L’oro punta a nuovi record nonostante la forza del dollaro: crisi finanziaria all’orizzonte o colpa di Trump e della Fed che alimentano speculazioni? L’analisi di Goldman Sachs.
Il legame tra una crisi finanziaria e l’oro è indissolubile, con il metallo prezioso che continua a essere un riflesso diretto delle turbolenze economiche. Non è un caso che i prezzi dell’oro abbiano raggiunto nuovi record assoluti a 2.874$ l’oncia dopo l’ondata di vendite che lunedì scorso ha colpito i titoli tecnologici Usa - in particolar modo Nvidia, che ha perso il 17% in una sola seduta. Sono in molti a chiedersi se il lancio sul mercato di un nuovo modello linguistico di grandi dimensioni (Llm) gratuito e open-source da parte della startup cinese di AI DeepSeek possa essere l’innesco di una bolla speculativa nel settore dell’intelligenza artificiale. Ma non è solo l’instabilità dei mercati a risvegliare l’interesse verso il metallo giallo: secondo Goldman Sachs, diversi fattori contribuiscono al rialzo dell’oro.
1) Dazi sulle materie prime
L’introduzione di dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada genera preoccupazioni tra gli investitori, spingendo al rialzo il prezzo dell’oro, tradizionalmente considerato un bene rifugio nei momenti di instabilità economica e politica. Lo scenario protezionistico della nuova presidenza Trump è considerato inflazionistico e potrebbe generare guerre commerciali, facendo aumentare la domanda di beni rifugio come l’oro. La prova? Da fine novembre, le riserve di oro al COMEX di New York sono aumentate del 73,5% a 30,4 milioni di once, raggiungendo il livello più alto da luglio 2022, a fronte di una diminuzione di scorte sul mercato di Londra. [...]
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