Il prezzo del petrolio sotto i riflettori tra le minacce di dazi sul greggio da parte di Trump e dinamiche geopolitiche in Iran e Russia. Cosa può accadere?
Ci siamo: il presidente Donald Trump ha affermato che i dazi del 25% sulle importazioni da Canada e Messico entreranno in vigore sabato 1 febbraio, mentre sta ancora valutando se includere il petrolio proveniente da quei Paesi come parte del suo piano di tassazione extra.
Il tycoon ha dichiarato che la sua decisione si baserà sull’equità del prezzo del petrolio applicato dai due partner commerciali. Il rischio di dazi sul greggio canadese e messicano potrebbe, però, minare la promessa ripetuta da Trump di abbassare l’inflazione complessiva riducendo i costi energetici.
I costi associati alle tariffe potrebbero essere trasferiti ai consumatori sotto forma di prezzi della benzina più alti, un problema che Trump ha posto al centro della sua campagna presidenziale repubblicana, quando ha promesso di dimezzare queste spese entro un anno.
Intanto, i prezzi del petrolio sono aumentati negli scambi aftermarket del venerdì 31 gennaio, dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato di aspettarsi che la sua amministrazione riduca i dazi proposti sul petrolio canadese dal 25% al 10% e solo a partire dal 18 febbraio, più tardi di quanto inizialmente temuto.
In questa crescente incertezza sulle politiche commerciali ed energetiche degli Stati Uniti, le principali banche di Wall Street hanno intanto rivisto al rialzo le loro previsioni sul prezzo del petrolio per quest’anno. Tuttavia, le preoccupazioni sulle tendenze della domanda e il potenziale eccesso di offerta mantengono le previsioni al di sotto degli 80 dollari al barile. Cosa sta per accadere al prezzo del greggio?
Prezzo petrolio, cosa aspettarsi? I dazi di Trump portano volatilità
Il 1° febbraio Trump dovrebbe imporre dazi del 25% sulle esportazioni canadesi e messicane verso gli Stati Uniti, senza chiarire se il petrolio e il gas siano esentati.
“È l’incertezza che sta iniziando a far salire i prezzi”, ha affermato John Kilduff, partner di Again Capital a New York. Canada e Messico sono i due maggiori esportatori di petrolio greggio negli Stati Uniti. Il greggio canadese, in particolare, è utilizzato da molte raffinerie del Midwest degli Stati Uniti e un flusso ridotto probabilmente farà aumentare i prezzi del carburante, hanno affermato gli analisti.
Secondo lo stratega di Energy Aspects Livia Gallarati, i dazi potrebbero comportare ingenti tagli alle raffinerie statunitensi. “Il nostro scenario di base è che, se verranno annunciati i dazi, questi includeranno un periodo di tolleranza per i negoziati e che, alla fine, il petrolio verrà probabilmente escluso da eventuali dazi”, ha aggiunto Gallarati.
Nel frattempo, però, gli analisti riflettono sul fatto che molte raffinerie di petrolio statunitensi, soprattutto nel Midwest, fanno affidamento sul greggio importato perché i loro impianti sono configurati per lavorare greggio più pesante, come quello proveniente da Messico e Canada. Se, quindi, ne arrivasse meno come risposta alle tariffe non potrebbero facilmente sostituirlo. Con meno petrolio da offrire, il mercato geneerale potrebbe risentirne con un aumento dei prezzi, immediato negli Usa.
Non solo Trump: occhio a questi fattori per il greggio
Un sondaggio che ha coinvolto istituzioni come Goldman Sachs, JPMorgan e Morgan Stanley indica che il greggio Brent dovrebbe raggiungere una media di 73,01 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate (WTI) è stimato a 68,96 dollari al barile. Queste cifre sono leggermente superiori alle previsioni di dicembre.
Gli strateghi delle materie prime dell’ANZ Daniel Hynes e Soni Kumari hanno osservato che molte delle politiche di Trump potrebbero alla fine restringere il mercato del petrolio.
In sintesi, gli investitori sono sempre più preoccupati del piano Usa sui dazi. Un aumento delle tasse sulle importazioni di greggio potrebbe avere impatti significativi, aumentando potenzialmente i prezzi della benzina nel Midwest degli Stati Uniti, il più grande consumatore di petrolio canadese.
Attenzione, però, anche ad altri fattori. Gli analisti di Goldman Sachs prevedono che i prezzi del greggio Brent potrebbero salire temporaneamente a $93 al barile se le sanzioni riuscissero a frenare le esportazioni di petrolio dall’Iran e dalla Russia di un totale di 1 milione di barili al giorno (bpd).
In una nota condivisa da Zerohedge su X, la banca ha delineato uno scenario in cui l’Iran affronta persistenti interruzioni dell’approvvigionamento mentre la Russia subisce battute d’arresto temporanee, restringendo i mercati globali del greggio. Con le tensioni geopolitiche che stanno già mettendo pressione alle catene di approvvigionamento, i trader stanno osservando eventuali cambiamenti di politica che potrebbero esacerbare la stretta.
“Stimiamo che il Brent potrebbe salire temporaneamente a 93 $/bbl in uno scenario in cui l’offerta sanzionata cala di 1 mb/g in modo persistente per l’Iran e temporaneamente per la Russia”, hanno ipotizzato da Goldman Sachs.
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