Dai metalli ai cereali fino ai preziosi: perché le materie prime sono in calo

Violetta Silvestri

18 Agosto 2022 - 16:21

Un’analisi delle quotazioni delle principali materie prime sta evidenziando il calo dei prezzi: dai metalli ai cereali, fino a oro e anche al petrolio il ribasso c’è. Come spiegarlo e cosa aspettarsi?

Dai metalli ai cereali fino ai preziosi: perché le materie prime sono in calo

Diminuiscono le quotazioni delle principali materie prime, osservando i dati da aprile a oggi: come mai questa inversione di rotta?

Sono diversi i motivi che stanno raffreddando i prezzi delle commodities, in primis i venti di recessione che soffiano sull’Europa, sugli Usa, sulla Cina e che fanno intravedere un orizzonte con una debole domanda.

In un resoconto del Corriere della Sera, esperti in materie economiche hanno brevemente cercato spiegazioni, tentando di offrire una stime sul futuro che verrà. C’è da dire, infatti, che alcuni analisti di Wall Street hanno già messo in guardia: il rally delle materie prime non è affatto chiuso e i prezzi potrebbero ancora impennarsi entro la fine dell’anno.

Cosa succede e cosa aspettarsi dalle quotazioni delle materie prime?

Materie prime: calano i prezzi, i dettagli

Il confronto tra le quotazioni inizio anno e quelle di oggi delle principali commodities lo ha elaborato Achille Fornasini, docente di Analisi tecnica dei mercati finanziari a Brescia, come riportato da Il Corriere della Sera.

I prezzi delle materie prime stanno scendendo, come è evidente in questi numeri che marcano la variazione dei prezzi nel periodo aprile-luglio:

  • alluminio: -33%;
  • rame: -29,5%
  • zinco: -32,50%;
  • nickel: -51,0%;
  • minerale di ferro: -38,0%;
  • ghisa: -42,60%;
  • cotone: -38,80%;
  • petrolio Bent: -20,0%;
  • palladio: -28,80%;
  • oro: -13,30%;
  • cobalto: -37,80%

Interessante osservare che gas ed elettricità sono invece schizzati ulteriormente, con aumenti di oltre l’80%.

Cosa sta succedendo alle materie prime principali e perché i loro prezzi si sono così abbassati? Secondo il professore sono almeno 3 i motivi: innanzitutto sono aumentate le scorte da parte delle aziende, che in vista degli sconvolgimenti della guerra hanno riempito i magazzini; poi il dollaro forte ha frenato gli acquisti, considerando che le principali commodities sono prezzate nel biglietto verde; infine la politica monetaria restrittiva delle banche centrali ha innescato stime di recessione e stagnazione, facendo fuggire gli speculatori dalle materie prime.

Sebbene questi ribasso siano funzionali all’attività di aziende siderurgiche e non solo, il fatto che i prezzi energetici restino elevati non sta proprio facilitando gli imprenditori.

Carlo Altomonte, docente di Politica economica europea alla Bocconi, ricorda che l’azione delle banche centrali, anche la Bce, è proprio quella di smorzare l’economia e, quindi, la forza inflattiva. I maggiori effetti si dovrebbero vedere tra circa 5 mesi, quando il carrello della spesa, ora ai massimi, dovrebbe calare, sempre se la Banca centrale europea interverrà sui tassi in autunno.

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