Stretta monetaria della Bce e spred in crescita spingono i tassi sui nuovi mutui: si torna ai livelli di gennaio 2019, segnando l’1,93%.
Prevedibile e inesorabile la crescita dei tassi sui nuovi mutui bancari: a maggio il dato dei tassi sui nuovi mutui ha raggiunto l’1,93% - rispetto all’1,81% di aprile - secondo i dati del rapporto mensile dell’Abi. Si tratta dell’aumento più alto da gennaio 2019 quando si attestava all’1,95%.
Nel quadro generale emerso dal Rapporto mensile di Abi, si registrano comunque dinamiche positive a maggio per il mercato del credito italiano: prestiti in aumento e tassi ancora bassi (prima della svolta al rialzo decisa dalla Bce). Gli indicatori segnalano, inoltre, sofferenze bancarie in diminuzione.
Al momento le simulazioni dei mutui in rete, riportano tassi fissi che veleggiano già fra il 2,3 e il 2,8%, con punte anche oltre il 3%. I variabili sono ancora poco sopra l’1%, ma si tratta di una forbice destinata a serrarsi in fretta vista l’accelerazione di Francoforte e della Fed nella stretta monetaria che incide anche sui tassi di mercato di riferimento.
I rialzi si prevedono in considerazione dell’annuncio della Bce sul primo rialzo dei tassi a partire dalla prossima riunione di luglio: i mercati sono in turbolenza, il ritocco all’insù è destinato a influenzare inevitabilmente anche il mercato dei prestiti.
Per le famiglie italiane l’impatto sarà comunque circoscritto rispetto a quanto visto negli anni scorsi, sostiene l’Abi. L’85% dei mutui infatti è a tasso fisso. Chi ha un tasso variabile o chi si appresta a sottoscriverne uno subiranno invece i rincari. Il mercato secondo l’Abi è ancora vitale. Anche grazie alle norme a favore dei giovani under 36, l’acquisto delle prime case mostra andamenti in crescita.
Aumento dei prestiti a imprese e famiglie
I prestiti a imprese e famiglie sono aumentati del 2,8% rispetto a un anno fa. Tale evidenza emerge dalle stime basate sui dati pubblicati dalla Banca d’Italia, relativi ai finanziamenti a imprese e famiglie (calcolati includendo i prestiti cartolarizzati e al netto delle variazioni delle consistenze non connesse con transazioni, ad esempio, variazioni dovute a fluttuazioni del cambio, ad aggiustamenti di valore o a riclassificazioni).
Ad aprile 2022, per i prestiti alle imprese si registra un aumento dell’1,8% su base annua. L’aumento è del 3,9% per i prestiti alle famiglie.
Qualità del credito
Per le banche italiane la stretta monetaria della Bce non ha solo risvolti negativi. La crescita dei rendimenti dei titoli di stato incide sul portafoglio titoli ma in misura limitata visto che, dopo l’esperienza negativa della crisi del debito sovrano, solo un terzo è valutato al fair value e quindi l’impatto in bilancio è limitato.
Gli istituti di credito saranno meno contagiati da tensioni sul debito e oltretutto sono in condizioni migliori complessive e con una minore quota di crediti deteriorati.
Le sofferenze nette - cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse- ad aprile 2022 sono di 16,7 miliardi di euro, in calo di circa 1,2 miliardi rispetto al mese precedente e inferiori di circa 3,1 miliardi rispetto ad aprile 2021 e di 72,2 rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015.
Il prossimo 28 giugno sul tema arriverà la proposta di intervento legislativo in materia di sofferenze bancarie da parte della commissione di inchiesta sulle banche.
Dinamica della raccolta della clientela
In Italia, a maggio 2022, la dinamica della raccolta diretta complessiva (depositi da clientela residente e obbligazioni) risulta in crescita del +3,9% su base annua.
I depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) pur in lieve frenata, sono aumentati, nello stesso mese, di 87 miliardi di euro rispetto a un anno prima (variazione pari a +4,9% su base annuale), mentre la raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, è scesa, negli ultimi 12 mesi, di circa 10,6 miliardi di euro in valore assoluto (pari a -5,0%).
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