L’Italia ha superato la soglia delle 50 mila vittime di coronavirus, e ci vorrà ancora un po’ prima di poter dire che il peggio della seconda ondata è passato
Con il bollettino della Protezione civile di lunedì 23 novembre, l’Italia supera la soglia delle 50.000 morti per COVID-19 e si unisce così agli altri Paesi del mondo che hanno raggiunto il triste traguardo: USA, India, Brasile, Regno Unito e Messico. È il secondo Paese europeo per numero di morti e uno con i più alti tassi di letalità.
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Il bollettino di lunedì ha registrato un aumento nelle ultime 24 ore di 22.930 nuovi casi e 630 morti. Gli attuali positivi sono, così 796.849, mentre i decessi sono 50.453.
I nuovi positivi sono molti meno del giorno precedente (5.500), a fronte però di un numero molto inferiore di tamponi effettuati e casi testati (-30.000). Se da un lato l’indice Rt si abbassa e, quindi, la velocità di crescita della pandemia rallenta, anche nella seconda ondata l’Italia continua ad essere ai primi posti nel mondo per morti di coronavirus.
Il nostro Paese si trova infatti al 6 posto nel mondo e al secondo in Europa, dopo USA, Brasile, India, Messico e Regno Unito. Dietro l’Italia ci sono Francia, Iran, Spagna e Argentina. Almeno per quanto riguarda il numero di morti ufficiali (numerosi report affermano che le vittime in Russia potrebbero essere molto più alte).
COVID-19 Italia, presto il picco delle terapie intensive
Ma la situazione italiana potrebbe presto peggiorare ulteriormente. L’affollamento delle terapie intensive, infatti, va verso il picco, ma ci vorrà ancora un po’ prima di poter dire che “il peggio è passato”.
“Ci pare di poter dire con una certa ragionevolezza che la curva di crescita dei ricoveri in terapia intensiva sta flettendo verso il basso. La crescita è meno rapida, quindi ragionevolmente tra una settimana si può sperare che il numero dei degenti si possa stabilizzare, raggiungendo il picco, e poi scendere”, ha detto all’Adnkronos Salute Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac (il sindacato dei medici di anestesia e rianimazione).
Il picco non avrà una cima stretta come quella della prima ondata, perché su quella aveva agito un lockdown drastico “che ha tagliato velocemente i casi”, ha spiegato Vergallo. Nella seconda ondata, invece, il picco sarà più largo, e i posti in terapia intensiva ci metteranno un po’ prima di svuotarsi.
Nei giorni scorsi sono apparse sul sito dell’ISS le linee guida per i medici con i criteri da seguire per scegliere a chi dedicare le cure intensive quando non ci sono abbastanza risorse.
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