Mario Draghi punta alla presidenza della Repubblica e sembra non nascondersi più: ecco cosa riferiscono alcune fonti a Money.it sulla strategia dell’inquilino di Chigi per raggiungere il Quirinale.
Mario Draghi vuole il Quirinale. Al presidente del Consiglio Palazzo Chigi sembra iniziare a stare stretto. E le sue mosse diventano sempre più esplicite: la manovra per ottenere l’elezione alla presidenza della Repubblica è in corso, ma l’impressione è che Draghi si sia mosso in ritardo e ora rimediare è tutt’altro che semplice. Anche se il suo atteggiamento per raggiungere il Colle sembra più operativo che mai.
Quando si è arrivati alla quinta votazione senza alcun accordo di maggioranza e il centrodestra si rifugia nel nome della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, Draghi sembra voler intensificare i contatti. Fonti vicine ad ambienti di governo confermano a Money.it che l’operazione per l’ascesa al Colle è in corso, ma sul suo esito le garanzie ancora non ci sono.
Draghi vuole la presidenza della Repubblica
L’ambizione di Draghi sembrava evidente a molti già da qualche mese, ma in questi giorni è divenuta ancora più lampante: il presidente del Consiglio vuole lasciare Chigi e andare al Quirinale. E a volerlo non è solo lui: a spingerlo verso il Colle più alto è soprattutto chi gli sta intorno che vorrebbe un trasloco immediato per il presidente del Consiglio.
Finora le mosse di Draghi erano apparse minime. Nelle ultime due settimane, prima dell’inizio delle votazioni, non aveva preso iniziativa. Forse pensando - in un eccesso di sicurezza - di non aver bisogno di una strategia politica contando invece su un’elezione che in parte poteva dare per scontata. Evidentemente le cose non sono andate proprio così e, anzi, negli ultimi giorni Draghi ha dovuto intensificare i contatti con le forze politiche.
La telefonata a Berlusconi e i contatti di Draghi
Dimostrazione plastica ne è la telefonata a Silvio Berlusconi con quella che appare essere un’evidente richiesta di sostegno alla sua candidatura al Colle. Non a caso, peraltro, la telefonata non è rimasta riservata e ne è stata data subito notizia: una mossa che appare tutt’altro che casuale, come sottolineano le stesse fonti, e che anzi potrebbe essere vista come un segnale anche agli altri partiti.
Le rassicurazioni sulla tenuta del governo
Draghi, però, non si può limitare a chiedere il sostegno per la sua eventuale elezione al Colle. Deve anche offrire garanzie sulla tenuta del governo che senza il presidente del Consiglio sarebbe inevitabilmente messa a rischia. L’inquilino di Chigi sembra stia rassicurando i partiti che lo sostengono garantendo che verrebbe offerta una soluzione che non scontenti nessuno e tenga in piedi la maggioranza.
Perché Draghi vuole lasciare Palazzo Chigi
Dietro l’operazione di Draghi non c’è solo la voglia di diventare presidente della Repubblica, ma sembra influire anche la volontà di lasciare Chigi. L’ipotesi è che sia stanco delle continue beghe di governo, soprattutto in prospettiva: dopo l’elezione del capo dello Stato si aprirà un anno elettorale che rischia di rendere ingestibile una maggioranza già estremamente eterogenea con differenze e scontri che potrebbero acuirsi in vista della campagna elettorale e delle politiche.
È ancora possibile l’elezione di Draghi al Quirinale?
L’impressione, confermata dalle stesse fonti, è che Draghi si sia mosso un po’ in ritardo. Il presidente del Consiglio si attendeva un plebiscito già alle prime votazioni e il prolungarsi degli scrutini potrebbe indebolire la sua eventuale elezione. Sempre che si arrivi davvero a un accordo (tra le forze di maggioranze, ma non solo) sul suo nome.
Il timore che viene percepito da tanti intorno a Draghi è che anche una sua elezione tardiva - al sesto scrutinio o dopo - azzoppi l’attuale presidente del Consiglio che si attendeva un’ascesa al Colle veloce. Forse l’errore di Draghi è quello di aver dato per scontata un’elezione tutt’altro che semplice e ora, qualsiasi sia l’esito delle prossime votazioni, i piani sembrano essere ben diversi e anche un’eventuale elezione non arriverebbe con il plebiscito atteso che avrebbe rafforzato il suo ruolo al Quirinale.
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