Di Maio e la crisi di leadership: quale futuro per il Movimento? Un’analisi dopo le ultime vicende sui pentastellati
Di Maio sta vivendo sempre di più una crisi di leadership. Quale futuro per il Movimento 5 Stelle che sembra ormai impantanato in uno stallo politico?
La domanda, e tutti i dubbi che ne conseguono, sorge subito dopo le polemiche del voto sulla piattaforma Rousseau per decidere la partecipazione alle Regionali di Emilia Romagna e Calabria.
La bocciatura della linea del Ministro degli Esteri - e capo politico dei pentastellati - ha fatto esplodere aspre critiche non solo nei confronti del leader del movimento. Sotto i riflettori c’è soprattutto la strategia di lungo periodo della formazione politica al governo.
Con Luigi Di Maio in piena crisi di leadership, dove andrà il Movimento 5 Stelle? Le tensioni interne stanno trascinando nel caos i pentastellati, mentre gli scenari nazionali futuri potrebbero dare la spallata finale al progetto grillino.
Di Maio: è crisi per la sua leadership. I motivi
La macchina elettorale per le elezioni regionali di gennaio 2020 si è messa in moto anche per i pentastellati. I militanti hanno infatti deciso su Rousseau di partecipare al voto sia in Emilia Romagna, sia in Calabria.
Non era questo quello che si aspettava il capo politico Luigi Di Maio, contrario alla corsa M5 Stelle. I pentastellati navigano in acque agitate, ne è consapevole anche il suo leader. Per questo la strategia studiata dal Ministro degli Esteri era quella di organizzare gli Stati Generali in primavera, senza impegnarsi in battaglie elettorali. Obiettivo: riorganizzare il movimento.
Sono mesi, infatti, che la formazione politica grillina rischia il tracollo e, soprattutto, una spaccatura incolmabile. Il capo unico, sul quale affidare la leadership del movimento, sembra non funzionare più. Di Maio ha visto aumentare il malcontento dei suoi proprio in riferimento ai suoi poteri e al suo ruolo di guida.
Sono arrivati, quindi, frizioni interne e voci sulla necessità di separare capo politico da incarichi di governo, l’impasse per l’elezione dei capigruppo, la divisione su Ilva e scudo penale, la frustrazione delle elezioni umbre.
Cosa rischia il Movimento 5 Stelle
I rischi per il Movimento 5 Stelle di sfaldarsi una volta per tutti si fanno più seri. È tutto il meccanismo della formazione politica ad essere sotto accusa. Molti pentastellati non hanno digerito il ricorso alla piattaforma Rousseau per decidere su una questione politica importante come le elezioni regionali.
E mentre Di Maio elogia ancora una volta il voto online, quale espressione di partecipazione democratica, c’è chi polemizza con il suo uso strumentale.
Come Roberta Lombardi, che non uso mezzi termini:
“Usiamo Rousseau per davvero, non come scudo dietro cui nascondersi! E non per procrastinare la presa di coscienza dell’inevitabile, ovvero che il ruolo del #CapoPolitico singolo ha fallito e che l’unica grande riappropriazione della propria identità è lavorare come #IntelligenzaCollettiva, riconoscendola e rispettandola”
Anche Roberto Fico è tornato a parlare del Movimento, auspicando una “riflessione importante rispetto all’organizzazione, ai temi e all’identità e sul posizionamento generale nel futuro.”
I pentastellati stanno probabilmente perdendo la fiducia in quella che all’inizio era vista come la carta vincente del movimento: la sua struttura non partitica, fondata su consultazioni online, su figure carismatiche e sull’antipolitica. La previsione, quindi, potrebbe essere la fine dell’esperimento e la confluenza dei grillini in altri partiti.
Una conseguenza estrema, frutto anche di un tentennamento nella scelta degli ideali da seguire. Le ultime indiscrezioni su un possibile ritorno di alleanza M5 Stelle e Lega confermerebbero l’inconsistenza dei valori fondanti del movimento.
Il Movimento esisterà ancora nello scenario politico futuro?
La domanda è di stretta attualità. A soffrire, infatti, non è soltanto il Movimento 5 Stelle con Di Maio in crisi nella leadership.
Il momento è cruciale per tutta la politica italiana. E per i partiti di adesso. La provocazione arriva dal segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti, che prevede una bipolarizzazione.
“È chiaro che nel futuro il confronto e la competizione saranno sempre di più tra un campo democratico civico e progressista, di cui il Pd è il principale pilastro, e la nuova destra sovranista e dalle prossime elezioni regionali il Pd sarà presente.”
Proprio in questa prospettiva il Movimento 5 Stelle rischia di scomparire, inghiottito dalla crisi interna di idee e organizzazione.
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