Si aggrava la crisi del gas per l’Europa, con la questione del gasdotto nel Mar Baltico che ha spinto la Nato a prepararsi a un attacco. Cosa succede, mentre i prezzi stanno salendo?
Venti di guerra per difendere le forniture di gas in Europa: la Nato si dice pronta a un attacco se si scoprisse che il gasdotto nel nordeuropeo tra Finlandia ed Estonia è stato sabotato.
Si aggiunge pressione, quindi, al settore energetico del vecchio continente, proprio mentre i prezzi del carburante sono nuovamente schizzati verso i 50 euro per megawattora.
La vulnerabilità dell’Europa per quanto riguarda le forniture di gas sta emergendo in tutta la sua interezza, ora che i Paesi Ue si sentono assediati da una serie di fattori avversi quali la guerra in Israele, gli scioperi in Australia e ora la tensione in Nord Europa con la Nato pronta a intervenire. Cosa sta succedendo e perché si teme addirittura una “guerra” del gas.
La crisi del gas in Europa si aggrava, cosa c’entra la Nato?
Il gasdotto Balticconnector, che collega la Finlandia e l’Estonia sotto il Mar Baltico è stato probabilmente danneggiato da “attività esterne”, ha detto martedì il governo finlandese.
Si tratta di una infrastruttura sottomarina che collega Inkoo in Finlandia e Paldiski in Estonia, con la sua sezione sottomarina che corre per 77 km (48 miglia) attraverso il Golfo di Finlandia, un braccio del Mar Baltico che si estende verso Est nelle acque russe e termina nel porto di San Pietroburgo.
Il gasdotto può trasportare fino a 7,2 milioni di metri cubi di gas al giorno (mcm/giorno) o 80 gigawattora (GWh) al giorno.
Il gasdotto è stato inaugurato nel dicembre 2019 per contribuire a integrare i mercati del gas nella regione, offrendo alla Finlandia e alle nazioni baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania una maggiore flessibilità di approvvigionamento. Può trasportare il gas in entrambe le direzioni a seconda di dove la domanda è maggiore.
L’allarme è stato lanciato quando l’infrastruttura ha iniziato a perdere nel fine settimana, portando le indagini a temere si possa essere trattato di sabotaggio. Il primo ministro finlandese Petteri Orpo ha detto ai giornalisti che la rottura è stata causato da una “fonte esterna” rifiutandosi di speculare su chi potrebbe essere responsabile.
In un clima molto teso, con la guerra in Ucraina che continua e la Russia sempre più nemica dell’Occidente, la risposta della Nato non si è fatta attendere.
“Se si dimostrasse che si tratta di un attacco deliberato alle infrastrutture critiche della Nato, allora sarà grave ma riceverà anche una risposta unita e determinata da parte della Nato”, ha detto il segretario Stoltenberg.
Il potenziale sabotaggio fa eco alle esplosioni dello scorso anno nel Mar Baltico, che distrussero i gasdotti gemelli Nord Stream che collegavano la Germania alla Russia.
La Finlandia, che condivide un confine di 1.300 km con la Russia, è diventata l’ultimo membro dell’alleanza militare occidentale ad aprile, ribaltando decenni di status di non allineato dopo l’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte di Mosca. L’Estonia è membro della Nato dal 2004.
Henri Vanhanen, ricercatore presso l’Istituto finlandese per gli affari internazionali, ha affermato che la volontà delle autorità finlandesi di sospettare il sabotaggio indica una forte ragione per presumere intenti ostili. “Questo è un test per l’alleanza: come reagirà se effettivamente verranno rilevate prove, ad esempio, dell’ingerenza russa?”
Ha aggiunto: “Se la Russia è il colpevole, la grande domanda è: perché dovrebbe tagliare le connessioni del gas e delle telecomunicazioni in Finlandia? C’è un piano più ampio?”
Sebbene la Nato non abbia attribuito la colpa a un particolare attore per l’ultimo incidente, ha ripetutamente avvertito che la Russia sta mappando i sistemi sottomarini critici, affermando che esiste un rischio significativo che Mosca possa prendere di mira le infrastrutture in Europa e Nord America.
Europa pressata dai prezzi del gas
I prezzi europei del gas naturale stanno mostrando una crescente incertezza, con gli investitori che piazzano scommesse più alte per i prossimi mesi a causa delle crescenti preoccupazioni per le operazioni di Chevron in Israele e Australia, che gettano una lunga ombra sulle prospettive del mercato.
Il prezzo del TTF olandese, punto di riferimento europeo del gas naturale, è balzato di oltre il 10% rispetto alla settimana scorsa e di oltre il 38% rispetto al mese scorso, alle 11 CET di mercoledì.
Il prezzo per una consegna di novembre 2023 è stato vicino a 50 euro per megawattora, il più alto da aprile, dopo un aumento del 15% lunedì, in mezzo alle crescenti preoccupazioni sull’offerta.
Il colosso petrolifero statunitense Chevron Corp ha interrotto la produzione nel suo giacimento di gas naturale offshore Tamar, vicino alla costa settentrionale di Israele, dopo aver ricevuto istruzioni in tal senso dal governo israeliano, a causa di problemi di sicurezza dovuti all’intensificarsi del conflitto nella regione. Si ritiene che il giacimento Tamar contenga più di 300 miliardi di metri cubi di gas.
Allo stesso tempo, secondo quanto riferito, i lavoratori degli impianti di gas naturale liquefatto della Chevron Corp in Australia stavano pianificando di riprendere gli scioperi. Anche se queste fonti non servono direttamente l’Europa, tutto il mercato appare di nuovo scosso da restrizioni all’offerta, che espongono il vecchio continente alle globali vulnerabilità.
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