Gli effetti collaterali delle misure fiscali a sostegno dell’economia nel post-Coronavirus

Ufficio Studi Money.it

27/06/2020

Marcela Meirelles, Managing Director Fixed Income di TCW, evidenzia come la sostenibilità del debito e i posto do lavoro «zombie» saranno i principali effetti collaterali delle medicine fiscali

Gli effetti collaterali delle misure fiscali a sostegno dell’economia nel post-Coronavirus

In risposta alla pandemia, quasi tutti i Paesi del mondo hanno adottato severe misure di lockdown che hanno finito per innescare una nuova recessione. Come conseguenza di ciò, e al fine di cercare di sostenere quanto più possibile il sistema economico, i Governi hanno messo in campo degli stimoli fiscali senza precedenti (in media 8% del PIL per i Paesi sviluppati, il 3% per gli emergenti).

Queste misure non saranno però senza conseguenze: “la combinazione di espansione fiscale anticiclica e recessione economica porterà ad ampi deficit fiscali e ad un corrispondente aumento del rapporto debito-Pil. Crediamo che ciò rappresenterà una trasformazione strutturale che cambierà le priorità e vincoli politici nei prossimi anni e decenni”, sostiene Marcela Meirelles, Managing Director Fixed Income di TCW.

I posti di lavoro “zombie”

Uno dei problemi principali secondo Meirelles sarà quello relativo alla rimozione delle misure di salvaguardia sui posti di lavoro in un contesto in cui “le previsioni su deficit e debito saranno soggette ad ampie revisioni nel prossimo periodo ed è probabile che i dati definitivi siano peggio del previsto”.

Questo perché le abitudini dei consumatori nel post-virus saranno sicuramente diverse rispetto a prima e alcune potrebbero essere cambiate per sempre: in questo quadro, sarà da considerare che l’abolizione dello “scudo” dai licenziamenti potrebbe provocare un nuovo stop ai consumi dopo i primi (timidi) segnali di ripresa.

“Guardando oltre al 2020, possiamo assumere che la ripresa sarà fragile e i governi saranno restii a rimuovere gli stimoli troppo in fretta: per questo, il trend di aumento del rapporto debito-Pil proseguirà anche nel 2021 e oltre”.

La sostenibilità debito pubblico

I forti incrementi del debito richiesti per far fronte alle misure economiche hanno costretto alcuni Paesi ad affrontare la crisi con un debito pubblico e deficit elevati.

“La domanda quindi è se il loro debito sia ancora sostenibile alla luce degli ultimi sviluppi. Per garantire la sostenibilità, occorre per definizione che nel medio-lungo termine si possa ottenere un andamento costante o in calo del rapporto debito-Pil, senza la necessità di un aumento della tassazione. Raggiungere un surplus fiscale a fine anno è un’opzione per ridurre tale rapporto. In alternativa, bisogna fare affidamento sulla crescita del Pil, in modo che le passività si riducano in rapporto alle dimensioni dell’economia”, sostiene l’esperta.

Secondo la Managing Director Fixed Income di TCW, l’accumulo di debito è insostenibile per certi Stati senza un intervento esterno (ad esempio, per l’Italia, la BCE o altri organi europei) che permetta di mantenere bassi i costi di finanziamento o adotti misure di mutualizzazione del debito.

“In sintesi, dato il profondo impatto della pandemia sull’attività economica globale, misure fiscali anticicliche coraggiose e tempestive sono state cruciali per limitare i danni economici e sociali. Tuttavia, la medicina avrà effetti collaterali impegnativi. Per prezzare gli asset d’ora innanzi i mercati dovranno comprendere le implicazioni della maggiore partecipazione dei governi nell’allocazione delle risorse economiche e dell’intreccio sempre più stretto tra politiche fiscali e monetarie”, chiosa Marcela Meirelles.

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