La Romania ha confermato che pezzi di un drone russo sono stati trovati sul proprio territorio: perché la Nato non interverrà evitando una terza guerra mondiale.
Per una terza guerra mondiale ormai è questione di metri. A evitare una drammatica escalation questa volta è stato il buon senso della Romania che, nonostante la conferma dell’accaduto dopo una iniziale smentita e il pressing dell’Ucraina, ha scelto saggiamente di non attivare l’Articolo 5 del Trattato dell’Alleanza atlantica.
Sarebbero bastati qualche centinaio di metri in più o un governo più interventista per scatenare la terza guerra mondiale, visto che in qualità di Paese membro se la Romania avesse ritenuto di essere stata vittima di un attacco la Nato automaticamente sarebbe dovuta intervenire contro la Russia.
Tutto colpa di un drone russo che, indirizzato verso il porto fluviale ucraino di Izmail da settimane oggetto di attacchi dopo la fine dell’intesa sui prodotti agricoli, sarebbe finito invece sul territorio rumeno che si trova nella sponda opposta del fiume.
Inizialmente Bucarest ha smentito il ritrovamento “non c’è stato nessun detrito, nessun drone o altro pezzo di aereo che è atterrato in Romania”, ma poi il ministro della Difesa rumeno Angel Tilvar ha ammesso la presenza di pezzi del velivolo sul territorio rumeno.
In teoria sarebbe potuto bastare questo per far scoppiare una terza guerra mondiale ma, per fortuna, la Romania ha scelto di non richiedere l’intervento della Nato che, in caso contrario, sarebbe stata obbligata a intervenire nei confronti della Russia con tutte le conseguenze del caso.
A 800 metri dalla terza guerra mondiale
“Siamo preoccupati per la vicinanza di questi ripetuti attacchi a 800 metri dal nostro confine”. Parole queste del presidente romeno Klaus Iohannis pronunciate quando Bucarest ancora negava l’accaduto denunciato lunedì scorso dall’Ucraina.
Alla fine il governo rumeno ha ammesso il ritrovamento di pezzi di un drone russo sul proprio territorio, ma il ministro Tilvar ha voluto specificare che i frammenti “ non rappresentano in alcun modo una minaccia per il Paese ”.
Una presa di posizione fondamentale per scongiurare i rischi di una terza guerra mondiale: se al contrario la Romania si fosse sentita sotto attacco a quel punto, in virtù dell’Articolo 5, la Nato sarebbe dovuta intervenire.
Era stato il ministero degli Esteri ucraino lunedì scorso ad affermare che alcuni droni russi erano caduti in territorio rumeno, specificando di avere le prove a riguardo; una vicenda simile a quella del missile caduto in Polonia che alcuni mesi fa ha provocato la morte di due contadini.
Se in quell’occasione l’Ucraina poi ha dovuto ammettere che il missile fosse il suo e non russo, questa volta Kiev ha avuto invece ragione: non è un mistero comunque che Zelensky faccia il “tifo” per una terza guerra mondiale, visto che solo così avrebbe delle chance di uscire vincitore dal conflitto.
Fino a quando non si arriverà a una tregua continueremo a vivere situazioni come questa: a separarci da una apocalittica terza guerra mondiale ci sono solo 800 metri, ma a parlare al momento sono sempre e solo le armi e non la diplomazia.
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