Scoperta in Lussemburgo, sta contagiando tantissime persone nel Regno Unito e presto potrebbe arrivare anche in Italia.
Il covid ha rialzato la testa con l’arrivo dell’inverno. Anche in Italia ormai nel giro di un mese i nuovi positivi sono più che raddoppiati e anche i ricoveri nei reparti ordinari sono in rialzo. Nulla di preoccupante, va detto, la maggior parte delle persone ha sintomi simili ad un’influenza tanto che spesso è difficile distinguere se si tratta di malanni stagionali o di covid-19.
Al momento in Italia la variante dominante è la EG.5.1, ossia Eris, che discende da Omicron e viene isolata nel quasi 60% dei casi. In questo oceano di varianti e sottovarianti ce n’è una che è osservata con attenzione perché sarebbe in grado di superare con successo le barriere innalzate dal sistema immunitario: stiamo parlando della variante JN.1, scoperta in Lussemburgo e diffusa già in Stati Uniti, nel Regno Unito, Francia e altri paesi. Data la rapida diffusione non è detto che prima o poi non possa arrivare anche in Italia visto che nel Regno Unito sono convinti che ben presto la variante JN.1 diventerà il ceppo dominante.
Vediamo cosa differenzia la variante JN.1 dalle altre e perché è da tenere sotto osservazione.
Nuova variante JN.1: perché è da attenzionare
Questa nuova variante JN.1 è stata scoperta per la prima volta in Lussemburgo ad agosto scorso prima di diffondersi sopratutto nel Regno Unito, Stati Uniti e Francia. Si tratta di una sottocategoria della variante Omicron Pirola. Rispetto alla variante Pirola però ciò che la caratterizza è una mutazione nella proteina Spike che le consentirebbe di superare la barriera delle difese immunitarie permettendogli così di infettare molte persone. Nel Regno Unito l’84% dei nuovi positivi lo sono a causa della nuova variante JN.1.
Sulle sue potenzialità che la renderebbero più infettiva rispetto alle altre varianti si è espressa Sheena Cruickshank, immunologa all’Università di Manchester che ha detto: «Una delle mutazioni che sembra avere JN.1 ha il potenziale per aiutarla ad ancorarsi meglio alle cellule, rendendola più capace di infettare. Questo, unito ai meccanismi di elusione immunitaria, potrebbe rendere difficile per i nostri sistemi immunitari sbarazzarsi di essa».
Quali sono i sintomi
I sintomi che la nuova variante provoca non sembrerebbero però diversi rispetto a quelli causati da altre varianti. In pratica, causerebbe generalmente gli stessi sintomi di Omicron o Pirola, ossia febbre e brividi, tosse, stanchezza, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, dolore muscolare, mal di testa, perdita del gusto oppure dell’olfatto, congestione nasale e diarrea.
Ormai bisogna convivere con il covid e con le nuove varianti. Secondo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano, circa ogni 4 mesi emergono nuove varianti perché ormai queste hanno una vita breve. Quando all’aumento dei contagi in Italia, Pregliasco ha detto: «Mentre l’nfluenza assomiglia più a una montagna che cresce, il contagio Covid tende a salire più lentamente. Aspettiamoci un picco probabilmente per Natale, ma che potrebbe replicarsi con il nuovo anno».
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