Statali, Brunetta aumenta i controlli: come funziona la nuova verifica dei risultati

Antonio Cosenza

22/04/2021

L’occhio vigile di Brunetta sui dipendenti pubblici: nel Recovery plan la riforma della valutazione delle prestazioni, nonché della verifica dei risultati.

Statali, Brunetta aumenta i controlli:  come funziona la nuova verifica dei risultati

Più controlli per valutare l’operato dei dipendenti pubblici: è questo l’intento della riforma voluta dal Ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta che verrà collegata al Recovery plan.

L’obiettivo del Ministro della PA, Renato Brunetta, è chiaro da tempo: migliorare le prestazioni degli uffici pubblici, sfida importante specialmente adesso che la burocrazia dovrà fare da spinta, e non da ostacolo, all’attuazione dei progetti previsti dal PNRR. E per farlo si punterà da una parte sul reclutamento di nuove professionalità e dall’altra sul miglioramento delle prestazioni di chi è già in servizio.

Una riforma necessaria, anche alla luce del fatto che la Pubblica Amministrazione si sta aprendo sempre di più al lavoro con modalità agile. Lo smart working resterà anche dopo la pandemia, ma in ogni caso non sarà un diritto soggettivo: non potrà essere il dipendente a decidere, in quanto dovrà essere l’amministrazione a concederlo e solamente qualora questo serva a migliorare le performance dell’ufficio.

Il tutto sarà contornato da una verifica - e valutazione - dei risultati raggiunti, con un controllo che partirà dall’area dirigenziale per poi scendere fino ai ruoli operativi.

Brunetta controlla i dipendenti pubblici: la riforma delle valutazioni

Sul tema della valutazione dei risultati il Ministero della funzione pubblica ha dedicato un progetto di riforma collegato al Recovery plan. Nel dettaglio, l’intenzione è di partire con una valutazione delle performance organizzative: in questo modo, oltre a valutare i dirigenti, si andrà a qualificare la programmazione strategica delle amministrazioni pubbliche.

Si seguirà il principio, quindi, per cui solo da un’efficiente organizzazione si potranno massimizzare i risultati. Per questo motivo il gruppo di lavoro nominato dal ministro della Funzione pubblica, coordinato dal capo di gabinetto Marcella Panucci e da un team di esperti come Carlo Altomonte, Bernardo Mattarella, Raffaella Saporito e Carlo Cottarelli, ha realizzato una riforma dei meccanismi di valutazione dei manager pubblici.

Una riforma in cui si andranno a guardare non solo i risultati, ma anche le opinioni di chi si trova ad usufruire del servizio, quindi sia dei cittadini che delle altre amministrazioni con cui si collabora.

Un controllo che inevitabilmente si ripercuoterà sui dipendenti pubblici, in quanto spetterà poi ad ogni amministrazione valutare il lavoro svolto nei singoli uffici.

Dipendenti pubblici, il controllo con gli indicatori di valutazione

A tal proposito, un ruolo importante in questa fase di “valutazione” l’avranno i “key performance indicators”. A differenza di quanto accade oggi, la verifica non riguarderà tanto i processi lavorativi, quanto i risultati concreti ottenuti: ad esempio, si valuterà il tempo di risposta, come pure le pratiche lavorate da ogni singolo dipendente pubblico. Proprio per questo motivo il Ministero della Funzione pubblica starebbe pensando ad una piattaforma unica per la raccogliere tutti questi indicatori, così da rendere anche possibile le valutazioni tra diverse amministrazione.

E per rendere la riforma il più efficiente possibile si sta ragionando su un coinvolgimento degli Organismi di valutazione, i quali dovranno essere resi più indipendenti; inoltre, servirà una formazione e un training costante dei propri membri, così da prepararli alla nuova procedura di controllo.

Pugno duro contro i quei dipendenti pubblici che fino a qualche anno fa venivano descritti come “fannulloni” da Brunetta: “una minoranza” secondo il Ministro, ma serve un controllo continuo delle prestazioni per fare in modo che tutti raggiungano determinati standard di risultati.

Perché lavorare nella Pubblica Amministrazione deve essere - come spiegato da Brunetta - “un onore in quanto si lavora a servizio di 60 milioni di italiani”; non va pensato come un “posto fisso o un ammortizzatore sociale, poiché in questo modo si va a fare un cattivo servizio”.

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