L’Italia modello virtuoso nella lotta al coronavirus? No, secondo un rapporto che accusa il nostro Paese: poteva evitare 10.000 morti per il COVID, ma non lo ha fatto. Per quale motivo?
L’Italia finora è stata osannata all’estero per aver affrontato in modo virtuoso la violenta ondata di coronavirus a marzo.
Ora, però, è spuntato un rapporto che va controtendenza e accusa proprio il nostro Paese di grave negligenza: avrebbe addirittura provocato almeno 10.000 morti in più a causa della sua superficialità sul piano sanitario.
Come è possibile? A svelare questa scioccante verità è un rapporto del generale dell’esercito in pensione Pier Paolo Lunelli, studiato in anteprima dal Guardian.
L’Italia, quindi, avrebbe potuto evitare migliaia di morti per il COVID, ma non lo ha fatto: cosa è successo?
Cosa non ha fatto l’Italia, lasciando morire 10.000 persone in più per COVID?
Alla base della grave conclusione sull’Italia ci sarebbe un piano pandemico gravemente obsoleto, ipotetico responsabile di migliaia di morti per coronavirus.
Nello specifico, lo studio del generale prende in considerazione il programma anti-pandemie, che andrebbe man mano aggiornato in base alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità e del il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC).
Ora, nel mirino è finito il documento “Piano pandemico influenzale” pubblicato sul sito web del Ministero della Salute italiano aggiornato l’ultima volta il 15 dicembre 2016. Le proprietà del documento su Abode Acrobat Reader, però, rivelano che è stato creato nel gennaio 2006.
L’Italia, quindi, stando a queste evidenze, aveva un “piano vecchio e inadeguato” che “non fa cenno a scenari e ipotesi di pianificazione” secondo il generale dell’esercito.
Lunelli ha stimato che ben 10.000 degli oltre 35.000 decessi in Italia potrebbero essere stati attribuiti alla mancanza di protocolli anti-pandemici adeguati e in linea con le ultime indicazioni degli enti internazionali ed europei.
Le autorità italiane, si presume, non hanno aggiornato il piano pandemico del Paese nel 2017, quando avrebbero dovuto farlo dopo le indicazioni OMS e ECDC.
L’atteggiamento superficiale dell’Italia, segnalato nel report, è stato lo stesso di altri Paesi, come ha affermato Lunelli:
“Non siamo gli unici con un piano obsoleto. La differenza è che siamo stati il primo Paese europeo a essere stato colpito dal virus, mentre altri hanno avuto il tempo di pianificare.”
Paradossalmente, per esempio, Il Regno Unito aveva un piano anti-pandemia esemplare e avrebbe dovuto essere in grado di contenere il virus anche meglio della Germania.
Inoltre, è stato considerato uno dei leader mondiali nella pianificazione delle pandemie, risultando lo scorso anno come secondo al mondo dopo gli Stati Uniti dal Global Health Security Index per la sua strategia di sicurezza biologica, pubblicata nel 2018. Ma come gli USA, il Regno Unito è stato fortemente criticato per la sua inefficienza.
Italia non aveva il piano anti-pandemia: cosa rischia?
A seguito del rapporto Lunelli, il gruppo Noi Denunceremo (riunisce i familiari delle vittime COVID), che ha già presentato oltre 150 denunce legali ai pubblici ministeri, presenterà anche una denuncia contro tutti i primi ministri e ministri della salute italiani dal 2013 per non aver aggiornato il piano pandemico.
Lunelli, che si è detto disposto ad affrontare un pubblico ministero, è convinto che la mancanza di un piano efficace ha avuto un grave impatto per numero delle vittime e crollo dell’economia.
Queste le sue conclusioni:
“Affrontare una pandemia senza buoni piani, con competenze di terapia intensiva insufficienti e una scarsità di dispositivi di protezione della salute, è come trovarsi alla guida di un autobus su una strada di montagna nel mezzo di un’improvvisa e abbondante nevicata senza catene da neve.”
La questione del piano anti-pandemia e la possibilità di salvare dal COVID 10.000 vite in Italia potrebbe, quindi avere dei risvolti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA