I parlamentari avranno diritto alla pensione anche nel caso in cui la legislatura dovesse terminare prima dei «quattro anni sei mesi e un giorno». Entriamo nel dettaglio.
Svolta in parlamento. Deputati e senatori avranno diritto ad ottenere la pensione anche nel caso in cui la legislatura dovesse terminare prima dei fatidici «quattro anni sei mesi e un giorno», il limite fissato al momento dai regolamenti interni per riscattare la previdenza.
Come riporta il Corriere della Sera, il «colpo di scena» sarebbe dovuto a due sentenze emesse dal Consiglio di giurisdizione di Montecitorio e dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama. I parlamentari uscenti, che vorranno dunque farne richiesta, dovranno presentare un ricorso all’amministrazione per chiedere l’integrazione dei mesi mancanti.
I parlamentari avranno la pensione anche senza anzianità
Come sottolinea il Corriere della Sera, non si tratterebbe proprio di una novità. Già lo scorso anno, nel novembre 2020, il Consiglio di garanzia di Palazzo Madama aveva risposto a un ricorso presentato da tre ex senatori che non avevano raggiunto le mensilità previste ma ai quali era stato riconosciuto il diritto alla pensione, purché avessero pagato i mesi mancanti.
La sentenza di Palazzo Madama andava a sanare una disparità di trattamento che si era venuta a creare tra senatori e deputati. Nell’ottobre 2019, infatti, il Consiglio di giurisdizione di Montecitorio aveva riconosciuto lo stesso diritto a dieci ex deputati, subentrati ad altri colleghi nel corso della legislatura e che, pur pagando i contributi, non avevano potuto maturare la pensione.
Queste due sentenze sono destinate a fare giurisprudenza e potrebbero avere un significativo impatto politico. Soprattutto su un eventuale ritorno alle urne il prossimo anno. Come riporta il quotidiano, diversi parlamentari avrebbero temuto di perdere la pensione se si fosse tornati al voto nel 2022. Secondo fonti del Corriere, le amministrazioni dei due rami del parlamento si stavano già preparando per adeguarsi alla novità.
Sulla base di queste sentenze tra loro separate, la politica potrà fare ora il proprio corso. Con la certezza che, anche se la legislatura dovesse finire prima del previsto, nessun parlamentare perderebbe il proprio diritto alla pensione.
Come spiegano alcune fonti, ai deputati e senatori che volessero farne richiesta basterebbe presentare un ricorso all’amministrazione, chiedendo di integrare i mesi mancanti dall’atto di proclamazione delle future Camere al settembre 2022.
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Il sistema pensionistico attuale
Per deputati e senatori eletti per la prima volta a partire dal primo gennaio 2012, il sistema di calcolo è di tipo puramente contributivo. Diversa la situazione per i loro predecessori, per i quali vige un sistema pro quota in cui una parte dell’importo è determinato dal valore dell’assegno vitalizio già maturato al 31 dicembre 2011 e la restante parte dai contributi versati negli ulteriori anni di mandato.
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