tra quelle da tenere sotto monitoraggio. Ecco cosa sappiamo a riguardo.

Covid, cosa sappiamo sulla nuova variante Pirola?

La malattia da covid-19 non è più una pandemia da qualche mese e questo lo ha sancito anche l’organizzazione mondiale della sanità. Ma non significa che l’emergenza è terminata e che l’andamento epidemiologico non debba continuare ad essere monitorato. Anche se il numero dei casi nel mondo sono relativamente bassi, ci sono diverse varianti che continuano a circolare e che vanno monitorate attentamente per evitare pericoli.

Al momento le varianti che circolano maggiormente sono quelle denominate Arturo ed Eris. Ora è stata scoperta una nuova variante, chiamata Pirola, che l’organizzazione mondiale della sanità ha definito sotto monitoraggio. Vediamo cosa sappiamo a riguardo.

Nuova variante Pirola, l’Oms l’ha classificata variante sotto monitoraggio

La nuova variante di covid-19, la Ba.2.86, chiamata Pirola, è stata individuata nel Regno Unito, Stati Uniti, Danimarca ed Israele. L’organizzazione mondiale della sanità l’ha classificata come variante sotto monitoraggio a causa delle forti mutazioni, oltre 30, registrate sulla proteina Spike. Un forte numero di mutazioni che ha messo in allarme gli esperti e per questa variante ha previsto quindi un costante monitoraggio per evitare ogni rischio. Al momento la variante non è presente in Italia o almeno non è stata ancora isolata nel nostro paese. Dai primi risultati non è emerso che sia più contagiosa o più pericolosa rispetto alle altre causando una malattia più grave.

«Il potenziale impatto delle mutazioni Ba.2.86 non è noto al momento, siamo in una fase di attenta valutazione» - fanno sapere dall’Oms. Le forti mutazioni rispetto alle precedenti varianti la potrebbero rendere più contagiosa o più pericolosa. Per questo motivo deve essere analizzata e tenuta sotto osservazione con regolarità e attenzione per evitare ogni rischio. La guardia deve restare ancora alta. Nel nostro paese nonostante ormai nessuno più ne parla, ci sono ancora quasi 6.000 nuovi casi di positività a settimana e oltre 50 decessi. Numeri sicuramente in calo che non richiamano a nessun allarmismo ma al tempo stesso non va fatta alcuna sottovalutazione.

In autunno nuovo vaccino per i pazienti a rischio

Intanto la società italiana di Malattie Infettive e Tropicali ha accolto le indicazioni del ministero della Salute e raccomanda una dose di vaccino di richiamo in autunno per anziani, persone fragili, donne in gravidanza e operatori sanitari. Una dose di richiamo che viene consigliata anche ai familiari e ai conviventi di persone con grande fragilità. Questo per scongiurare l’insorgenza grave della malattia.

«Ci troviamo pertanto di fronte a una situazione epidemiologica complessa, in quanto i soggetti ultrasessantenni e fragili hanno un’immunità ridotta dovuta al fatto che hanno eseguito l’ultimo richiamo vaccinale più di sei mesi fa. È auspicabile che la vaccinazione autunnale venga fatta con i diversi vaccini oggi disponibili, sia quelli a mRna che quelli proteici adiuvati» - fanno sapere dalla Simit tramite una nota.

«Il richiamo dovrà essere fatto ad almeno tre mesi dall’ultima dose di vaccino o dalla diagnosi di infezione da virus Sars-CoV-2 ed, eccetto alcuni casi, sarà possibile anche la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri vaccini (come quello antinfluenzale)»- si legge.

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