Detrazioni bonus ristrutturazione, quando può richiederle il familiare convivente?

Patrizia Del Pidio

13/02/2025

In quali casi la detrazione per il bonus ristrutturazione può essere richiesta da un familiare convivente del proprietario? Vediamo le condizioni per poter fruire del beneficio fiscale.

Detrazioni bonus ristrutturazione, quando può richiederle il familiare convivente?

Le detrazioni per bonus di ristrutturazione edilizia rappresentano per il contribuente un sostanzioso risparmio in termini economici sulle spese sostenute per la manutenzione ordinaria, straordinaria e conservazione dell’immobile.

Il bonus ristrutturazione, nel 2025, consente:

  • una detrazione del 50% su una spesa limite di 96.000 euro, per l’abitazione principale;
  • una detrazione del 36% su tutti gli altri immobili.

Si tratta, nel migliore dei casi, di una detrazione pari a 48.000 euro che si recupera in dieci quote annuali di pari importo, ovvero di 4.800 euro l’anno.

Cosa accade se il proprietario dell’immobile non ha abbastanza capienza fiscale per poter recuperare totalmente o parzialmente la detrazione? In questo caso la normativa riconosce la possibilità di far godere delle detrazioni il familiare convivente che ha una capienza fiscale più alta, a patto che abbia sostenuto la spesa e che abbia diritti di godimento sull’immobile ristrutturato.

Vediamo qualche esempio, il reddito da considerare e cosa deve fare il familiare convivente per beneficiare delle detrazioni per bonus edilizi.

La capienza fiscale va calcolata a priori per la detrazione

Per capire se beneficiare in prima persona delle detrazioni fiscali o farne beneficiare a un familiare convivente, è necessario fare gli opportuni calcoli prima del pagamento dei lavori di ristrutturazione. Va ricordato, infatti, che a poter portare in detrazione la spesa sostenuta è colui su cui pesa realmente l’onere, ovvero chi l’ha effettivamente pagata. Decidere, quindi, chi deve pagare i lavori di ristrutturazioni risulta fondamentale per non perdere parte della detrazione spettanza a causa dell’incapienza fiscale.

Per comprendere se si ha capienza fiscale bisogna fare un doppio calcolo: applicare l’aliquota Irpef sul proprio reddito per determinare l’imposta lorda, a questa sottrarre le detrazioni da lavoro dipendente. Se la cifra restante è pari o superiore alla detrazione spettante (nel caso del nostro esempio i 4.800 euro massimo che spettano dal bonus ristrutturazione su una spesa di 96.000 euro), c’è la giusta capienza fiscale. In caso contrario no e si va a perdere una parte delle detrazioni spettanti.

Per poter avere una capienza fiscale che permetta di portare in detrazione i 4.800 euro in questione serve un reddito di almeno 28.800 euro lordi l’anno per il quale è dovuta una imposta lorda di 6.720 euro da cui va sottratta la detrazione da lavoro dipendente di 1.905 euro, per un imposta netta dovuta pari a 4.815 euro di Irpef.

In questo caso c’è la capienza fiscale per tutta le detrazione spettante, ma non si stanno prendendo in considerazione tutte le altre detrazioni spettanti per eventuali familiari a carico, spese mediche, sportive, di istruzione ecc...

Tutto questo per dire, in ogni caso, che chi ha un reddito inferiore a 28.800 euro lordi l’anno non avrebbe in ogni caso capienza fiscale per le detrazioni di ristrutturazione edilizia nella misura massima. Questo è uno dei casi in cui converrebbe lasciare la detrazione al familiare convivente che ha una capienza fiscale maggiore.

Quando è meglio lasciare la detrazione per ristrutturazione edilizia al familiare convivente?

Il calcolo fatto nel paragrafo precedente prende in considerazione il proprietario dell’immobile che ha solo una capienza fiscale parziale. Ci sono però proprietari di immobile che sono completamente incapienti, come coloro che rientrano nel regime forfettario o coloro che sono disoccupati o hanno un reddito inferiore agli 8.500 euro l’anno pur essendo lavoratori dipendenti.

In questi caso l’unico modo per fruire della detrazione è che sia un familiare convivente con reddito, che gli permetta la giusta capienza fiscale, a richiedere la detrazione. Come si procede se il familiare convivente non è anche proprietario, almeno in parte dell’immobile?

Ristrutturazioni e detrazioni al familiare convivente cosa si deve fare?

Possono richiedere la detrazione per lavori di ristrutturazione e per il recupero del patrimonio edilizio tutti i familiari conviventi del possessore (o del detentore dell’immobile) che rientrino tra i seguenti:

  • coniuge;
  • parenti entro il terzo grado;
  • affini entro il secondo grado.

In questi casi, ferme restando le condizioni che la normativa prevede per il diritto alla detrazione stessa, la detrazione spetta anche se concessioni e autorizzazioni per i lavori sono intestate al proprietario e non al familiare che fruisce della detrazione.

La cosa importante da ricordare, nel caso a fruire della detrazione sia il familiare convivente, è innanzitutto che i pagamenti siano effettuati da quest’ultimo e che lo status di convivenza si verifichi già dal momento in cui si attiva la procedura o alla data di inizio dei lavori e che continui a sussistere per tutto il periodo in cui si sostengono le spese. Il familiare convivente, inoltre, deve avere diritto di godimento reale sull’immobile (usufrutto, uso, abitazione o superficie).
Il familiare ha diritto alla detrazione solo se risponde ai seguenti requisiti:

  • convivenza con il proprietario;
  • disponibilità dell’immobile su cui si sono effettuati i lavori di ristrutturazione.

La detrazione, quindi, non spetta al familiare convivente nel caso l’immobile sia concesso in usufrutto, sia affittato o concesso in comodato d’uso gratuito, perché in questi casi manca il requisito della disponibilità dell’immobile.

Iscriviti a Money.it