Tredicesima senza tasse, il 2024 sarà l’anno buono?

Patrizia Del Pidio

30/07/2024

Dopo un anno si torna a parlare di detassazione della tredicesima: da 80 a 100 euro le ipotesi avanzate per la misure, ma mancano le coperture.

Tredicesima senza tasse, il 2024 sarà l’anno buono?

Rimandato di una settimana (se non di più) il tredicesimo decreto legislativo della delega fiscale in attuazione della riforma, quello che ripropone la tredicesima senza tasse. Si torna a parlare della detassazione della tredicesima mensilità che si voleva attuare anche lo scorso anno, quando l’esecutivo fu costretto a rimandare a causa delle risorse mancanti.

L’idea è sempre quella, prevedere sgravi sulla tassazione delle tredicesime per i lavoratori a basso reddito di cui si doveva discutere oggi, ma la cui valutazione è slittata per la necessità di approfondimenti (e per il reperimento delle risorse). Il progetto è stato accantonato, ma solo per il momento. Vediamo cosa è accaduto e cosa potrebbe essere previsto per il 2024.

Detassazione delle tredicesime già nel 2023

La detassazione delle tredicesime si voleva attuare già lo scorso anno, ma la mancanza di risorse ha costretto l’esecutivo ad accantonare il progetto e rimandarlo a quest’anno.

Nel 2023, in ogni caso, la gratifica natalizia ha goduto di uno sconto sui contributi del 2 e 3% per effetto del taglio al cuneo contributivo che era in corso nel 2022 e che nel 2023 è stato aumentato al 6 e 7% ma con l’esclusione della tredicesima mensilità.

Detassazione tredicesima 2024

Il Governo ora ci riprova e tenta di attuare lo sgravio della tredicesima almeno per il 2024. L’intervento ha diverse ipotesi e nello specifico:

  • 80 euro per tutti i lavoratori con reddito fino a 35.000 euro;
  • 100 euro limitati solo alle famiglie con almeno un figlio a carico e un reddito fino a 28.000 euro.

L’alternativa sarebbe quella prevista dalla delega fiscale che prevede per la tredicesima una tassazione separata con un’imposta sostitutiva; l’intervento dovrebbe comprendere anche i premi produttività che, quindi, insieme alla mensilità aggiuntiva di dicembre potrebbero non essere assoggettati all’Irpef, ma tassati al 5% o al 10%.

Il problema sono le risorse

Come per ogni decisione che il Governo deve prendere il problema è rappresentato sempre dalle coperture. Continuano le critiche da parte di Bankitalia verso il superbonus. I costi esorbitanti della misura (che continueranno a dare nefasti effetti anche nei prossimi anni) complicano la gestione dei conti pubblici. Le entrate non potranno mai compensare le detrazioni attese per i lavori effettuati e l’unica soluzione sarebbe quella di bloccare la misura subito, senza che anche gli effetti del 2024 e 2025 si sommino a quelli passati.

Non è bastato frenare cessione del credito e sconto in fattura e per Bankitalia l’unica soluzione è quella di stoppare il superbonus prima della scadenza originaria (31 dicembre 2025). Tutto questo, ovviamente, nell’ottica che comunque ci dovrà essere anche in futuro un aiuto alle famiglie nelle riqualificazioni degli immobili per rispondere agli obblighi che la direttiva case green impone. In ogni caso le aliquote riconosciute non saranno mai al 100%, come previsto dal Superbonus negli anni passati, ma si pensa di destinare gli aiuti statali alle famiglie a basso reddito e solo per le prime abitazioni.

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