La Sentenza 29798/2017 della Corte di Cassazione ha ammesso il ricorso del tossicodipendente riguardo all’accusa di traffico di stupefacenti in quanto fermato durante il suo rientro a casa.
La massiccia scorta di droga dichiarata per uso personale da parte di un tossicodipendente arrestato dalla Polizia al rientro a casa ha convinto la Cassazione ad assolvere l’imputato dal reato di traffico di stupefacenti, in quanto posseduta con il fine di curarsi dalla dipendenza dell’eroina.
La droga acquistata era marijuana, con evidente scopo lenitivo dei dolori della dipendenza. Peso e quantità della scorta, tuttavia, lasciano davvero poco spazio all’immaginazione dato che si è trattato di circa 21 confezioni, da cui la Polizia ha dichiarato estraibili circa 75 dosi giornaliere.
L’originalità della Sentenza 29798/2017 è indiscutibile, eppure per quanto originale le motivazioni del proscioglimento potrebbero fungere da precedente e dimostrare che l’uso personale può non essere necessariamente connesso allo spaccio di droga, soprattutto se vi sono attestazioni di un tentativo di disintossicazione.
Vediamo cosa prevede la legge sui reati di spaccio e detenzione di droga, nonché cosa ha convinto i giudici a prosciogliere il tossicodipendente.
Reato di spaccio e detenzione di droga
Il reato di spaccio di Italia è basato sul DPR 309/1990, che punisce le attività connesse alla droga agli articoli 73 e 74. In particolare è sancito che a seconda della quantità di droga trafficata, la pena aumenti o diminuisca, prevedendo un limite minimo di 3 mila euro e 1 anno di reclusione, con 26 mila euro e 6 anni come massimo.
Il DPR 309/1990 ha visto l’integrazione dell’Art. 80 per una migliore definizione della pena in caso di lieve quantità o ingente quantità. Un tossicodipendente arrestato con un’enorme quantità di droga potrà subire anche 30 anni di reclusione.
L’Art. 74 disciplina l’ipotesi di associazione per delinquere connessa al traffico di stupefacenti, imponendo una pena non inferiore ad anni 20 per chi costituisce o finanzia una associazione, non inferiore a 10 per chi partecipa alle attività.
La Sentenza di Cassazione sulla scorta di droga per uso personale
Il lavoro delle Forze di Polizia diventa sempre più complicato e la giustizia sembra divenuta più cieca di cupido. La Sentenza 29798/2017 della Corte di Cassazione ha ammesso il ricorso del tossicodipendente riguardo all’accusa di traffico di stupefacenti in quanto fermato durante il suo rientro a casa.
L’iscrizione al Sert dell’imputato, quindi la prova del suo tentativo di disintossicazione, oltre all’assenza dell’obiettivo di spaccio, sarebbero state sufficienti al proscioglimento dell’accusa di traffico, nonché all’annullamento della multa e della reclusione (decise per mille euro e 8 mesi di carcere dalla Sentenza di Appello).
Secondo i giudici della Cassazione, inoltre, il frazionamento preciso delle dosi della scorta di droga lasciano pensare realmente allo scopo lenitivo della droga, in quanto sembra impensabile un ulteriore frazionamento con l’obiettivo dello spaccio.
La decisione della Corte di lascia basiti, tuttavia, la colpa è proprio nella depenalizzazione progressiva cui sono stati sottoposti i reati di traffico e detenzione di droga. La Legge è poco chiara e lascia spazio all’interpretazione, rendendo vano il lavoro delle Forze di Polizia.
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