Il bisogno europeo di gas naturale liquefatto può innescare una corsa alla materia prima in tutto il mondo, con il rischio di uno squilibrio tra domanda e offerta del GNL.
La corsa al gas naturale liquefatto in tutto il mondo rischia di tradursi in problemi di fornitura e in balzi dei prezzi energetici. Il motore di questa ennesima crisi energetica che si intravede all’orizzonte è proprio l’Europa.
A testimonianza di quanto sia ancora lontano un equilibrio nel mercato energetico globale, messo a dura prova da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, le previsioni raccontano di un 2025 in cui la lotta per le forniture di gas naturale sarà combattuta. Tra i potenziali effetti potrebbero verificarsi bollette più elevate per i consumatori e le fabbriche dell’Europa affamata di energia e l’esclusione dei Paesi emergenti più poveri, dall’Asia al Sud America, dal mercato del GNL a causa dei prezzi.
Nel dettaglio, l’Europa rischia di non riuscire a raggiungere i suoi obiettivi di stoccaggio per il prossimo inverno, preparando il terreno per un’ultima corsa alle forniture prima che la nuova capacità di esportazione di gas naturale liquefatto inizi ad alleviare la scarsità di offerta l’anno prossimo.
L’Europa può scatenare una crisi del GNL mondiale, ecco perché
L’Europa è tornata sotto i riflettori per quanto riguarda le forniture energetiche.
Mentre il vecchio continente ha riserve di gas sufficienti per superare questo inverno e i prezzi sono diminuiti dall’inizio dell’anno, le scorte sono scese più delle attese a causa della domanda per il riscaldamento. Le opzioni di approvvigionamento, intanto, si sono ridotte da quando le consegne in Europa tramite gasdotto russo attraverso l’Ucraina sono cessate con la fine di un accordo di transito.
“Quest’anno in Europa ci sarà sicuramente un gap energetico”, ha affermato Francisco Blanch, stratega delle materie prime presso Bank of America Corp. “Ciò significa che il GNL prodotto in più quest’anno in tutto il mondo servirà a compensare quel deficit di gas russo”.
Per coprire i propri bisogni energetici, l’Europa dovrà importare fino a 10 milioni di tonnellate in più all’anno di GNL, circa il 10% in aggiunta a quanto acquistato nel 2024, secondo Saul Kavonic, analista energetico presso MST Marquee a Sydney. Tradotto: i Paesi europei aumenteranno la domanda di gas naturale liquefatto a fronte di un’offerta che non crescerà contemporaneamente, con il rischio di prezzi in salita.
Nuovi progetti per l’esportazione di gas in Nord America potrebbero aiutare ad alleviare la tensione del mercato, ma ciò dipenderà dalla rapidità con cui le strutture potranno aumentare la produzione.
Il punto critico è che, con meno opzioni per la fornitura di gas nel prossimo inverno, l’Europa avrà bisogno di maggiori spedizioni di GNL, allontanandone quindi alcune dall’Asia, dove ci sono i consumatori più grandi al mondo di questa materia prima. A seconda di come si svilupperà la domanda, la concorrenza spingerà i prezzi più in alto di quanto Paesi come India, Bangladesh ed Egitto possano permettersi e questo peserà sulla ripresa economica della Germania, secondo diverse analisi.
I futures sul gas in Europa, che solitamente hanno un impatto anche sui prezzi spot del GNL asiatico, sono ancora circa il 45% più alti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e i contratti vengono scambiati a circa il triplo dei livelli pre-crisi finora nel 2025.
Questi Paesi fornitori di GNL sono sotto la lente
Le prospettive sulla disponibilità di gas naturale liquefatto dipendono in larga misura dalla rapidità con cui verranno avviati i nuovi impianti di produzione di GNL.
L’anno scorso la crescita di gas naturale liquefatto disponibile è stata trascurabile, poiché l’Egitto ha interrotto le esportazioni e il nuovo impianto Arctic LNG 2 della Russia è stato ostacolato dalle sanzioni statunitensi, secondo Laura Page della società di dati energetici Kpler.
I riflettori sono, quindi, puntati tutti sugli Stati Uniti. Il più grande fornitore di GNL al mondo ha da anni lanciato un appello per “salvare” l’Europa dal “bisogno di gas” e il messaggio probabilmente diventerà più forte dopo l’entrata in carica di Donald Trump. Ha già minacciato tariffe se l’Europa non acquisterà più energia americana.
Quest’anno, si prevede che le esportazioni di GNL degli Stati Uniti aumenteranno di circa il 15%, secondo Kpler.
In Russia, ancora la seconda maggiore fonte di GNL in Europa, l’attenzione sarà rivolta alla capacità della nazione di mantenere le sue esportazioni dopo che venerdì gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni l settore.
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Cosa aspettarsi sulla crisi del GNL?
Per ora, l’Asia ha abbastanza margine di manovra per permettersi di lasciare che buona parte del GNL fluisca verso l’Europa.
Gli importatori cinesi hanno rivenduto le spedizioni con consegna fino a marzo e hanno in gran parte bloccato gli acquisti dal mercato spot, dove i prezzi sono elevati. Gli importatori di gas indiani si sono rivolti ad alternative più economiche, mentre il Bangladesh è stato costretto ad adeguare le offerte di acquisto dopo che i prezzi erano troppo alti. L’Egitto si è rivolto al gasolio.
Sebbene il clima mite dell’Asia abbia consentito alla domanda di attenuarsi, però, il futuro del mercato del gas potrebbe essere all’insegna di una scarsità di offerta. Questo può aumentare il rischio di volatilità dovuta a condizioni meteorologiche estreme o problemi di fornitura. I rallentamenti della produzione negli stabilimenti di esportazione dall’Australia alla Malesia nell’ultimo anno hanno mostrato quanto possa essere vulnerabile il lato della produzione.
Tuttavia, qualche spiraglio di ottimismo è all’orizzonte. “Dal 2026 in poi, i progetti in ritardo dovrebbero finalmente iniziare a funzionare pienamente. A quel punto, i mercati ristretti potrebbero allentarsi”, secondo Jefferies Financial Group Inc.
Entro il 2030 inizieranno ad arrivare altri 175 milioni di tonnellate di gas nuova fornitura, principalmente dagli Stati Uniti e dal Qatar. Ciò potrebbe facilitare un calo dei prezzi a fronte di una maggiore produzione della materia prima.
“Se gli attuali piani di espansione del GNL vanno a buon fine, il 2026 dovrebbe essere la luce alla fine del tunnel”, ha affermato Florence Schmit, stratega energetica europea presso Rabobank.
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