Crisi del gas: a che punto è l’Europa e perché non c’è il tetto al prezzo (per ora)

Violetta Silvestri

25 Giugno 2022 - 12:21

L’Europa nella trappola del gas russo: riuscirà a liberarsi? Mentre si affanna a cambiare fornitori, il tetto al prezzo non si farà (per il momento). Bisogna attendere: intanto, a che punto siamo?

Crisi del gas: a che punto è l’Europa e perché non c’è il tetto al prezzo (per ora)

Il Consiglio Europeo concluso il 24 giugno non ha dato la svolta sulla crisi del gas. O meglio, sul tetto al prezzo del combustibile, tanto voluto da Draghi, ma accolto più tiepidamente da altri membri.

Intanto, proprio la quotazione di riferimento europea è schizzata oltre i 130 euro a megawattora, lasciando irrisolto il problema dell’inflazione energetica.

Mentre la Germania ha avviato la seconda fase del piano di emergenza e l’Italia osserva attenta gli stoccaggi per l’inverno, seminando una certa sicurezza, la corsa per non restare nella trappola russa prosegue.

Da dove sta arrivando il gas in Europa? Perché il tetto al prezzo è saltato e in quale condizione si trova il continente? Il punto della situazione.

Tetto al prezzo del gas: non c’è accordo in Ue, i motivi

L’enigma dei prezzi elevati dell’energia ha dominato la discussione di venerdì del Consiglio Europeo, ma alla fine non sono emerse soluzioni chiare e condivise. Su sollecitazione di Draghi, si era parlato di convocare un vertice straordinario a luglio per focalizzare la questione del gas, con eventuale meccanismo per il tetto al prezzo, ma l’ipotesi è stata bocciata.

I leader dell’Ue hanno concluso il loro vertice impegnandosi a “garantire un più stretto coordinamento energetico” tra loro e hanno invitato la Commissione a presentare a settembre una relazione sui modi per tenere sotto controllo i prezzi dell’energia, ribadendo un appello a esplorare la fattibilità del price-cap.

Draghi lo ha definito un “risultato soddisfacente” e ha affermato che la questione sarà discussa di nuovo in un vertice di ottobre. Le cose si stanno muovendo secondo il presidente del Consiglio.

Sarà davvero così? La soglia per il tetto al prezzo del gas è stata stimata nel range 80-90 euro per megawattora e, considerando i picchi sui 140 che di nuovo ha toccato la materia prima ad Amsterdam in questa settimana, sarebbe una notizia importante per i consumatori.

Tuttavia, alcuni Paesi, come l’Olanda, hanno nicchiato all’idea, per timore che ci sia una distorsione della liberalizzazione del mercato. La misura, secondo l’Italia e Draghi, significherebbe innanzitutto diminuire le entrate di Gazprom, che non può portare il gas destinato all’Europa in altri mercati.

Vero è che resta l’incognita di come funzionerebbe questo tetto: sarebbe valido solo per gli acquirenti europei del gas russo o verrebbe esteso ad altri mercati? I Paesi del Medio Oriente e dell’Asia, produttori ed esportatori del combustibile, come si comporterebbero? Senza l’applicazione di questo limite, la loro concorrenza si rafforzerebbe.

“Il problema è che non possiamo imporre il tetto solo alla Russia, quindi, una volta applicato non sappiamo come reagirebbero altri produttori, ad esempio l’Algeria, nei confronti del mercato europeo”, ha commentato su Il Corriere dell Sera Gianclaudio Torlizzi, esperto di commodity.

In attesa di novità, l’inflazione energetica sale in Europa e la Bce si dirige verso i rialzi dei tassi.

Quale gas sta arrivando in Europa?

Aspettando misure nuove, cosa succede concretamente ai flussi di gas verso l’Europa? Qualcosa è di certo cambiato dall’inizio della guerra a oggi, a discapito delle vendite russe. Lo mostra innanzitutto questo grafico Ispi su dati ENTSOG:

Forniture gas all'Ue a confronto tra giugno 2022 e primo semestre 2021 Forniture gas all’Ue a confronto tra giugno 2022 e primo semestre 2021 Flussi di gas in Europa: cosa sta cambiando?

Più Gnl, con il rischio scarsità offerta a causa anche delle richieste in Asia, maggiore ruolo dell’Algeria e più spazio alla Norvegia: questo sta emergendo nel nuovo scacchiere geopolitico delle forniture all’Europa.

C’è un 75% in meno di combustibile dalla Russia, ma il fabbisogno del continente non è ancora soddisfatto. E se Mosca decide di usare il gas come ricatto chiudendo ancora i rubinetti, il prezzo salirà con gravi conseguenze per l’Europa.

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