Dopo un avvio di ottava in rosso, Eni tenta un difficile recupero. Jefferies e Morgan Stanley hanno tagliato il rating sul settore petrolifero. Ecco cosa aspettarsi sul titolo.
Eni, comprare o vendere dopo il crollo?. Ecco cosa si aspettano gli analisti dopo la flessione del 2,58% di inizio ottava. Eni resta sotto pressione dopo i tagli dei prezzi decisi dall’Arabia Saudita e in seguito alle indicazioni negative degli analisti di Jefferies e Morgan Stanley sul settore.
Sebbene Eni si trovi tra le peggiori società di Piazza Affari a causa della debolezza nel settore petrolifero, gli analisti mantengono giudizi positivi. Nel 2023, le azioni Eni hanno registrato un guadagno del 15,5%, mentre nel 2024 mostrano un calo leggermente superiore all’1%. Gli analisti forniscono 20 raccomandazioni d’acquisto, 11 “hold” e nessun “sell”, con un target price medio di 17,7 euro, indicando un potenziale rialzo del 16,8%. A inizio gennaio, RBC Capital Market ha valutato Eni come “neutrale”, mentre Barclays ha espresso un giudizio “buy” sul titolo.
Le prospettive di eccesso di offerta, incertezza economica e tensioni in Medio Oriente hanno reso gli analisti prudenti nelle previsioni. Il taglio dei prezzi dell’Arabia Saudita ha portato il greggio Brent a un calo del 4% a 75,65 dollari al barile e il West Texas Intermediate a una diminuzione del 4,8% a 70,25 dollari.
Nonostante la situazione difficile, Eni ha avuto successo nell’emissione di un nuovo bond da 1 miliardo di euro con scadenza decennale, raccogliendo ordini per oltre cinque volte l’offerta. Questa mossa segue il successo delle emissioni obbligazionarie nel 2023. Gli ordini hanno superato i 5 miliardi di euro, con investitori principalmente dal Regno Unito, Germania, Italia e Francia.
Eni: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Con il ribasso di inizio ottava, Eni è tornata a mettere sotto pressione area 15, supporto strategico e lato superiore del gap del 20 dicembre. Se il titolo dovesse fallire in tempi rapidi il ritorno sopra 15,26 euro, aumenterebbe il rischio di estensione del ribasso verso 14,70 euro e 14,30-14,40 circa. Eventuali discese anche sotto questo limite farebbero temere l’avvio di una correzione più profonda verso quota 13,80, pari al 50% di tutto il rialzo partito a marzo 2023. Segnali positivi invece giungerebbero oltre 15,40 euro, per target a 15,65 e 15,83 euro, top di fine ottobre.
Per operare long su Eni potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC5LV43. Il certificato ha come sottostante Eni e presenta una barriera distante attualmente il 18,20%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC9AZ14, avente una barriera distante il 20,67% e come sottostante Eni.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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