Prezzo dell’oro scosso dall’effetto OPEC che ha spinto il greggio e rinnovato i timori su inflazione e tassi Fed in rialzo. Con uno sguardo attento sul dollaro, cosa può accadere al metallo prezioso?
I prezzi dell’oro sono rimbalzati nella giornata di lunedì 3 aprile, dopo un crollo delle prime ore del mattino, quando i futures sul metallo giallo erano stati scambiati a 1.967 dollari l’oncia (con un affondo dell’1,6% dal picco a $2.000 del 31 marzo).
Con il dollaro a ridurre i suoi guadagni iniziali, che erano stati guidati dalla sorpresa dei tagli di produzione dell’OPEC con il salto dei prezzi globali dell’energia a spingere di nuovo in alto l’inflazione, l’oro ha ridotto le perdite.
L’oro spot è salito dello 0,5% a 1.977,43 dollari l’oncia e alle ore 14.50 circa i futures sul metallo giallo Usa stanno correndo di nuovo a 1.995,45.
La decisione OPEC e i prezzi del greggio in rally hanno quindi impattato sull’oro, mettendo in guardia gli investitori sull’asset rifugio e sui prossimi trend della sua quotazione, mentre si intrecciano i fattori inflazione, banche centrali e tassi, valore del dollaro Usa. Cosa aspettarsi sul prezzo dell’oro?
Prezzo oro al test OPEC: le previsioni sul metallo prezioso
Il dollaro Usa (USD) cede i suoi guadagni infragiornalieri al massimo di una settimana nella giornata di lunedì 3 aprile, a causa dell’incertezza sul percorso di rialzo dei tassi della Federal Reserve e si rivela un fattore chiave che guida i flussi verso il prezzo dell’oro denominato in dollari Usa.
Occorre sottolineare che la Fed aveva lasciato intuire di recente che avrebbe presto messo in pausa il ciclo di rialzi dei tassi sulla scia delle turbolenze nel settore bancario. Le scommesse sono state riaffermate venerdì dalla pubblicazione dei dati sull’indice dei prezzi della spesa per i consumi personali (PCE) dagli Stati Uniti (USA), che indicavano un raffreddamento dell’inflazione.
leggi anche
Dati lavoro USA, tassi RBA e RBNZ e molto altro: cosa monitorare questa settimana sui mercati
Gli investitori, tuttavia, sembrano ora preoccupati che un taglio a sorpresa della produzione di petrolio da parte dell’OPEC spingerà l’inflazione verso l’alto e costringerà la Fed a tornare ai suoi aumenti dei tassi per combattere l’inflazione.
L’attuale prezzo di mercato indica una maggiore possibilità di un rialzo di 25 punti base nella prossima riunione di politica monetaria del Federal Open Market Committee (FOMC) a maggio. Ciò, a sua volta, spinge i rendimenti dei buoni del Tesoro Usa verso l’alto, il che potrebbe fungere da vento favorevole per il biglietto verde e potrebbe impedire ai trader di piazzare scommesse rialziste aggressive sul prezzo dell’oro non remunerativo, almeno per ora.
Da evidenziare, infatti, che sebbene il metallo prezioso sia tradizionalmente considerato una copertura contro l’inflazione, i tassi di interesse più elevati per frenare le crescenti pressioni sui prezzi attenuano l’appeal per l’asset che non paga interessi.
“L’oro è ora vulnerabile a un calo a $1.900, dato il potenziale per un tasso Fed terminale più alto che i mercati stanno attualmente scontando”, ha affermato Matt Simpson, analista di mercato senior presso City Index.
I lingotti sono aumentati di quasi l’8% lo scorso trimestre dopo che le turbolenze bancarie globali hanno spinto a scommettere che la Fed avrebbe rallentato i suoi aumenti dei tassi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA